Il
ragazzo in soffitta – Pupi Avati – Guanda –
Pagg. 248 – ISBN 9788823506961
– Euro 16,00
Il
ragazzo in soffitta è un libro che dà importanza
all’amicizia, un libro che racconta quanto la forza di questo
legame riesce a far passare in secondo piano ogni difficoltà
anche quelle che sembrano insuperabili.
Il
romanzo è ambientato in due città e due epoche diverse:
in una Bologna attuale, narrata da un ragazzino di quindici anni con
linguaggio tipico degli adolescenti, e in una Trieste degli anni ‘80
narrata in terza persona con un lessico più adulto e
ricercato.
Avati
in Il ragazzo in soffitta ci narra due realtà diverse, da una
parte Samuele che si convince di essere un bambino speciale
convenzione che gli inculca la madre con lezioni di autostima mentre
lo tiene stretto sotto le coperte, ma Samuele non è un bambino
speciale, non ha particolari talenti, non eccelle in nulla nemmeno
nel violino che studia con accorata ossessione soprattutto quando
rimane solo con un padre che non stima dopo la morte della madre. Un
ragazzo Samuele che cresce portandosi dietro i difetti fisici che lo
etichettano e spesso sarà oggetto di scherno.
Samuele
un ragazzino che imparerà con il crescere a incassare i colpi
che farà della sua diversità un punto di forza,
imparerà a convivere con l’infelicità e i rifiuti
nell’attesa di un riscatto. Un uomo in età adulta che
saprà amare la donna da lui da sempre desiderata con un amore
talmente grande, puro e devoto che credo non possa esistere nel
vivere reale.
Parallelamente,
viviamo l’amicizia che nasce tra Dedo e Giulio, la sofferenza e
la devastazione di Giulio nell’apprendere segreti di famiglia
che lo portano a un crollo talmente grande da perdere il suo
equilibrio famigliare e psichico, e un Dedo che nonostante l’età
dimostrerà una saggezza e devozione all’amicizia da far
invidia a tutti gli adulti di questo mondo.
Le
narrazioni viaggiano in maniera distinta ma quando si intrecciano
aprono uno squarcio nell’anima del lettore.
Pupi
Avati con delicatezza ci parla ancora una volta dei disturbi della
mente che invadono l’essere umano lo racconta con una lucidità
talmente limpida che spiazza tanto sia realistico. Un tema già
affrontato né Il papà di Giovanna primo libro che ho
letto dell’autore e che ritrovo in questo romanzo sotto
un’altra sfaccettatura.
Mi
innamoro di Avati scrittore, la narrazione è semplice, lineare
non artefatta, i temi trattati sono importanti i profili psicologici
dei protagonisti sono sempre ben delineati, i disagi mentali sono ben
descritti e aprono un mondo anche a tutti coloro, che ancora oggi,
ghettizzano le patologie mentali solo per partito preso.
Dopo
Il ragazzo in soffitta confermo che Avati scrittore è una
bellissima scoperta.
Citazioni
tratte da: Il ragazzo in soffitta
Il
bene che vuoi alle persone che stanno male è diverso da quelle
che poi stanno bene. Volere bene è un mistero che lo capisci
solo se ci pensi molto.
La
paura va tenuta lontana, che è una malattia della mente dalla
quale occorre guarire.
Nella
vita c’è sempre un momento che cambia
In
quelle notti, in quei giorni, nel succedersi di quelle interminabili
ore, Samuele scoprì quanto la morte faticasse a uccidere la
vita.
C’è
un tempo dilatato, all’infinito, che sta dentro a un altro
tempo, che ne contiene un altro e un altro sempre più grande,
ecco io voglio che non passi mai quel tempo che c’è fra
lui che sta digitando quel nome e quello che sta apparendo sul mio
monitor.
Il
momento in cui ho davvero visto come la vita ammazzi un ragazzo, come
lo abbranchi e cominci a stringere facendogli uscire tutto il bello
che aveva, riempendolo di male, che ogni giorno diventa più
grande, nelle ossa, nelle budella, nelle vene, nel cuore senza
lasciare una parte che non si infetti. E così nei baci che
darà ci sarà dentro quel male, e anche nelle pose che
farà per la fotografia della scuola o nel modo che giocherà
alla Play ci sarà quel male e persino dentro il cheeseburger e
nella firma della sua prima carta d’identità. Per sempre
ci sarà nella sua vita quel male a renderlo infelice.
Gli
piacque quell’impiegato che aveva tutto dell’imbroglione
ma aveva anche tutto della persona generosa che regala un «ma è
vero che sei così bravo» nel momento della vita in cui
ti è più necessario.
In
quel momento capisco che non c’è più una mia
storia che non dipenda da una sua storia. (…)
Scopro che
le nostre storie si sono appiccicate e che non so più staccare
la mia. Che non so più riprendermela.
Lui
che ne sapeva poco pensò che così cominciano le storie
d’amore, con il lagnarsi della propria vita, dell’inciviltà
della gente, del tempo, della politica e delle bugie dei giornali.
Una
persona alla quale non hai fatto nulla (…) Ma che si accanisce
senza alcuna ragione contro di te… diventa il responsabile
della tua rovina.
Una
donna autentica, decisa a piacergli, sapesse accoglierlo in quel suo
nascondiglio segreto che neppure la più fervida inventiva
avrebbe saputo vagheggiare.
Ornella,
fra le poche giornate benedette dal cielo della mia esistenza quella
di ieri fu di certo la più bella. Sapere di averti legata a me
per sempre, per il più sempre di tutti i sempre, attraverso
una nuova vita, è il dono più inatteso e più
straordinario che tu, mamma per la prima volta, hai riversato a un
essere malfatto come me. Ma la vita, e mia madre me lo avevano
promesso, sa risarcire chi ha molto sofferto, con grandi gioie. E
questa che ieri notte mi hai dato è fra le gioie la più
indicibile.
Il
tuo sposo per sempre.
Volere
bene è un mistero che lo capisci solo se ci pensi molto.
Katia
Ciarrocchi
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