Intervista
a Giovanna Mulas e Gabriel Impaglione,
autori di “ Racconti fantastici d'amore e di morte” ,
edito da El Taller Del
Poeta.
Se la memoria non
m'inganna, è la prima volta che unite le vostre forze e il vostro ingegno per dar
vita a una serie di racconti, per così dire, di genere.
Come vi è venuta questa
idea, considerato anche che ognuno di voi due ha l'esclusiva paternità dei
rispettivi brani?
Gabriel - Pare un'idea pazza? Una sarda e un
argentino uniti nell'amore, un progetto di vita, stesso mestiere, sono
un incrocio culturale per sé stesso, una fusione d'identità. Vogliamo dare in
questo libro un passo in più in questo senso, fare vedere la varietà della
narrativa unendo scenari geografici così diversi ma somiglianti. Noi in America
Latina abbiamo un timbro molto forte che è legato alla nuova narrativa
latinoamericana, quel boom dei '70 con Garcia Marquez, Rulfo, Amado tra gli altri, e anche la tradizione letteraria dove
si mescola tanto il realismo magico quanto la fiction e la tematica storica,
un'impronta naturale che nasce dall'integrazione di tante culture e dalla quale
emergono miti, leggende, storie che arricchiscono il
patrimonio culturale popolare. Lo stesso che in Sardegna con le sue antiche
tradizioni. C'è una corrispondenza in questo tra ambedue le localizzazioni. La
narrativa di Giovanna è profonda in questo sentire, pennellate di contenuti
magici che sono propri della sua identità di sarda. Nel mio caso, c'è più del
racconto fantastico, però in racconti come “il branco” non si può nascondere
questo realismo magico, quella particolarità del nostro essere latinoamericano.
Il prodotto finale credo
che compie e bene l'obiettivo ed è molto interessante per il lettore che cerca
qualcosa di diverso, compromesso e ricreativo, stimolante per il piacere della
lettura e l'immaginazione. Lavoriamo indipendentemente. Io vado accumulando una
collezione di racconti che spero di pubblicare un giorno –sono dedicato quasi
in pieno alla poesia- e tracciare una linea tematica per questo libro fu
affondarmi nell'archivio e riscrivere alcune cose, ciò che anche mi diede
gratificazioni, può essere un universo stupendo nel quale mi sento molto
comodo.
Dopo unimmo i testi per
vedere che c'è una certa corrispondenza nel generare
un clima dove si nota che il piacere della loro creazione fu autentico.
Il lettore sicuramente si
accorgerà di questo particolare.
Giovanna – Già nel fare le prime traduzioni all'italiano della
poetica di Gabriel m'accorsi di una certa affinità tra noi in stile letterario;
questo, chiaramente, ha favorito il nascere di
un' idea come quella di un libro scritto sì
a quattro mani, ma ognuno mantenendo, conservando gelosamente - com'è giusto
che sia - la propria identità, il micromondo, la
cultura, l'esperienza umana e letteraria fino al congiungersi delle nostre
vite. Dove finisce il mio intuito comincia il suo, e viceversa. E dove prevale
la sua razionalità sono la mia sensibilità di donna e la magia antica ad essa legata, l'istinto
a bussare affinché una pagina nuova venga scritta rendendo merito.
E' stato l'amore che ci
lega a spingerci senza forzature in questa direzione, un giuoco di fusione tra
culture.
Volete parlarci un po' di questi
racconti, di cui quelli di Giovanna hanno un'ambientazione sarda, mentre quelli
di Gabriel sono più propriamente sudamericani?
Gabriel - Si, diciamo che l'ambientazione è il codice soprattutto è
argentino in due racconti specifici: “il branco” e “Victoriano Alcantara”, il primo
racconta l'irruzione di un branco di gliptodonti in
un paesino del sud di Buenos Aires, con un'aria contadina, c'è molto dove
specchiare la realtà di tanti paese, incluso quelli italiani.
Nel secondo, ambientato nel
litorale argentino, nella provincia di Corrientes in
particolare, si tratta del tema dell' “uomo lupo”, una
leggenda che gli emigranti portarono in Argentina e che dice che il settimo
figlio maschio si trasforma in lupo durante le notti di luna piena, nel momento
in cui conosce il vero amore. Il racconto passa per altre cose dell'ambito popolare
con ironia ed un certo humor. E' una visione
particolarmente usata. Questo racconto fu tradotto in diverse lingue e
pubblicato in vari siti web. Dopo ci sono due brevi testi che si localizzano a Lanusei e regalano un sentire magico ai vicoli del paese. I
restanti sono racconti che prendono il tema ambientale e si sviluppano in
scenari fantastici, ma che, conoscendo le notizie degli ultimi tempi,
parrebbero prodotto di una cronaca post incidente nucleare o chimico. E questo
vuole dire, a partire dalla narrativa fino alla fiction: che tutto è possibile
in queste circostanze. Giocare con nomi di piante e animali è un dato per situare il lettore in uno scenario
diverso, possibile, lontano talvolta. Sono stati utilizzati da docenti di
letteratura in diverse scuole per sviluppare non solamente per l'insegnamento
letterario quanto per il potere critico intorno alla situazione ambientale nel
mondo. Credo che sono testi giusti per questo obbiettivo. “Dopo del dopo” è un
testo categorico in questo senso.
Giovanna - più che ambientazione sarda, i racconti partono
dalla mia sardità, dal mio sentire sardo,
naturalmente legato al sangue che mi scorre dentro, di mare. Desidero che
sempre e comunque una pennellata della mia terra appaia nelle opere; anche solo
un en passant furtivo: il personaggio di Anna, ad
esempio, apparso lestro in Mater
Doloris (2004), ambientato in Inghilterra. Anna serviva il the in un pub ed
era, semplicemente, sarda. Tutta la sardità di Mater Doloris era racchiusa in quella figuretta
sottile, nera, schiva che serviva il caffè in un pub. Nel mio primo romanzo,
Passaggi per l'anima (1998), ambientato tra l' Irlanda
e l'Inghilterra, si fa cenno tra le pagine alla famiglia della protagonista, di
chiare origini sarde. Domo del Viento (di prossima uscita)
è ambientato in Argentina eppure la
Sardegna, come lo scoprirà il lettore, è presente
comunque. Ciò che voglio è una letteratura di origine, radicata al suo
presente, paurosa di varcare i suoi confini e,
contemporaneamente, curiosa, portatrice di miti, leggende, conoscenze
che non le sono proprie e la sfidano affinché vengano descritte diverse,
uniche, su pagina. Temere ciò che non si conosce è tipico dell'
uomo. Ma il timore, soprattutto quando infondato, va sfidato: una
letteratura italiana che non ha paura di mostrarsi al mondo con le sue
grettezze, le verità e le bugie, le meravigliose ricerche continue non di una identità, ma di mille, sparse in ogni dove. Questo
voglio.
E la Sardegna… piccola terra
di nessuno che solo al mare, alla Montagna Signora, alle aquile appartiene. Ma
esiste, palpita e vive, vergine e regina, a volte puttana che si concede solo
al miglior offerente. La
Sardegna esiste così come esisterà/resisterà fortunatamente
(o rovinosamente: saranno tempi ed eventi, a decretarlo), anche dopo Giovanna Mulas, nella letteratura che la rappresenta.
In quest'opera c'è un
messaggio e, se c'è, qual è?
Gabriel - L' integrazione
culturale è un messaggio. Necessitano libri divisi per due o tre autori di
diverse culture, per unire queste presentazioni di fratellanza, questo
distribuire conoscenze, identità, per sapere apprendere dall'altro, poter
amarlo. Una chiave per poter accedere ad un mondo diverso nel futuro.
Amare il mondo,
l'ambiente, è l'altro messaggio. E lancia grida a quest'altura delle cose.
Giovanna - Se un messaggio esiste nell' opera,
lasciamo che siano i lettori, a stabilirlo.
Ho rilevato che El
Taller Del Poeta non è italiano, ma spagnolo.
C'è un motivo e quali
sono gli aspetti qualificanti
di questa casa editrice?
Gabriel - Si, El Taller
del Poeta è una casa editrice spagnola, di Galizia. Il suo direttore è un poeta
di Pontevedra, Fernando Luis
Perez Poza, un caro amico,
una persona eccezionale. Compartiamo molti sogni da vari anni, ha editato varie
opere sia a Giovanna che a me, e per questo libro ha voluto offrire il suo
impegno e qualità generosamente.
Sta producendo diversi
autori italiani e facendo un eccellente lavoro di integrazione culturale tra
questi e gli spagnoli, traduzioni incrociate e viceversa.
Giovanna - Fernando è originario di Galizia, luogo, secondo la
tradizione popolare spagnola, afflitto dall' inquietante
presenza di maghe, streghe portatrici di rovina. La prima volta che ho incontrato
personalmente Fernando mi ha portato in dono, oltre al suo cuore, la sua anima
generosa ed una grande professionalità; un amuleto in ceramica de Sargadelos: “contro le cattiverie
delle streghe”, mi ha detto. Una cultura, un sentire il suo assolutamente
simile al sardo, antico e moderno assieme. Credo che l'essenza del suo ottimo
lavoro stia in questo; credere nel non creduto, vedere dove gli altri
non vedono e lottare dunque a fondo affinché il non veduto, finalmente, sia
visibile anche agli occhi degli altri.
Ciò che non è visibile in
natura non è detto che non esista.
Pure questo è fare
letteratura.
E' l' essenza
del vero scrittore e pensa ad un passero, Renzo: cantare sempre e comunque,
anche inascoltato.
Grazie per la vostra
pazienza, per le dettagliare risposte e, ovviamente, vi auguro vivamente che il
vostro libro abbia successo.