Pomeriggi
perduti – Michele Nigro – Kolibris- ISBN
9788899274511
– Euro 12,00
…Arditi
tizzoni ardenti schizzati dal braciere/di Poesia/ustionarono la pelle
della dimenticanza/…
Corposa,
coinvolgente, con un risuono classico di fondo la raccolta di poesie
Pomeriggi perduti del poeta campano Michele Nigro,
convinto sostenitore del valore della poesia, parola-verbo d’anima
che registra il tempo e i tempi, eternandone gli attimi comunque e
nonostante, anche a sua insaputa.
“Non
sarà ora che le vedrai/mentre ti chiedo di leggerle/ma in un
giorno qualunque/venute fuori per caso…/ritornerai su parole
ignorate/ come è normale che sia/ da rimasticare/eppure sempre
presenti/tra pazienze impolverate/e le cose da fare/senza pretese, a
sperare di essere/
se stesse, nient’altro che verbi
d’anima/amate per quelle che sono/umili/silenziose/già
eterne a loro insaputa”. (Poesia a sua insaputa)
“ …la
Natura/cattiva e giusta/inventò la Morte. /Ma l’uomo/condannato
a finire come tutte le cose finite/scoprì il sacro fuoco della
parola./Arditi tizzoni ardenti schizzati dal braciere/
di
Poesia/ustionarono la pelle della dimenticanza.” (Fuoco
eterno)
Invano
si cerca un filo conduttore tra un testo e l’altro della
raccolta. Ogni poesia si presenta in se stessa compiuta, con le sue
argomentazioni e la sua forma, adattata al sentire del momento.
Colpisce il discorso spesso serrato e ipotattico, colpiscono le
numerose metafore, talvolta estreme. Il filo che potrebbe unire le
singole opere può essere, come afferma lo stesso Nigro in
un’intervista, la vita. La sua/nostra vita fatta di
esperienze, emozioni, ricordi, pensieri, visioni critiche della
società contemporanea, il tutto espresso con virile spietato
realismo.
In
Epitaffio, dedicata a Edgar Lee masters, si presenta come un
poeta “appartato”, proiettando se stesso in
Herman Coluccio, un personaggio di fantasia:
….”Qui
Herman Coluccio,
seduto
in quest’angolo
del
West virginia
guardando
le case
dei
vivi, le cose dei morti
e
la campagna dei padri
in
ogni stagione voluta da Dio,
ha
forse vissuto
le
ore più serene
(non
diciamo felici)
Della
sua apparente-
Mente
Inutile
esistenza
In
compagnia delle fredde stelle
e
di un sigaro infinito
fumante
parole”.
C’è
miglior epitaffio
Per
un poeta appartato?”
In
effetti, scorrendo i vari testi, emerge la figura di un uomo che vive
in un luogo che sente poco stimolante, ma che, nella sua ricercata
solitudine, si tiene in costante dialogo con i vivi e con i morti,
con la gente semplice e con i grandi della letteratura; e, come
Herman Coluccio, si concede il piacere di trascorrere “pomeriggi
perduti” in compagnia di un sigaro infinito, fumante
parole.
Ci
dà conto del suo approccio all’esistenza l’ ex
ergo con i versi di Walt Whitman che invitano ad accettare il
potente dramma della vita solo per il semplice fatto di
esserci e poter ad essa apportare un verso: una specie di
nichilismo attivo, quindi, che gli permette di dedicarsi alla
letteratura e alle cose del mondo, nonostante sappia che non c’è
niente per cui davvero valga la pena muoversi.
E
allora eccolo “apportare versi alla vita”.
La
vita e il viaggio: ignoto viandante anonimo che, dentro una pieve
di riviera, immagina tutti, nel tempo, gli “ ignoti partenti su
legni” che l’hanno visitata; oppure , viandante in fuga
verso città sconosciute, “di notte o svegliando
albe”.
La
vita e l’amore, vissuto come una guerra “…mi
occupi sovrana/con truppe di ricordi…” o con
disincanto “…E ogni volta fingeremo di non ricordare
le speranze appassite…”.
La
vita e l’amicizia, nei bei ricordi di gioventù come
in Caffè Albania; o nel dolore per la perdita di un amico
“…statue di sale/si sciolgono/disarmate/sotto la
pioggia/dell’esistere”(Amico che voli)
La
vita e la storia, sentita come un agglomerato di morti le cui
tracce e presenze persistono intorno a noi vivi come ombre con
sbiadite forze “Ombre scivolano/leggere e bambine/sui
passamano tarlati,/al di là delle datate lapidi/dove siete
tutti? “(Echoes)
La
vita e la critica sociale, con l’invito a liberarsi del
modo di vivere contemporaneo, sempre attaccati all’informazione
e sempre staccati dal mondo naturale nella poesia Pomeriggi perduti,
che elogia la lontananza dalla “civiltà”
contemporanea a favore di un ritorno alla verità semplice
delle cose del mondo: il vento, le nuvole, le piogge, gli alberi, gli
uccelli. Solo questo ritorno potrà salvare dalla siccità
interiore.
“Spegnete
i saperi elettrici di sera
i confortanti aggeggi le reti
a maglie larghe delle bugie a colori,
i fogli stampati
destinati all’oblio
a traslochi incartati con
titoli scaduti.
Spegnete
tutto!
La verità custodita
senza
proclami
dal vento d’estate
da nuvole
nere
e salvifiche piogge
a mitigare arsure
a
decifrare siccità interiori
si poserà come
unguento sulle ferite della mente offesa…” (Pomeriggi
perduti)
La
vita e la natura, presente in molti testi ad addolcire i
sentimenti negativi o rasserenare totalmente come nella bella
Orchestra da campo tutta dedicata agli uccelli e al loro
canto.
La
sua vita, studiata e descritta bizzarramente con il metodo delle
datazioni fossili nell’originale Dendrocronologia
“Circa
540 mesi/16.200 giorni/388.800 ore/23.328.000 minuti/ 1.399.680.000
secondi fa/
giunsi per caso su questo pianeta. /Eppure
già esistevo slegato e sconosciuto nei suoi elementi diluiti
dal tempo…”
La
vita e i luoghi dell’anima: intense le poesie (Poesia
triviale di amore e morte, Opere sparse nel tempo, Grado celsius,
Bisaccia, Vox populi, Le cose belle di sempre, La casa senza noi) che
dipingono quadri di vita della gente della sua terra, dove lo stile
si fa ancora più metaforico e sintetico.
“…tra
le vie di quartiere, cerca casalinghe vedette/in vestaglie macchiate
di figli/senza più il filo della lama smussato dal ripetersi/e
dalla moda dei metoo.” (Vox populi)
“…la
casa lasciata sola/non vissuta da aliti umani vapori di brodo sui
vetri/e caldi sospiri di stufa./Tra queste quattro mura inanimate si
rifugia forse lo spirito/della storia che non conta/
il
tempo/perché tempi non conosce? …(La casa senza noi)
Sembra
esserci nell’autore, sotto l’atteggiamento di disincanto,
come una frattura profonda tra l’uomo di provincia che ama il
borgo, la sua gente e le tradizioni e l’uomo urbano che ama
affrontare le città sconosciute prima dell’alba in
pienezza di libertà, e che non riesce a conciliare questi due
aspetti di se stesso, tanto che torna sempre al suo “buen
retiro”, sentendosi però in esilio. E’ la voce di
un’anima in sospensione tra due paradigmi storici, tra due
epoche portatrici di differenti valori. Non sceglie tra l’una e
l’altra, sceglie di essere se stesso, in bilico, ma deciso a
restare autentico, a non farsi piegare dalle illusorie promesse di
una società tecnologica e consumistica.
Pomeriggi
perduti di Michele Nigro è una raccolta poetica da
leggere e rileggere, gustare e meditare.
Michele
Nigro, nato nel 1971 in provincia di Napoli, vive a
Battipaglia (Sa) dal 1978. Si diletta nella scrittura di racconti,
poesie, brevi saggi, articoli per giornali e riviste… Ha
diretto la rivista letteraria “Nugae – scritti
autografi” fino al 2009. Ha partecipato in passato a
numerosi concorsi letterari ed è presente con suoi scritti in
antologie e periodici. Nel 2016 è uscita la sua prima raccolta
poetica – che ama definire “raccolta di formazione”
– intitolata “Nessuno nasce pulito” (edizioni
nugae 2.0). Ha pubblicato “Esperimenti”,
raccolta di racconti; il mini-saggio “La bistecca di
Matrix”; nel 2013 la prima edizione del racconto
lungo “Call Center”, nel 2018 la seconda
edizione “Call Center – reloaded” e
la raccolta “Poesie minori. Pensieri minimi”.
Nel 2019, per i tipi delle Edizioni Kolibris, viene pubblicata la
raccolta di poesie intitolata “Pomeriggi
perduti” (collana di poesia italiana contemporanea
“Chiara”), che è anche il nome del suo blog.
Franca
Canapini
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