Intervista
di Giuseppe Iannozzi a Ivo Mej, autore di Moro rapito! Personaggi,Testimonianze,Fatti,
edito da Barbera
1. Una data, una sola per l'Italia, il 16 marzo 1978: quel tragico
giorno il modo di fare e distribuire l'informazione è cambiato radicalmente. E
se non fosse stato Aldo Moro a essere rapito, se fosse stato un qualsiasi altro
personaggio politico, oggi nel nostro Paese l'informazione sarebbe quella che
conosciamo, o sarebbe uguale a quella che si usava fare negli anni Sessanta e
Settanta?
Se
fosse stato rapito, per esempio, Andreotti, credo che il libro avrebbe avuto la
medesima valenza. Il cambiamento del mondo dell'informazione e della società
sarebbero stati assolutamente i medesimi, stante la rottura della “messa
cantata” all'interno del rito informativo bolso e antico che vigeva nel nostro
Paese. Certo, il fatto che sia stato rapito il fautore dell'allargamento del
Governo ai Comunisti ha segnato in maniera diversa la Storia.
2. Nel tuo saggio, “Moro rapito! Personaggi. Testimonianze. Fatti.”, esponi la teoria degli pseudo-events
di Daniel Boorstin. Spieghi inoltre che “le BR
sanno perfettamente che il giornalista, date certe premesse di produzione della
notizia, si trova invischiato nella sua professionalità che lo porta a dire
tutto, di tutto comunque”. Le BR di allora, che tipo di messaggio intendevano
portare ai mass media, alla democrazia, all'Italia, rapendo e uccidendo Aldo
Moro? E: sono riuscite nel loro intento di mettere a soqquadro le coscienze
degli italiani?
Direi
che le BR sono arrivate al nocciolo di quanto desideravano politicamente:
mettere in ginocchio la credibilità di un'intera classe di governo. Poi,
naturalmente, bisogna considerare se le BR fossero o no manovrate (con
cognizione o meno) dall'esterno. In questo caso, stabilire chi avesse il potere
di manovra consentirebbe di capire anche se gli
specifici fini di tali forze siano o meno stati raggiunti. Voglio dire che nel
caso di indeterminate “forze reazionarie” (vedi teoria della P2), si può dire
che il fine sia stato raggiunto solo parzialmente. I Comunisti non andarono al
governo, ma il Paese non ebbe la svolta dittatoriale auspicabile da tali forze.
Bisognerebbe sollevare finalmente il segreto di Stato dalle carte, cosa che il
Governo Prodi non ha avuto il tempo di fare. Speriamo che lo faccia il nuovo,
qualunque sia. Indubbiamente, le coscienze degli Italiani non furono più le stesse
dopo il rapimento. Molto più dopo il rapimento che dopo l'assassinio di Moro.
Il 9 maggio infatti è stato solo l'atto
drammaticamente conclusivo di un processo mediale iniziato il 16 marzo.
3. Nell'introduzione, firmata da Francesco Cossiga, si può
leggere: “Debbo dire che la televisione e la carta stampata seguirono gli
eventi con grande cura e obiettività (la “dietrologia” fiorì molto dopo, dato
che anche i dietrologi del dopo capirono che era il caso che tacessero: CIA, il
KGB, il triangolo Stati Uniti-Regno Unito-Germania
Occidentale, e in particolare il binomio Kissinger-Schmidt
dietro gli avvenimenti dolorosi!).”
Mi sembra una considerazione, per così dire, postuma, poco chiara.
Che cosa intendeva riferire Cossiga?
Non
mi azzardo certo a formulare ipotesi sul pensiero altrui, specie quello del
Presidente Cossiga! Prova a chiedere a lui.
4. La produzione della notizia: come è stata confezionata? Forse
con quella obiettività di cui accenna Francesco Cossiga nella prefazione?
Cosa
intendi per “come è stata confezionata” la notizia? Da parte di chi? La notizia
è stata confezionata da ogni testata come ritenevano giusto fare. L'obiettività
non esiste neanche tra testimoni oculari come insegna il film Rashomon di A.Kurosawa; esiste
solo una maggiore o minore verosimiglianza del fatto a come il fatto viene
raccontato. Poi, comunque, nel giornalismo di stampo anglosassone (e l'hanno
inventato loro, il Giornalismo!), esistono delle regole famose che non
rispettare porta a non produrre informazione.
5. “La prima pagina di un quotidiano è il luogo
di massimo risalto della notizia. Quando però l'evento è ricco di varie
implicazioni non tutti i suoi aspetti possono trovare spazio in prima e vengono
disposti nelle pagine interne in ordine di importanza. […]”
Chi o che cosa va oggi in prima pagina? Chi decide quali notizie devono andare
in prima e quali invece no?
In
prima pagina dovrebbero andare i cinque-sei fatti
caratterizzanti al giornata. Chi decide quali siano
normalmente è il Direttore che definisce la rotta del giornale nelle scelte di
tutti i giorni, normalmente ispirate ad un piano editoriale presentato al
momento dell'insediamento (esempio: un giornale edito da Greenpeace avrà
sicuramente un direttore favorevole alle fonti energetiche riciclabili, perciò
darà sempre il massimo risalto ad un incidente nucleare rispetto ad un fatto di
cronaca nera).
6. Il caso Aldo Moro: quando la notizia è diventata vecchia, se
mai lo è diventata?
La
notizia diventa vecchia quando non ha più una carica di novità riguardo a chi
la fruisce. In questo senso la “notizia Moro rapito” è divenuta vecchia
immediatamente dopo la sua comunicazione ai fruitori. Il 17 marzo la notizia
era “Moro in mano alle BR”, i giorni seguenti la notizia era costituita dai
comunicati BR e così via.
7. “Moro Rapito! Personaggi. Testimonianze. Fatti.”: chi dovrebbe leggerlo? C'è una fascia di lettori
cui questo saggio è maggiormente indicato, e se sì, per quale motivo?
Il
libro si rivolge in primo luogo a chi studia i mass-media, studenti universitari
e liceali. Troverei auspicabile che lo leggessero anche tutti coloro che per
motivi anagrafici non hanno idea dell'evento di 30 anni fa. Trovo
che sia anche molto interessante per chi, come me, vuole ricordare e avere una
documentazione agile e veloce sull'argomento da consultare in futuro. “Moro
rapito!” è l'ideale libro da acquistare insieme a qualsiasi altro libro che
narra la vicenda Moro sotto altri punti di vista.
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