Ritorno
a Haifa – Ghassan Kanafani – Lavoro –
Pagg. XV-62 – ISBN 9788873130246
– Euro 8,00
Diritto
al ritorno
Pubblicato
in lingua araba nell'ormai lontano 1969, due decenni dopo l’inizio
della Nakba, “Ritorno a Haifa” è un racconto di
profondo dolore. Una storia amarissima che Ghassan Kanafani
(1936-1972) ha narrato con grande maestria, trascinando il lettore in
un dramma familiare che va oltre la cosiddetta fiction: una coppia di
Haifa, ancora nella Palestina del mandato britannico, con l'avanzare
dell'offensiva ebraica è costretta, travolta dalla folla, ad
abbandonare improvvisamente casa e città, e non solo; nella
culla è rimasto un bambino di cinque mesi che i genitori non
riescono a portare via con loro. A distanza di vent’anni, Said
e Safiya, i protagonisti, hanno la possibilità di recarsi a
rivedere quello che un tempo era stato il loro appartamento e lo
trovano abitato da ebrei polacchi scampati allo sterminio nazista, i
quali hanno occupato gli spazi e la quotidianità dei
precedenti proprietari arabi; il bimbo, da loro cresciuto, è
diventato nel frattempo un giovane con indosso la divisa militare che
ora, per ironia della sorte, sta dall'altra parte della
barricata.
“[...]
il delitto più grave che possa commettere un uomo, chiunque
sia, è quello di credere anche per un solo istante che la
debolezza e gli errori degli altri gli diano il diritto di esistere a
spese loro e di giustificare i propri errori e i propri delitti
[...]”.
Quella
di Kanafani è una scrittura disincantata e coinvolgente, ricca
di pathos e preziosi flashback. Essa concede spazio (e forse
comprensione) anche all'altro, l'occupante, il nemico, qui
rappresentato “con tratti umani e civili”, come
sottolinea Francesco Gabrieli nella sua nota di presentazione del
libro, mentre Isabella Camera d'Afflitto, altra nostra grande
arabista e traduttrice di questo racconto, firma una interessante
introduzione in cui viene ricostruita la vicenda personale e
letteraria dell’autore che all'inizio degli anni Settanta finì
i suoi giorni a Beirut, una delle varie tappe della propria personale
diaspora, assassinato dagli israeliani a causa dell'attività
politica svolta in seno al Fronte popolare per la liberazione della
Palestina di George Habash.
Tra
i più grandi scrittori arabi del secolo scorso, Kanafani fu
autore di racconti e romanzi brevi; fu il primo a parlare di adab
al-muqawamah, cioè “letteratura della resistenza”,
nel cui ambito “Ritorno a Haifa” si inserisce a pieno
titolo. Egli portò avanti con coraggio, in questo e in altri
testi, la causa del suo popolo nonostante l'esilio, reclamando tra le
righe un diritto al ritorno per i profughi che non ha mai trovato
riconoscimento da parte del governo di Israele nel più totale
appeasement internazionale. Se la sua vita non fosse stata stroncata
a soli trentasei anni, avrebbe certo continuato a puntare il dito
contro l'occupazione militare israeliana della Palestina; a quasi
cinquant'anni dalla morte dello scrittore, la sua terra, santa e
dannata nel contempo, sembra essere ancora ben lontana dal conoscere
pace e giustizia.
Laura
Vargiu
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