Intervista
di Renzo Montagnoli a Maria Carmen Lama, autrice del saggio letterario Verso la poesia alla ricerca di senso,
edito da Aletti
Sono sincero: prima di aprire questo libro ho avuto il sospetto
che si potesse trattare di un'opera con intenti velleitari, data la complessità
dell'argomento trattato. Poi, invece, pagina dopo pagina mi sono accorto della
razionalità dell'impianto, congiunta a un linguaggio espositivo per nulla
difficile a comprendersi, così che questo testo, oltre a rappresentare
un'indubbia utilità per i profani che intendono accostarsi alla poesia come
lettori o anche autori, è anche un valido supporto a chi da tempo si cimenta in
questa non certo facile arte. Non è certamente un prontuario di pronto
riferimento, ma si pongono domande a cui vengono date risposte esaurienti e comunque
accessibili. Com'è nata l'idea di quest'opera, la cui gestazione e stesura
ritengo non sia stata breve?
Con altrettanta
sincerità, comincio col dire che questo libro s'è
fatto quasi da sé, e uno degli intenti che mi sono proposta mentre procedevo alla “composizione” del
testo è stato quello di apprendere, io stessa, qualcosa di importante sull'arte
poetica, in maniera più ordinata e sistematica di quanto già non fossero le mie
conoscenze al riguardo.
Mi premeva avere delle
conoscenze, per così dire “storiche”, sui percorsi poetici nel tempo, e a
questo proposito pensavo che mi potessero dare un serio contributo i poeti
affermati, quelli che sono considerati “grandi” e che hanno avuto molto spazio
nella critica letteraria. Ovviamente ho dovuto fare una selezione accurata,
perché ci sarebbe stato altrimenti di che scoraggiarsi e perdersi e, per la
scelta, ho seguito dei criteri che mi facilitassero in qualche modo il compito
arduo che mi sono data. Ma l'“idea-prima”, che ha dato inizio a tutto il lavoro, è nata dal desiderio di
divulgare delle poesie di autori contemporanei, accompagnandole da mie
interpretazioni critiche, per renderle fruibili al maggior numero possibile di
potenziali lettori.
Nel libro hai evidenziato due date, o punti se vogliamo,
importanti nell'evoluzione della poesia. Infatti, è all'incirca del 15 a.C. l'Ars poetica di Orazio, un vero e proprio testo di teoria
letteraria, ed
è invece del 1761 il Discorso sopra la
poesia, di Giuseppe Parini. Mi è più comprensibile la prima data, in quanto
gli esametri di Orazio sono un vero e proprio Saggio in ordine a come era
concepita la poesia in epoca romana, una forma espressiva ben consolidata che
aveva raggiunto i suoi più alti livelli con Publio Virgilio Marone (Eneide, Bucoliche,
Georgiche). Il saltare, però, d'emblée alla metà del
XVIII secolo, forse frutto di un intento volto a non espandere ulteriormente le
pagine del libro, priva il lettore di due importanti innovazioni poetiche
intervenute nel frattempo e che influenzarono, e continuano a farlo, i
componimenti successivi: mi riferisco alla ballata medioevale e al canto, o
meglio ai canti, della Divina Commedia. Poiché nulla s'inventa di radicalmente nuovo,
in verità qualche traccia della prima la troviamo già nei poemi omerici, così
come canti sono gli stessi e le opere del già citato Virgilio, pur se con forme
metriche diverse. Il mio non vuole essere un appunto, né un richiamo, bensì il
desiderio di un collegamento fra due epoche in cui concettualmente e
stilisticamente l'ars poetica era intesa in modo diseguale, benché, e lo ripeto, anche oggi scriviamo, magari inconsapevolmente,
ricorrendo agli insegnamenti del passato. Ritengo, invece, che, fra le due date
che hai scelto, la seconda sia importante perché costituisce una cesura, quasi
un taglio netto fra il classicismo in tutti sensi che aveva imperato e le nuove
aperture frutto dell'illuminismo, che porteranno a forme diverse, a
interpretazioni pure differenti e soprattutto a tematiche inconsuete.
È corretta quest'ultima mia
interpretazione?
Il passaggio dall'Ars
poetica di Orazio del 15. a.C.
direttamente al Discorso sopra la poesia, del Parini, del 1761, non è tanto
dovuto al non voler espandere il contenuto del libro, quanto a rimarcare delle
cesure nette con i modi di intendere l'arte poetica, dopo quell'opera di Orazio
che ne dava i fondamenti in maniera ordinata e sapiente, e che era stata presa
a riferimento indiscusso per molti secoli.
Gli autori che hai
citato, a cui non so perché aggiungerei anche il Petrarca, hanno certamente
grandissimi meriti, e mi ero inizialmente posta il problema se parlarne o no,
ma poi è prevalsa l'idea che per molti aspetti la loro poesia è ancorata al
riferimento oraziano, non fosse altro che per la metrica (v. in particolare gli
endecasillabi di tutta la Divina Commedia) e inoltre sono poeti così famosi che
avrei rischiato di scrivere cose risapute e
ripetitive.
Dal Parini in poi,
invece, come hai ben detto, si nota proprio quella cesura tra classicismo e
illuminismo, che ho voluto evidenziare già a partire dalla sua stessa poetica,
e nell'excursus storico successivo ho preso a riferimento quei poeti che non
solo sono ritenuti innovatori dell'arte poetica, ma ne hanno anche una così
forte consapevolezza da cercare di definirla e forse anche di giustificarne la
novità.
Concordo, anche per l'aggiunta di Petrarca. Nel Saggio non
potevano mancare le svariate definizioni di poesia,
per opera di saggisti, di autori famosi, mai eguali, anche concettualmente,
anche se tutte sembrano concordare con la capacità di trasmettere un'emozione
che va oltre la semplice bellezza estetica del testo. In proposito ne hai
citato una che già conoscevo, ma che mi trova del tutto consenziente. Mi
riferisco a quella di Tommaso Ceva, un gesuita
milanese, letterato e matematico al servizio del duca di Mantova. Secondo lui “la poesia è un sogno fatto alla presenza
della ragione”. Devo ammettere che è una definizione che di
per se stessa suscita un'onda emozionale, ma non nego, anzi confermo che
alla base c'è un fondamento logico, con quel concetto di razionalità espositiva
di qualche cosa che nasce nel più profondo del poeta e che da sentimento,
istinto, si trasforma in opera d'arte.
Secondo te, che cos'è la poesia? Insomma, mi sembra giusto che
anche chi ha scritto questo Saggio si esprima in proposito.
Potrei rispondere
brevemente di non ritenere di avere l'autorevolezza di un vero poeta per
esprimere la mia opinione in merito alla tua ardua domanda: Che cos'è la poesia?. Ma sarebbe una risposta tendente ad evadere da una sorta
di responsabilità che in qualche modo mi sono assunta scrivendo questo Saggio
sulla poesia. Siccome quest'opera è nata da una forte esigenza mia di capire
cosa fosse davvero una poesia degna di tale nome, devo dire che forse, più o
meno inconsapevolmente, sono andata alla ricerca di quegli autori che potessero
confermare l'idea che già in nuce possedevo.
Non per niente, in tutto
il libro cerco di sostenere la tesi che la poesia deve essere comprensibile e,
non prescindendo da alcuni aspetti essenziali che fanno di alcuni versi un
componimento poetico (musicalità e sonorità del linguaggio, armonia, lessico poetico-seduttivo-evocativo,
metafore…), la poesia deve far vibrare l'anima, deve trasportare nel mondo
emozionale del poeta, intendendo questo mondo in senso molto ampio, nel quale
hanno posto non solo le emozioni di malinconia, tristezza, nostalgia, dolore,
ma anche la gioia, lo sdegno, l'ira, l'invettiva sociale, ed anche il
divertimento, il gioco, la ricerca dell'essenza delle cose, ecc… ecc…
La poesia non deve però
mancare di razionalità, di logica, come sostiene il poeta Fortini capovolgendo
la definizione del Ceva.
Questo aspetto è per me fondamentale e mi fa apprezzare maggiormente le poesie
che hanno uno spessore esistenziale profondo, che non mi lasciano in
superficie, ma mi fanno scendere consciamente nell'inconscio, mi proiettano
nell'interiorità mia, dopo che in quella del poeta, e danno corpo a qualcosa
che appartiene all'anima umana universale. Le poesie un po' filosofiche,
insomma. Che non vuol dire affatto poesie difficili, bensì poesie profonde,
poesie per riflettere.
Ma con quanto detto fin
qui, non ritengo esauriente la risposta, ed è per questo che ho scritto il
Saggio, per poterne parlare più diffusamente analizzando da più prospettive il
problema. Che però non ha una soluzione una volta per tutte, sia chiaro!
Quest'esigenza di una razionalità alla base della poesia deve
essere stata particolarmente avvertita, perché nel Saggio c'è addirittura un
capitolo dedicato alla poesia e alla filosofia, con opportuni paragrafi dove si
scrive di poesia e, rispettivamente, di pensiero metafisico, pensiero
filosofico, etica e mistica.
In buona sostanza penso che per te, ma non solo per te, perché
anch'io concordo, la poesia debba avere fra i suoi requisiti essenziali una
ricerca filosofica, non importa di che tipo, perché in fondo ognuno di noi,
magari inconsapevolmente, si pone tante domande sull'esistenza, e magari c'è
chi scava più a fondo dentro se stesso e ciò che ne scaturisce è una visione
personale, sovente anche una sorpresa per l'interessato, che, messa in versi,
non ha nulla da invidiare a pensieri enunciati da grandi filosofi.
È questa una poesia di sostanza, e non solo di forma, è ciò che
può riuscire essere piacevole da leggere, segnando, scolpendo l'animo di chi
scorre quei versi, insomma l'opportunità di accrescere la propria conoscenza e
la propria consapevolezza. Non a caso i maggiori autori hanno questa capacità e infatti ne parli nella parte II, in cui figurano poeti di
epoche non omogenee e anche di scuole di pensiero, se così possono essere
definite, diverse.
Fra questi c'è Mario Luzi, già da te più volte citato nelle pagine
precedenti del Saggio, e allora ti chiedo: che cosa ha per te di particolare
questo autore per essere considerato uno dei più grandi della seconda metà del
secolo scorso?
Sì, una poesia vera non
si limita a presentarsi nella sua semplicità e piacevolezza di lettura, ma ha
una forma inscindibile dalla sostanza e tale che stimola la riflessione, sfida
quasi il lettore, gli impone di fermarsi un attimo a riconsiderare le proprie
convinzioni, gli offre nuovi stimoli culturali, nuova conoscenza, lo mette in
condizione di porsi delle domande. Non voglio dire che la poesia debba essere
come una nuova disciplina, al pari della filosofia, ad esempio, ma non deve
essere mai banale e, pur utilizzando un lessico familiare, comune, questo deve
dare almeno un senso nuovo alla realtà di cui si parla.
Mi chiedi cosa ha di
particolare M. Luzi, per me, per considerarlo uno dei più grandi poeti del ‘900
e mi pare di aver già in parte risposto con quanto appena detto, ma aggiungo
che è unanimemente considerato tale (e io semplicemente condivido), perché ha
occupato tutto il secolo con la sua opera, che non è solo
poetica, ma anche letteraria, saggistica, didattica.
Ed inoltre è uno di quei
poeti che si leggono se si ama la poesia e si vuole capire.
Una nota molto personale
al riguardo è che prima di leggere le sue poesie ero convinta che fosse molto
difficile entrare nel suo universo poetico e invece ho trovato un poeta, un
uomo, e un filosofo insieme.
Il suo stile, molto
personale, mi ha affascinato: è un continuo porsi domande che di riflesso
rimbalzano sul lettore e questa sua caratteristica non l'ho trovata in altri
poeti pur importanti.
Il fatto che mi sia poi
dilettata a leggere alcuni suoi scritti in forma di saggi brevi, me lo ha fatto
apprezzare ancora di più, perché ho compreso meglio il suo pensiero e mi ha
dato la consapevolezza che ad essere poeti non ci si riesce soltanto perché si
ha una capacità quasi naturale di scrivere in versi, trasfigurando un po' la
realtà, ma bisogna avere una conoscenza molto ampia, non solo a livello di
contenuti culturali, ma anche a livello di tecniche e di regole di
composizione. In questa affermazione mi trovo in sintonia con R. Queneau, che
cito a questo proposito nel Saggio e qui un po' a memoria…: il poeta che scrive
quel che gli passa per la testa non è libero, ma
schiavo di un certo numero di regole formali che non conosce.
Insomma, Luzi è un
grandissimo poeta perché lo è a tutto tondo e perché la sua poesia è stata una
continua ricerca ed egli vero uomo prima che poeta e filosofo.
Si potrebbe anche dire che Luzi sa quello che scrive, nel senso
che il tutto è frutto di un'elaborazione, inconscia peraltro, di riflessioni,
queste sì consapevoli e che hanno disegnato un solco ben preciso, per non dire
un itinerario, nella sua vita.
Nel leggere questa parte II, dove figurano autori come Neruda,
Montale e appunto Luzi mi sono chiesto il perché dell'assenza di Ungaretti, che
è poi il capostipite di quella corrente letteraria definita ermetismo e che lui
ha rivelato essere nata in trincea, durante la Grande Guerra, più come esigenza
pratica che culturale. Ovvio, poi, che l'ermetismo ha avuto sviluppi diversi
da quelli che sono stati legati a una necessità di concentrare concetti ed
espressioni, ma resta il fatto che Ungaretti ha influenzato tutto il XX secolo
e che i suoi versi lo hanno accompagnato in un lungo arco di tempo.
Allora ti chiedo: perché non dedicare anche poche pagine a questo
grande poeta?
Mi aspettavo questa
domanda. Con tutta sincerità, devo dire che la poetica ungarettiana,
per quanto abbia influenzato i poeti del secondo novecento, mi ha tenuta
lontana (per questo Saggio) soprattutto per i temi trattati, ma anche per altri
motivi che espliciterò. Ho scelto di proposito M. Luzi, come rappresentante
dell'ermetismo, perché in lui ho trovato un'evoluzione maggiore e consapevole
verso forme poetiche anche di carattere quasi descrittivo, soprattutto nelle
fasi più avanzate della sua scrittura poetica.
Ungaretti è un poeta che
amo moltissimo, ma in questa mia opera ne ho fatto solo due cenni veloci quando
mi serviva per rafforzare delle affermazioni. Non ho ritenuto di dargli
maggiore spazio anche per un altro motivo, che risponde a uno dei criteri di
scelta che mi ero prefissata, e cioè una certa sintonia con il mio modo di
intendere l'arte poetica ed anche una qualche affinità con i poeti
contemporanei a cui ho dedicato spazio nell'ultima
sezione del libro: sintonia e affinità che sarebbero state un po' forzate.
E un ultimo freno,
decisivo, non in favore di Ungaretti, mi è venuto dal confronto tra l'umiltà
naturale di Mario Luzi e la troppa sicurezza di sé, che mi pareva coincidesse
con una sorta di orgoglio quasi sprezzante, del poeta Ungaretti. Che, peraltro,
riprendeva nei suoi versi un po' della poesia pura,
simbolista, per i suoi molti contatti anche con la poesia francese.
D'accordo e passiamo al capitolo conclusivo, quello relativo agli
autori contemporanei, alle loro poesie, ai commenti alle stesse, cioè alla loro
interpretazione. Si tratta di artisti certamente assai meno conosciuti e di
livello inferiore rispetto a dei veri maestri come Luzi, Quasimodo, Montale,
tanto per fare tre nomi di riferimento. Quali sono stati i tuoi criteri di
scelta, in pratica perché hai preso questi nomi?
A dire il vero
l'ideazione del libro è cominciata proprio dal desiderio di dare visibilità ai
poeti contemporanei.
Perché ho scelto proprio
questi nomi? Perché mi piacevano (e mi piacciono) molto le loro poesie e mi ero
già impegnata a darne delle interpretazioni, attraverso il sito www.poetare.it sul quale le avevo scoperte. Mi sembrava
bello poter divulgare queste poesie perché come avevano dato piacere a me, nel
leggerle e rileggerle e commentarle, potessero dare piacere anche ad altri
lettori che non frequentano siti ma più tradizionalmente leggono libri.
La scelta iniziale è
stata, credo, dettata sempre dal criterio della sintonia (di cui inizialmente
non ero neppure consapevole: mi piacevano e basta).
Avere già pronto del
materiale interessante mi ha poi dato la spinta per iniziare questa avventura.
Ma scrivere un libro
composto solo da una parte in forma antologica, pur arricchita da
interpretazioni critiche, non sarebbe stato forse molto significativo, perché i
poeti presenti ora su questo mio Saggio avevano già per conto loro pubblicato
delle sillogi o stavano per farlo.
Quel di più che ho voluto
dare con questa pubblicazione, in forma di Saggio e
antologica insieme, spero valorizzi maggiormente le loro opere.
E, se posso, vorrei
approfittare di questo tuo spazio, per dire ancora una volta grazie agli amici
poeti, perché a partire dalla conoscenza delle loro opere sono stata stimolata
ad impelagarmi in una ricerca che mi ha dato molta soddisfazione per quanto ho
appreso durante i tre anni circa di elaborazione di tutto il testo.
Che poi questi poeti
contemporanei siano meno conosciuti e di livello inferiore rispetto a dei veri
“maestri” (quali quelli da te citati) è tutto da vedere: saranno i lettori a
dirlo ed anche il tempo.
Saranno i lettori a dirlo e anche il tempo… Aggiungo, magari! Non
tanto per me, ma anche per altri che ho trovato in rete e che, a mio avviso,
meritano. Purtroppo, la poesia, già poco diffusa fra i lettori in passato, oggi
è negletta, anche perché nelle ottiche commerciali è poco appetibile. Il
livello culturale medio si sta abbassando, la gente legge, forse non meno, ma
certamente legge peggio, e quindi la poesia è di fatto
emarginata ed è opportuno pertanto ringraziare internet con i siti dedicati,
fra i quali “Poetare” da te citato, perché solo in questo modo è possibile
leggere poesie, in verità non sempre buone, anzi in larga parte mediocri, ma
nel marasma ce ne sono di veramente eccellenti. Tu hai insegnato e mi sembra
che se la scuola abituasse gli studenti a leggere libri, ricomprendendo fra
questi anche quelli di poesia, le cose potrebbero andar meglio. Per esperienza
ti dico che ci sono insegnanti che si impegnano, che consigliano, che spiegano,
ma ce ne sono non pochi, anzi molti, che sono dei semplici burocrati dei
programmi ministeriali. È gente che compie il suo dovere, ma senza passione, o
anche senza particolare attitudine per la poesia. Ce n'erano ai miei tempi e ce
ne sono anche oggi e quindi dovrebbero essere inseriti nei programmi
ministeriali lo studio analitico dei testi poetici, l'insegnamento di come si
scrive una poesia, che cosa in effetti sia, insomma un
po' quello che tu hai fatto con questo Saggio.
Concordi?
Hai ragione, Renzo, oggi
si legge poco (e questa forse non è una novità), ma si legge soprattutto male;
le stesse scelte editoriali guardano sempre più alla possibile diffusione di
certi testi con scarso o addirittura senza alcun valore letterario pur di
vendere, e la poesia è quasi del tutto dimenticata, tranne da pochi che ne sono veri
cultori. Ed è anche vero che la maggior parte delle poesie che si leggono in
rete non sono di buon livello o non dovrebbero neppure dirsi poesie,
l'eccellenza è davvero rara.
Per questo mi pregio di
avere fatto delle ottime scelte fra i poeti del sito Poetare e di aver loro
dato posto in un Saggio sulla Poesia che, per quanto possa avere dei limiti in
quanto scritto da inesperta che voleva apprendere, pure credo possa avere una
buona diffusione almeno tra i pochi veri appassionati della difficile ma
affascinante arte poetica.
La soddisfazione maggiore
che mi ha dato scrivere questo testo è stata l'avere scoperto dei veri gioielli
di scritti sulla poesia, tra i quali soprattutto il Discorso di un italiano
sopra la poesia romantica, del Leopardi. Poiché il Leopardi è stato uno dei
poeti che ho amato di più nel periodo adolescenziale, mi è sembrato che il non
aver avuto a scuola l'opportunità di approfondire questo importantissimo
documento (nonché di averne avuto almeno conoscenza) sia stata una mancanza
quasi offensiva, non solo per l'autore, ma anche per me e per gli studenti in
generale, come se ci avessero defraudato di qualcosa che ci spettava di
diritto.
È ben vero che a scuola
non c'è tempo per tutto, ma alla poesia si dedica davvero troppo poco tempo,
non le si dà l'importanza che meriterebbe nella formazione dei giovani, non si
motivano i ragazzi a capirne i fondamenti e le ragioni che fanno di quest'arte
uno strumento di libertà di espressione e quindi di democrazia. Non si abituano
i ragazzi a cogliere il valore estetico dei componimenti poetici, dei quali
invece si danno spiegazioni riguardo ai contenuti e alle figure retoriche, alla
metrica, ma senza un vero e proprio approfondimento e direi quasi senza quella
passione che dal docente dovrebbe potersi trasferire nell'animo di ogni
discente. Sarebbe un aprire nuovi orizzonti per chi in quest'arte volesse poi
entrare da protagonista. Ma tant'è! Chi ha un animo poetico prima o poi lo fa
emergere ugualmente.
Hai intitolato il tuo Saggio “Verso la poesia alla ricerca di
senso”. L'hai trovato e ti chiedo pertanto di esporlo in poche chiare parole.
Il titolo vuole
riassumere le due parti di cui si compone il Saggio:
-
Verso la poesia, introduce la parte di
indagine culturale, con quell'excursus storico di cui dicevo più sopra, sulle
diverse dichiarazioni di poetica dei poeti più significativi e innovatori.
-
Alla ricerca del senso, introduce la parte
antologica del testo, con poesie di autori dell''800/'900 e di autori contemporanei, tutte interpretate da miei commenti
critici.
Se intendevi chiedermi di
esplicitare in poche chiare parole il senso della poesia che avrei trovato, preciso che per le
poesie commentate il senso mi è giunto attraverso lo scandaglio fine che ho
utilizzato, mentre il “senso generale” della POESIA lo colgo ogni volta che una
poesia mi sfida: è come se mi si chiedesse di pensare con la testa del poeta e,
quanto più difficile mi appare a prima vista il compito, tanto più mi sento
stimolata ad esercitare la mia mente. Un po' come Valery,
un altro dei poeti-filosofi difficili ma molto interessanti che ho potuto
approfondire in questo lavoro, il quale sosteneva che sia la filosofia sia la poesia possono
essere considerate alla stregua di strumenti di indagine del funzionamento
della propria mente, anche se per aspetti diversi.
Inoltre, come ho già
detto, trovo che la libertà espressiva del poeta sia
di per sé un valore e quindi anche in questo collocherei il senso più alto del
fare Poesia. Con in più la possibilità, da non
sottovalutare, di entrare nell'animo umano e di arricchirsi di nuove
conoscenze.
Ti ringrazio per questa intervista veramente piacevole e ti saluto
con l'augurio che questo tuo libro possa essere letto da quanta più gente
possibile, perché lo merita senza ombra di dubbio.
Verso la poesia alla
ricerca di senso
di Maria Carmen Lama
Aletti Editore
www.alettieditore.it
Saggio letterario
Collana Saggistica
Pagg. 296
ISBN 9788864984452
Prezzo € 18,50