La
ragazza di Hopper – Fabio Bussotti –
Mincione – Pagg. 300 – ISBN 9782931144107
– Euro 16,90
Il
commissario Bertone alle prese con un delitto che ricorda un’opera
E’
il sommo pittore americano Edward Hopper ad offre lo spunto allo
scrittore Fabio Bussotti per regalarci pagine di uno stuzzicante
noir: “La ragazza di Hopper” (Mincione Edizioni, pp.199,
euro 16,90). Nell’incipit del romanzo assistiamo al dialogo tra
Hopper e il critico d’arte Brian O’ Doherty – siamo
a Truro, Cape Cod, Massachusetts nel settembre del 1963.Motivo del
contendere nella conversazione fra l’artista e il critico è
una tela titolata da Hopper “Intervallo”. Hopper aveva
dipinto quella tela tra gennaio e febbraio nel suo studio di
Washington Square a New York. Allora appariva una ragazza sola,
seduta in un angolo deserto sotto una balconata che proiettava
un’ombra nera sul muro di un cinema di Broadway. Il critico nel
primo incontro con Hopper aveva chiesto il motivo di quel nome: Nora.
“Lo sai Brian, noi diamo sempre un nome alle figure”,
aveva risposto Hopper. E aveva soggiunto:” Forse è
irlandese… Una cameriera, una ragazza che lavora di notte”.
Il critico non si accontenta vorrebbe avere più notizie su
questa misteriosa Nora. Hopper tergiversa e poi soggiunge:” Il
mio problema, dipingendo quella ragazza, che solo per gioco abbiamo
chiamato Nora, concentrandomi sui dettagli, credo sia di aver perso
di vista il suo stato d’animo”. Il critico, sollecitato
da Hopper, sottolinea che nel quadro c’è una evidente
dimensione statica, una tranquillità quasi una quiete che
precede una tempesta. Hopper, attualmente, ha tolto la figura
femminile dal quadro. In quel momento era come se lo stesso autore
fosse entrato nel suo quadro e non volesse uscirne, non volesse dare
chiare risposte al critico. In effetti la ragazza si chiamava Nora ed
era morta. Mentre noi lettori restiamo, incuriositi, col fiato
sospeso, l’autore del romanzo ci trasporta a Roma all’hotel
D’Azeglio dove una bella cameriera che si chiamava appunto Nora
è stata trovata strangolata. I dubbi sull’autore del
delitto si rincorrono fino alla fine del romanzo. Vanno dal violento
marito rumeno, al cuoco dell’hotel con la compromissione di
vari personaggi, nobili e plebei. Incaricato dell’indagine sul
delitto è il commissario Bertone, supportato dall’ispettore
Pizzo – personaggi entrambi magistralmente descritti
dall’autore del noir. A Pizzo passa davanti agli occhi come una
visione. In occasione di un suo viaggio al Whitney Museum di New York
aveva visto il quadro di Edward Hopper, intitolato “Stanza
d’albergo” del 1931. Sembra la riproduzione fedele di
quanto è apparso stamattina nell’hotel romano. Molto
simili, quasi identiche le due figure femminili, stessa luce bianca,
tipica del grande artista americano. Sì – risponde
Bertone a Pizzo –Ma qui, nel quadro, la donna è viva e
sta leggendo una lettera. Eppure assomiglia moltissimo a Nora Rednic,
la ragazza trovata morta strangolata. Bussotti è molto abile
nel condurci da figure sospettate ad altre per quasi 200 pagine. Alla
fine Il commissario Bertone scoverà il colpevole. Ma la figura
di Hopper in maniera misteriosa aleggerà per sempre, tanto che
lo stesso lettore avrà l’illusione di esser caduto
dentro uno dei suoi quadi misteriosi. Naturalmente, l’epilogo
di un noir così strano, avvincente e contorto, lo lasciamo
allo stupito lettore.
Grazia
Giordani
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