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  Letteratura  »  Io Claudio, di Robert Graves, edito da Corbaccio e recensito da Siti 05/05/2021
 
Io, Claudio – Robert Graves – Corbaccio – Pagg. 400 – ISBN 9788863804249 – Euro 20,00


Un imperatore storico e uno storico imperatore


L’imperatore Claudio, penultimo della gens giulio claudia, quello giusto per intenderci a cavallo fra le pazzie di Caligola e quelle di Nerone, è passato alla storia come l’inetto, il deforme, il balbuziente anche grazie alle ingenerose pagine scritte su di lui da Tacito e da Svetonio, entrambi interessati a renderne evidenti i suoi tratti caratteristici con puro gusto caricaturale. Oggi gli storici hanno riabilitato l’imperatore e, fonti alla mano, sono in grado di dimostrare un’altra verità, quella relativa al suo buon governo. Eppure, questo lavoro di Graves pare, ma solo in superficie, ricalcare il filo della damnatio memoriae e seguirlo dando, paradossalmente, voce proprio a lui, a Claudio, al quale non resta altro che presentarsi qual è.
Egli è soprattutto uno storico che ha deciso di ripercorrere, con vivo gusto per la verità, i primi anni dell’impero e di farlo a favore della posterità più remota perché lui “parlerà chiaro” e la sua opera sarà conosciuta fra novecento anni e non prima, e supererà di gran lunga quelle degli storici coevi i quali allora parranno proprio balbettare. Lui invece sarà lo storico audace, quello che la profezia collocò come il quinto peloso.
Il peloso quinto terrà schiavo lo Stato
-schiavo lo Stato, ma contro il proprio volere-
sarà quello scemo che ognuno spregiava.
Avrà folta la chioma e darà a Roma
acqua e pane, l’inverno.
Lo ucciderà la moglie e non sua moglie
a vantaggio del figlio non suo figlio.”

Tutta la sua narrazione autobiografica sfuma pertanto a favore della ricostruzione fedele delle trame sempre taciute che hanno visto tramontare definitivamente l’ideale repubblicano a favore della restaurazione della monarchia, malcelata però sotto le mentite spoglie di un principato che diventerà impero, come sappiamo noi posteri, solo con Vespasiano. Prima è un succedersi di matrimoni combinati, adozioni, avvelenamenti e lui, il povero Claudio è solo una tremula foglia nell’albero genealogico della famiglia imperiale che nasce e si nutre per mano dei suoi stessi assassini, risorgendo di volta in volta come l’araba fenice. Vive all’ombra dei palazzi imperiali, Augusto è suo prozio nonché marito della sua nonna paterna Livia. È nato a Lione un anno prima della morte del padre Druso, fratello del futuro imperatore Tiberio, ha un fratello, Germanico il cui figlio Caligola lo precederà nella linea dinastica. Lui è infatti un peso per la sua famiglia, suo padre non è nemmeno il vero figlio di Augusto ma lo riabilita il ramo materno, sua mamma Antonia è figlia di Ottavia, sorella di Augusto. Il problema è lui: è deforme, zoppo e gracile, sempre malato, “uno scherzo della natura “stando alla madre. Dalla sua posizione defilata, inizialmente subìta, ha la fortuna di potersi dedicare, gli è stata infatti garantita almeno un’ alta educazione , ai suoi amati studi, in particolare alla storia degli etruschi il cui influsso nella cultura romana ritiene essere fondamentale. Ma questa è un’altra Roma, è ormai lontana dall’influsso etrusco. È il tempo degli inganni, delle trame sotterranee, della fondazione di un impero che nessuno voleva in una repubblica che fece del fallimento il proprio specchio infranto , capace di restituire solo un’immagine deforme e mostruosa, a tratti. Claudio per cinquant’anni sopravvive a tempi che di volta in volta fanno morire, le più volte avvelenati, i suoi maggiori protagonisti, resiste e si salva dalla prova più terribile, l’impero di Caligola che ripetutamente ne fa un bersaglio privilegiato del suo macabro divertimento da despota. Resiste e viene acclamato imperatore proprio perché nulla conta. La sua narrazione si ferma qui, nel primo gradino del soglio imperiale, dove, passato il primo timoroso e vile sgomento, lo rapisce una consolante intuizione. Sarà un imperatore storico e al contempo uno storico imperatore.

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