Storia
di una ragazza italiana. Aurelia Sergi Petroselli –
Gaetano
Buscemi – Perrone – ISBN 9788860045898
– Euro
20,00
E’
stato pubblicato da Giulio Perrone Editore, qualche settimana fa, un
libro molto singolare: “Storia di una ragazza italiana- Aurelia
Sergi Petroselli”, prefazione di Walter Veltroni, autore
Gaetano Buscemi.
Si
tratta di una biografia di una donna straordinaria, moglie di Luigi
Petroselli, mitico sindaco di Roma, scomparso prematuramente nell’
’81. Tuttavia, a voler precisare meglio, la pubblicazione
comprende tre autobiografie che si intrecciano tra di loro senza
soluzioni di continuità: quella di Aurelia Petroselli, il
personaggio su cui si impernia la storia, quella del fratello di lei,
Dino, più breve ed episodica, e quindi dell’Autore, il
quale fa da conduttore e ispiratore di un dialogo che li aiuta ad
aprirsi l’un l’altro con una sincerità e un
bisogno di verità tanto disarmanti da divenire altamente
poetici.
Sembra
quasi di vederli tutti e tre insieme, seduti attorno a un tavolo, a
raccontare, alternandosi, la storia della loro vita in un arco che
abbraccia novant’anni, l’età di Aurelia, mentre
il fratello ha qualche anno meno di lei e Gaetano Buscemi è
molto più giovane di entrambi. In questo scandagliare in tanti
decenni volati via, li aiuta nel loro percorso di comunione una
simbiosi rara che ha una motivazione precisa, cioè il fatto
che li ha uniti una frequenza assidua, nel luogo delle loro radici,
il luogo dell’anima, cioè Furci Siculo, nel messinese,
bagnato dal mare. Da sempre, le famiglie Sergi e Crapio (il cognome
della madre di Gaetano Buscemi) sono state legate da profondo
affetto.
E
l’avventura di Aurelia inizia appunto a Furci, prima in modo
sommesso, lieve, in un susseguirsi di momenti felici, dove i giochi
rendevano la sua fanciullezza spensierata, in mezzo agli agi perché
la situazione economica della sua famiglia era molto florida; poi
subentra un crescendo di vicissitudini, di problemi, tra cui la
guerra e i bombardamenti su Messina, durante i quali un bomba centra
la loro casa e tutti si salvano in quanto per miracolo non esplode.
Subentra così un dissesto finanziario per cui la loro
esistenza cambia, diviene difficile, ma la personalità di
Aurelia si fa sempre più decisa e riesce ad andare avanti
negli studi e a laurearsi, stimolata dalla madre che aveva chiaro in
mente il suo tragitto futuro, in un periodo, in Sicilia, in cui pochi
studiavano e moltissimi erano gli analfabeti.
Nella
narrazione che si svolge nella seconda parte del libro, quando
Aurelia comincia a insegnare a Viterbo e conosce Petroselli, c’è
come uno scarto, una linea di demarcazione rispetto alla prima. Qui
Gaetano Buscemi assume un ruolo più significativo nel cercare
di comprendere il rapporto che si stabilisce tra la coppia, due
persone tanto speciali. I suoi interventi, a mo’ di
“corollario”, profondi, raffinati, danno un taglio
diverso al racconto e una sostanza quasi filosofica inedita e
affascinante. Aurelia, da lui stimolata, esplode con pagine di rara
bellezza parlando del suo grande amore per un uomo puro, “…
un uomo particolare che aveva un modo integro di agire e che non
perseguiva interessi personali ed economici”, ma nello stesso
tempo un uomo dal carattere appassionato, amorevole e romantico nei
confronti della moglie. C’è nelle sue parole una
schiettezza assoluta che lascia stupiti.
La
morte di Luigi, ad appena quarantanove anni, causata senz’altro
da una immensa generosità che gli faceva trascurare oltre
misura la salute, semina lo sgomento a Roma, una città che mai
aveva avuto un Sindaco così grande e amato, e scava un
baratro attorno ad Aurelia. Si riprenderà solo dopo molto
tempo, confortata dall’affetto di tante persone care e,
soprattutto, dall’avvertire sempre accanto a sé la
presenza del marito. “… Piano piano, mi sono ritrovata,
pur se nella solitudine di una casa vuota. Ma io lo sentivo vicino,
che mi guardava, che mi proteggeva… Era un uomo che aveva una
grande nobiltà d’animo…”.
Aurelia
continua a narrare con dovizia di particolari, sostenuta dall’affetto
di Gaetano, e la loro semplicità e un candore insospettato in
due persone al colmo della maturità riescono a sviscerare in
modo commovente segreti importanti, propri e degli altri.
Questo
libro mi ha appassionato in modo particolare, anche perché
Luigi Petroselli, in seguito a un nostro lontano incontro, mi onorava
di un’amicizia sincera, e la nostra storia, sua e mia, mi ha
fatto prima gioire e poi soffrire tanto. Io, negli anni, l’ho
visto come un uomo unico, quasi un eroe che nel mio immaginario
supera di gran lunga gli eroi del mito greco. Sapeva di morire, già
aveva avuto, quarantenne, un’avvisaglia: un ictus. Era così
sconfinato il senso del dovere nello svolgere il gravoso incarico di
Sindaco di una città difficile come Roma, che non indugiò
un attimo dinanzi al pericolo. Mi sembra la sua sia stata
un’immolazione volontaria, dove l’amore, ricambiato, di
tanta gente che in lui credeva e a lui s’affidava, abbia avuto
un’importanza determinante.
Questa
amicizia continua dopo quarant’anni con la moglie e con Gaetano
Buscemi.
Di
Aurelia, voglio ancora aggiungere la constatazione che in queste
pagine lei si manifesta in tutta la sua grandezza di donna, con la
sua acuta intelligenza, giovinezza, nonostante abbia novant’anni,
capacità di mettere a nudo la sua anima, la tenerezza. Penso
fortemente che la sua sia una lezione di vita, sublime, come prima
d’ora io abbia mai riscontrato. Lei è una donna
moderna, nel vero significato del termine, protesa più che mai
verso il futuro attraverso una circospezione costante e attenta che
le ha permesso e le permette di pervenire a una piena coscienza di sé
e del mondo che ha qualcosa di straordinario. Tanti uomini e donne di
oggi, che si ritengono “moderni”, che fanno
dell’apparenza una priorità assoluta, dovrebbero
conoscerla attraverso questo libro fondamentale. Da esso, se sono
sensibili, trarrebbero, (spero trarranno) delle conclusioni
allarmanti ma illuminanti per riflettere e capire i veri valori che
fanno di un essere umano qualcosa di bellissimo e di esaltante.
Aurelio
Caliri
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