Intervista
di Renzo Montagnoli a Mara Faggioli autrice di Dulcamara, edito da Ibiskos Ulivieri
In copertina campeggia la fotografia di una piccina (di età)
paffutella (Mara Faggioli a 2 anni) e mi chiedo se questa immagine sia
strettamente connessa alla silloge, ma poi, leggendo, non mi sembra, e allora
resta il mistero dello strano titolo, perché Dulcamara mi fa venire in mente la Morella
rampicante, pianta non molto conosciuta dagli appassionati di
floricultura, ma assai ben nota invece agli erboristi, viste le sue proprietà
medicamentose, nonostante la sua elevata tossicità.
Quindi, sorge spontanea la domanda: perché intitolare questa
silloge Dulcamara?
Il valore di un libro è
decretato, ovviamente, dal suo contenuto ma credo che una parte importante sia rivestita anche dal titolo e
dalla copertina essendo le
prime cose che attraggono
l'attenzione del lettore e, quindi, lo spingono ad esaminarlo.
Ma perché ho scelto “Dulcamara” che letteralmente significa
“dolce-amaro”?
La
Morella rampicante cioè la
Dulcamara (Solanum dulcamara L.) é una
pianta erbacea di grande pregio nella
farmacopea tradizionale, pur essendo
anche tossica, conosciuta fin dall'antichità. Il nome “Dulcamara” è dato dai
suoi giovani rametti che, appena germogliati, hanno un sapore prima dolce e poi amaro.
Ecco perché ho pensato a
“Dulcamara”: “dolce” e “amara”, come la vita.
Questa vita che ci regala momenti dolci e amari, questa vita
che merita di essere vissuta attimo dopo attimo, non dimenticando mai che ogni
momento è prezioso perché unico e irripetibile
in questo nostro cammino meraviglioso, anche
quando lungo la strada s'incontrano ostacoli ed
il percorso diviene irto e difficile.
Ho ritenuto che “Dulcamara” si
adattasse bene alle poesie di
questa raccolta, alcune dolci ed altre
amare proprio perché “poesie di vita”.
E poiché Dulcamara (Solanum
dulcamara L.) etimologicamente deriva da
solanem (calmare, confortare,
mitigare) alludendo, forse, alle sue
proprietà sedative e curative, voglio sperare, quindi, che questa raccolta
poetica rappresenti anche una confortante e piacevole lettura per tutti coloro che gentilmente vorranno leggerla.
Questo libro, più che una silloge
tematica, è una raccolta di poesie di varia natura, fatta eccezione per Un anno di poesie abbracciate, una
poesia per ogni mese, da gennaio a dicembre, quasi a scandire i tempi della
vita. Prima sfogliandolo e poi leggendolo ho notato comunque che hai cercato di
dare una certa continuità logica alle composizioni presenti, con stacchi a
volte rappresentati da tue sculture, altre da versi senza titoli, oppure
premettendo versi di altri autori, come in Ode
al vino, in cui a latere citi un passo delle Metamorfosi di Ovidio. Al riguardo, e non è solo una curiosità,
questi riferimenti al poema epico dell'autore di Sulmona mi fanno pensare a una
tua recondita passione per la poesia latina, di cui l'epica costituisce una
parte rilevante.
Se è così, non hai mai pensato di
comporre versi epici, magari adattati all'epoca attuale, e senza ricorrere a
formule metriche ormai obsolete?
Ho cercato di suddividere
le poesie a seconda dei temi trattati: l'amore, gli affetti, la poesia civile, l'infanzia, alternandole
con immagini di mie sculture o dipinti oppure con dei brevi versi che fossero
in sintonia con le poesie stesse.
Anche se mi attrae molto mettere in
ex-ergo versi di altri autori, e come nel caso dell'Ode al Vino citare un passo
delle Metamorfosi di Ovidio, non ho mai pensato di scrivere poemi perché amo e preferisco la poesia breve,
spesso anche lapidaria ma alcune volte
attingo al mito perché rappresenta una fonte
inesauribile d'ispirazione.
C'è una domanda che mi frulla nella testa da un bel po' di tempo.
Scrivere, dipingere e scolpire rappresentano concretizzazioni della creatività,
i risultati di un processo che porta all'esterno ciò che matura in noi.
La domanda è questa: come nasce questa creatività, insomma l'idea
dell'opera, sia che si tratti di una poesia che di una scultura? E il processo,
o meglio il fenomeno, è uguale in entrambi i casi?
Principalmente scrivo a
seguito di una profonda emozione tanto che, quando iniziai a cimentarmi con la
poesia, ebbi momenti di grande
difficoltà e disagio perché era necessario
riuscire a superare un certo
pudore nel mettere a nudo i propri sentimenti
dato che “scrivere poesia” significa
anche condividere con altre persone ciò
che portiamo dentro il cuore.
Qualche volta ho scritto anche su
specifici argomenti, magari
richiesti in occasione di eventi o
ricorrenze particolari ma, in questo caso, la poesia
mi sembra costruita a tavolino e di conseguenza ho la sensazione
che mi appartenga di meno.
Per quanto concerne la scultura e la
pittura, alcune volte mi getto immediatamente nell'esecuzione dell'opera
presa dall'emozione, altre volte, invece, devo effettuare anche un lavoro preliminare di ricerca e di studio che può
essere più o meno lungo.
Ma, soprattutto per quanto riguarda la
pittura e la scultura, il desiderio di creare è spesso influenzato
dagli avvenimenti del mondo circostante perché ritengo che qualsiasi forma
artistica non dovrebbe rimanere fine a se stessa ma dovrebbe servire anche come strumento per
lanciare dei messaggi, per far pensare e
riflettere, può divenire anch'essa uno strumento di pace e d'amore in
un mondo assetato soprattutto di questo. Credo che ognuno, con i mezzi di cui
dispone (il pittore con la tavolozza ed i colori, il musicista con la sua
musica, lo scultore con la materia, lo scrittore con carta e penna), debba
trovare il modo, attraverso queste espressioni artistiche, di arrivare al cuore
degli uomini. Mai, come in questo momento storico, dobbiamo tutti quanti far
sentire la nostra voce. Tutti abbiamo questo dovere, parlare di pace e d'amore
perché l'uomo ne ha bisogno come dell'aria che respira.
Dunque è per lo più un fenomeno inconscio la nascita dell'idea,
magari influenzata anche dall'ambiente circostante. Non si pensa, o si pensa a
qualche cosa d'altro, e l'idea nasce spontanea, senza un percorso iniziale di
ricerca. Ovvio, poi, che per la realizzazione ci sia anche uno studio,
indispensabile perché il risultato sia il più possibile aderente all'idea
stessa. Ritorniamo al libro, in particolare alla silloge Un anno di poesie abbracciate. Nel trascorrere dei mesi e quindi
anche della stagioni rilevo un parallelismo fra la
natura e l'esistenza umana, anche se Dicembre celebra una nascita, quindi un
inizio, e non una fine. L'uomo, che nasce e poi muore, in
effetti trova una rigenerazione in quella nascita in una stalla di 2.010
anni fa. Rigenerare vuol dire ritrovarsi in altra forma e in questo senso,
secondo te, la poesia è una continua rinascita dello spirito, oppure è
semplicemente la traduzione in parole di una sensazione interiore? Mi spiego
meglio: con la poesia l'autore trova in se stesso qualche cosa di nuovo tale da
dargli l'impressione che con la sua stesura è come se ogni volta fosse rinato a
nuova vita? Del resto il pathos che accompagna la creazione induce a vedersi in
una nuova veste.
Sicuramente il pathos che
accompagna ogni nuova creazione è, comunque, non soltanto “emozione” ma anche
“sofferenza” e, come tale, lascia poi spazio nell'animo ad una sensazione di
rinascita e di appagamento.
Ogni poeta ama trattare prevalentemente pochi temi (il rapporto
con la natura, l'amore, il senso dell'esistenza, il rapporto con la divinità,
ecc.). Tu in questa raccolta ne affronti moltissimi, nel senso che è quanto mai
variegata. Comunque, quali sono i temi principali con cui tendi a dare corpo
alle tue poesie, in un'ottica, o messaggio, con la quale
cerchi di partecipare agli altri ciò che matura e si sviluppa dentro di te?
Non ho argomenti più o
meno preferiti nello scrivere poesia, quindi i temi trattati dipendono molto
dal mio stato d'animo di quel momento, dalle emozioni suscitate dal mondo
circostante, dalla gioia o dal dolore. Infatti, le poesie della raccolta
poetica “Dulcamara”, sono
alquanto varie e comprendono quelle
dedicate all'amore, agli affetti familiari, all'amicizia nonché alla poesia di
tipo civile e quella intimistica.
Credo che non riuscirei
mai a scrivere un intero libro di poesie su un singolo argomento, ammiro coloro che riescono
a farlo ma io, forse per il mio carattere volubile e irrequieto, non amo la
“routine” e, di conseguenza, mi
annoierei tremendamente a scrivere su un unico tema.
Poetessa, scultrice, pittrice, vincitrice di numerosi premi letterari,
per non parlare poi dell'ultima onorificenza (Premio donna Città di Scandicci), insomma pratichi l'arte, ma ne
ritrai anche soddisfazioni. Mai appagata, potrei dire, sempre più ispirata mi
sento di aggiungere. Del resto anche questo libro è frutto di un tuo successo
(il 1° premio al Concorso Nazionale di
Poesia e Narrativa “La Tavolozza”). Un'attività, quindi, frenetica, tanto
che mi viene da chiedere se ogni tanto non subentri un po' di stanchezza e,
soprattutto, se non avverti la necessità di staccare almeno per un po'. E
invece sembri proseguire imperterrita, come un treno sempre in corsa. Dove
trovi tanta energia e quali sono le fonti di questa continua ispirazione?
Bravo Renzo! Indovinato…”come un treno sempre in corsa”…. infatti sono proprio
così! Senza un attimo di sosta, insomma, un treno senza fermate! Ma, a parte gli scherzi, non riesco, davvero, ad immaginare la
mia vita senza queste attività perché ne ho bisogno per vivere.
Anzi, in verità, ho fatto
una bella “fermata” abbastanza lunga per motivi di salute e sono stata molto male, non
solo fisicamente per ovvie ragioni, ma, soprattutto, perché mi mancava di affondare le mani nell'argilla o
dipingere. Ma, superato il periodo più cruciale, ho avvertito
che l'unica cosa capace di farmi guarire sarebbe stata quella di prendere una tela e dei colori e rimettermi a
dipingere. E così è stato, ho dipinto freneticamente, come a voler riprendere
il tempo perduto, ho ritrovato la forza, l'energia, la gioia di vivere.
Questo dimostra che anche
la sofferenza fisica può essere una fonte d'ispirazione e, pur trovandomi
forzatamente chiusa in casa, la fantasia mi ha fatto volare lontano. Un esempio
emblematico è Frida Kahlo ed il calvario della sua vita durante la quale subì
circa 32 interventi chirurgici e fu costretta a portare vari busti di gesso che
la costrinsero a lunghi periodi di immobilità. Fu, allora, che iniziò a
dipingere e la pittura divenne la sua battaglia per la vita. Si fece costruire
un cavalletto, appositamente studiato per dipingere stando distesa, con sopra
il letto un grande specchio dove poteva specchiarsi in modo da eseguire i suoi
primi autoritratti.
Ovviamente, conciliare
diversi impegni artistici, anche con quelli familiari, non sempre è
facile, ma se esiste “un'ardente”
passione non si avvertono né
sacrificio, né stanchezza. Certamente,
però, questa
passione deve essere, davvero, “ardente”, deve essere un fuoco che brucia dentro, come una passione
d'amore, deve essere un tormento che si
traduce, poi, in estasi.
E credo sia proprio questo fuoco
interiore che produce e alimenta
l'energia necessaria per
proseguire in questo meraviglioso, anche se spesso difficile, cammino.
Indubbiamente la passione aiuta molto, anche a superare le
difficoltà che si possono incontrare ogni giorno. Ritorno, dopo queste
interessanti divagazioni, a Dulcamara.Le poesie che compongono questo libro affrontano temi quanto
mai diversi, ma in verità è presente una silloge tematica, Un anno di poesie abbracciate, in tutto dodici liriche, appunto
tante quanti sono i mesi di un anno. Quindi, ti sei posta il problema di
svolgere un tema ben definito, ripercorrendo in versi sensazioni e impressioni
di stagione. C'è un motivo particolare, oppure si tratta di poesie nate senza
un preciso scopo e poi riunite in un'unica silloge?
L'idea delle poesie
dedicate ai mesi dell'anno mi nacque perché desideravo fare un calendario
da donare agli amici, inserendo in ogni mese una mia opera di scultura o
pittura e una poesia.
Però, scrivere poesie dedicate ai
mesi, mi sembrava banale e fu così che escogitai “Un anno di poesie abbracciate”. Infatti,
l'ultimo verso della
prima poesia è uguale all'incipit
della seguente e così via, fino
all'ultimo mese che desideravo si
chiudesse con la parola “amore”. Da qui il nome di “poesie abbracciate” proprio perché
sono collegate l'una all'altra, quasi
come si tenessero per mano.
Qualche volta, purtroppo, le idee non si
traducono in realtà ed ancora non ho trovato il tempo e il modo di fare
questo calendario ma prima o poi lo
farò….spero per il 2012 !
Non mi resta che attendere il calendario 2012, con immagini di
sculture, pitture, o testi poetici, al posto delle solite ragazze, più o meno
svestite.
E in un periodo buio per il genere umano, contraddistinto da
ipocrisie, dissennatezze, degrado morale, a cui poi si aggiungono anche eventi
catastrofici, come il recente terremoto in Giappone e il relativo rischio
nucleare, alle persone di buona volontà e di sani propositi è lasciato sempre
meno spazio, così che un poco per volta vengono emarginate.
Secondo te, come può l'arte, intesa in senso generale, contrastare
questa tendenza che sembra sempre più nichilista?
L'articolo 9 della Costituzione Italiana recita: “La Repubblica
promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e
artistico della Nazione”.
Attualmente il dettato di questo articolo non è proprio in
linea con i recenti tagli operati dal Governo
in tutti i settori della cultura, nonostante che, invece, investire
nella cultura, significherebbe investire
nella crescita sociale ed economica di un Paese. E, mai come adesso, sarebbe
oltremodo necessario farlo proprio per il periodo che stiamo vivendo, dove troppo
spesso hanno il sopravvento il
degrado morale e barbarie di ogni genere nonché la perdita dei valori e
di ogni etica, con l'aumento
dell'ignoranza e dell'intolleranza.
Quindi, le uniche armi a disposizione per combattere tale imbarbarimento
sarebbero proprio le arti e la cultura, messe a dura prova dai recenti
provvedimenti.
Credo, comunque, che
nonostante tutte le difficoltà, dobbiamo continuare con perseveranza e
determinazione a
portare l'arte e la poesia a disposizione di un sempre maggior numero di fruitori e cioè
andando al di fuori dei salotti e
circoli letterari frequentati
esclusivamente dagli “addetti ai lavori”
e facendola veicolare anche in
luoghi pubblici non espressamente preposti
dove un sempre maggior numero di
persone ne possa venire a conoscenza.
Così come è necessario
fare esposizioni di arti visive in qualsiasi
luogo accessibile con più facilità dalla popolazione e non
esclusivamente in gallerie d'arte. L'arte deve essere un bene di tutti e non esclusivamente
di gruppi ristretti di cosiddetti “intenditori”
perché l'arte è bellezza e la
bellezza appartiene a tutti.
Tutto questo con la
speranza che, continuando a gettare dei semi, questi possano germogliare in futuro. Certamente il male fa più scalpore del bene e
occorre molta costanza e fermezza nel mettere in atto questi propositi anche
perché spesso l'artista, che non dispone di particolari risorse economiche, non
riesce ad emergere e trova molte strade chiuse.
Ciò che Giorgio La Pira
aveva annunciato e previsto
mezzo secolo fa si è avverato.
Riporto una
parte del messaggio che La Pira, grande profeta di pace, sindaco di Firenze dal
1951 al 1965, rivolse alla Comunità degli scrittori europei nel lontano 1962:
“Siamo ormai sul “crinale apocalittico” della storia: in un versante c'è la
distruzione della terra e dell'intera famiglia dei popoli che la abitano,
nell'altro versante c'è la “fioritura messianica dei mille anni” (…) i popoli
di tutta la terra e le loro guide politiche e culturali sono oggi chiamati a
fare questa estrema scelta. Per non compiere il “suicidio globale” e per andare invece, nel
versante della pace millenaria (…) bisogna trasformare i cannoni in aratri ed i
missili in astronavi e non devono più i popoli esercitarsi con le armi”.
E, purtroppo, le nostre guide
politiche e culturali sembrano non
avvertire quali siano le loro gravi
responsabilità…
In verità l'attuale governo dimostra di non conoscere la nostra
Costituzione e, soprattutto, di non volerla rispettare.
Nella “Carta” vengono tutelati i diritti di tutti nell'interesse
generale, mentre c'è chi lavora solo per interessi particolari e che non ama
pertanto che ci sia una diffusione della cultura che porterebbe a un
accrescimento dello spirito critico e quindi a un maggior controllo
sull'operato dell'esecutivo e dell'intero parlamento.
E per finire una domanda che è possibile definire di prammatica:
hai qualche cosa in cantiere, cioè hai in animo di pubblicare abbastanza a
breve un'altra raccolta di poesie?
No, non penso mai di scrivere con l'intento di
pubblicare, scrivo unicamente quando ho qualche emozione da lasciare sulla
carta. Provo questo desiderio poiché il tempo passando spesso “scolorisce” i
nostri ricordi e,
pur non cancellandoli, comunque ci fa
perdere le emozioni di
quell'istante; scrivendo ho la
sensazione di poterle fermare e lasciarle intatte anche negli anni futuri.
Grazie, Renzo, per questa
intervista, grazie,
per la tua generosità nel promuovere e
divulgare le mie opere e quelle dei vari autori e artisti, per la tua
costante attività di operatore culturale
e promotore della cultura e per il tuo rigore
e onestà intellettuale.
Grazie, Mara, per questa conversazione bella e interessante, che è
andata anche oltre le notizie sul tuo Dulcamara, libro che ti auguro possa
ottenere il successo che senz'altro merita.
Dulcamara
di Mara Faggioli
Edizioni Ibiskos Ulivieri
Nota critica introduttiva di Mario
Meozzi
www.ibiskosulivieri.it
Poesia
Collana Il quadrifoglio
Pagg. 96
ISBN 978-88-7841-537-9
Prezzo € 12,00