Intervista di Salvo
Zappulla a Remo Bassini, autore di Bastardo
posto, edito da Perdisapop
Remo, un
giallo il tuo che si consuma in cinque notti, dedicato agli ultimi, ai
diseredati, a coloro che non ricevono giustizia. Come nasce questo romanzo? E
perché hai voluto dare voce a quanti in genere vengono emarginati o ignorati?
E' successo questo. Avevo in mente una trama, precisa. Cinque
notti che mettono a nudo le schifezze di una città. Volevo farne un giallo,
ispirandomi a Manchette pensavo addirittura di scrivere un noir anarcoide, del
disordine. Durante la stesura mi hanno però influenzato – si sono presentate a
me,come fantasmi - quelle persone che lottano e
denunciano il malaffare (diciamo, nell'ordine, mafia al nord, massonerie,
porcherie di certi preti) e, proprio per questo, vengono lasciati soli,
calunniati, derisi. Ho pensato a come può morire un personaggio così, e c'è un
personaggio così nel mio libro, e ce ne sono nella vita reale.
I tuoi personaggi si
dibattono, come presi nella tela del ragno, sembrano
vittime predestinate, vittime delle loro ossessioni e delle loro debolezze.
Perché un quadro così fosco dell'umanità?
Ho diviso l'umanità in manichini e uomini. I manichini pensano di
essere immortali, e non si confrontano mai con la morte. Chi tenta di essere
uomo – e non è facile perché occorre coraggio – ha un solo fine: cercare di
vivere per poi morire sorridendo. E il mio protagonista sta in mezzo: deve
decidere, insomma, come vivere e morire. Perché io credo che in fondo in fondo
si muore allo stesso modo in cui si è vissuto. I codardi e gli stolti e gli
egoisti, insomma, avranno paura.
E' più difficile
vivere o scrivere?
Vivere, perché quando sbagli l'errore resta. Se scrivi hai la
possibilità di correggere, o comunque di non fare danni. Sulla scrittura vorrei
però aggiungere che mi riconosco in quel che diceva Fenoglio: La mia miglior pagine esce spensierata dopo decine e decine
di penosi rifacimenti.
Chi è Remo Bassini
scrittore? Definisciti.
Uno che non è mai soddisfatto di quello che ha scritto. Uno che
non ha mai detto a nessuno “leggimi”. Uno che potrebbe smettere da un momento
all'altro di scrivere, sebbene la cosa un po' lo
terrorizzi. Che farei di notte quando arrivano i miei fantasmi?
Visto che questa
intervista uscirà su una rivista siciliana, ti chiedo che rapporto hai con la
Sicilia, ci sei mai stato?
Ci sono stato appena due volte, negli anni Ottanta e recentemente.
Troppo poco per dirne (anche se negli anni Ottanta conobbi un mafioso di
Licata, poi morto ammazzato, che mi è servito per la stesura di Bastardo
posto). Posso poi dire che Pirandello e Sciascia sono, con Pratolini, due miei
punti di riferimento delle letteratura italiana,
scrittori da leggere e rileggere. (Nella prima domanda
avrei voluto dire che Sciascia, durante la stesura di Bastardo posto, ha
sostituito Manchette: ma mi pare di bestemmiare, se dico così). Sulla Sicilia, poi, sono solito dire un'ovvietà: che è una terra
splendida e malata: se si estirpassero il cancro della mafia e il pensiero
mafioso sarebbe la regione più bella d'Italia.