Intervista
di Salvo Zappulla a Barbara Becheroni,
autrice di Che più giallo non si può! Ricette
e piccole cose a base di zafferano, edito da Lussografica
Perché una scrittrice di narrativa si è interessata così
tanto allo zafferano?
A volte le motivazioni che ci spingono in
una direzione sono molteplici e apparentemente non collegate. Nel mio caso, per
esempio, possiamo dire che l'interesse nei confronti dello zafferano nasce con
l'amore per la cucina. Uniamo il secondo ingrediente, che è la terra.
Aggiungiamo poi il volere andare a fondo nelle cose… La passione per lo studio.
Ecco, mescoliamo accuratamente e uscirà questo libro.
Se ho capito bene,
lei si dedica anche alla coltivazione dello zafferano…
In maniera assolutamente artigianale e,
come si suol dire, “per uso personale”: ho destinato
un piccolo appezzamento del mio terreno alla coltura del Crocus
sativus, da cui si ricava lo zafferano. Devo dire per
esperienza diretta che il clima siciliano rende la spezia particolarmente ricca
di qualità organolettiche, ma quando i picchi di calore superano valori estremi
le piante soffrono e la produzione cala drasticamente.
Passiamo alla buona cucina…
Fin da bambina ho provato il desiderio di
cucinare bene. Crescendo ho nutrito questa mia passione e ora mi considero una
buona cuoca, anche se limitatamente all'ambito familiare o al massimo
conviviale. Ora che parlare di cibo è così di moda, mi sento a mio agio. In
ogni caso, coltivo personalmente una gran quantità di ingredienti, oltre allo
zafferano. Ho un grande e generoso orto che mi aiuta a preparare piatti
fantastici.
E lo studio?
Lo studio in cucina è, a mio giudizio,
essenziale. Deve esserci una buona base teorica, che si può apprendere
direttamente dai maestri o dalla carta stampata, poi un percorso personale che
imprime la nota unica e irripetibile caratteristica di chi cucina. Io ho scelto
la strada dei cibi naturali, semplici e con tanti ingredienti selvatici, che
raccolgo nella campagna che circonda la mia abitazione.
Vuole dire che è capace di scovare
piante selvatiche commestibili?
Non è una cosa così difficile! Comunque
ho imparato fin da piccola, quando abitavo a Milano: i miei nonni mi portavano
nel Parco del Ticino e insieme raccoglievamo il tarassaco da fare in insalata e
il luppolo selvatico per le frittate. In Sicilia chi ha voglia di camminare ha
a disposizione una quantità incredibile di erbe selvatiche edibili: finocchio
selvatico, asparagi, cicoria, bietole, cardi di vari tipi… Basta aver tempo e
pazienza.
Cambiamo argomento: dal nutrimento
del corpo a quello della mente. Cosa ha in cantiere di narrativa?
Spero di poter proporre presto al
pubblico un thriller e un giallo. Dipende dagli editori. Il thriller è
ambientato in Brasile, la terra in cui visse mio padre. Si tratta di un romanzo
di grande respiro, il cui tema principale è l'ambiente, con tutti i problemi
che vi sono collegati. Il giallo è completamente siciliano. È la seconda puntata
del mio precedente giallo “Nel dolore”, edito da Carlo Morrone,
con cui ho vinto il premio Targa il Molinello.
Come riesce a trovare il tempo di
lavorare, scrivere e gestire la famiglia?
Sinceramente non lo so. Ho una
professione impegnativa, sono veterinario e mi occupo di cavalli. Di solito
lavoro di mattina, perché durante il pomeriggio, con l'asilo chiuso, devo
seguire le mie figlie, che sono piccole e hanno molto bisogno di me. Però le ho
abituate al mio lavoro: se ci sono urgenze da codice rosso mi tocca portarle
con me, dato che non ho la possibilità di lasciarle a nessuno. Ho descritto
questa particolare situazione in un racconto autobiografico che sarà pubblicato
dalla casa editrice Fernandel in un'antologia chiamata “Fiocco rosa”. Un'iniziativa
molto intelligente, volta a indagare il tema della maternità al giorno d'oggi.
Io mi sono limitata a narrare un fatto realmente accaduto: una giumenta che
dopo il parto non riusciva ad alzarsi in un caldo pomeriggio estivo. E io, con
le due bambine a carico, che sono riuscita a salvarle la pelle…
Ma quando scrive?
Già! Mi ritaglio un francobollo di tempo
dopo pranzo. Non più di quarantacinque minuti al giorno. Però mi bastano, dato
che di solito ho le idee molto chiare su ciò che voglio scrivere. Siccome mi
sveglio alle cinque e mezzo di mattina, di notte dormo. Molti amici scrittori,
invece, amano scrivere di notte.
Perché scrive?
Perché mi piace e per me è una cosa
naturale come mangiare, o respirare. Mi piace avere un'idea, farla crescere,
darle un corpo e finalmente vederla sbocciare in un racconto o in un romanzo.
Sinceramente preferisco il racconto come forma narrativa. Adoro il ritmo veloce
eppure essenziale che devo imporre a un racconto. So che adesso questo tipo di
narrativa non è “di moda”, che gli editori preferiscono i romanzi, però non
capisco il motivo di questa imposizione di mercato. Tanti grandi scrittori si
sono cimentati in questo genere e a me è sempre piaciuto leggerli: Buzzati,
Kafka, Maupassant, Borges e via dicendo. Penso che
per me, la peggiore tortura sia il vivere senza leggere e scrivere.
In conclusione?
Beh, ho fatto del motto latino “mens sana in corpore sano” la mia
meta. Senza mai esagerare, senza fanatismo cerco di mantenere in ordine la
“carrozzeria” con un'alimentazione corretta e la “cabina centrale” con lo
studio, la lettura e la scrittura. Lo faccio per me e per riuscire a mantenermi
giovane per le mie figlie, che hanno bisogno di una mamma sempre in gamba.
Spero di esserci riuscita.
Che più giallo non si
può!
Ricette e piccole cose a base di
zafferano
di Barbara Becheroni
Lussografica Editore
Cucina
Pagg. 144
ISBN: 9788882432072
Prezzo: € 15,00
Salvo Zappulla