La
milionesima notte - Carla Malerba - Fara - Pagg.
64 - ISBN 978-88-9293-038-0
- Euro 12,00
"...Sul
cuore ho tracce/di millenni di tenerezze..."
Dopo
"Poesie future" torna ancora la poetessa CARLA MALERBA con la sua
parola lieve e i suoi versi raffinati e malinconici che vanno a
comporre la nuova silloge intitolata LA MILIONESIMA NOTTE.
Titolo
suggestivo nella sua iperbole, a suggerirci in metafora - lo intuiamo
già dalle prime poesie - che sono espressioni poetiche sgorgatele
dal cuore durante il lungo periodo della pandemia, dal quale per
fortuna dopo lunghi patimenti stiamo uscendo.
Leggendo,
vengono in mente i versi di Quasimodo "...Ancora un anno è
bruciato, senza un lamento, senza un grido levato a vincere
d´improvviso un giorno"
, con i quali il poeta esprime la monotonia dei giorni vuoti e il
senso di tristezza che ne deriva per il tempo sprecato mentre passa
inesorabilmente. Così Carla. Anche lei è in attesa di un grido che
scuota il tempo inerte, di un cambiamento repentino, di una fine e un
nuovo inizio, per poter " dispiegare le note della gioia",
come afferma nell´exergo o come chiede con forza in "L´attesa...
"...che passi,
che torni
la notte a vociare richiami,
che
rombi di motociclette
disturbino
il sonno
piuttosto
che il sonno
ci annulli il domani."
Mi
piace immaginare queste sue poesie come la spuma luminosa prodotta
dall´ondeggiare della anima nell´oscurità di lunghe notti di
veglia solitaria. Notti (e giorni) di attesa incerta di poter
riprendere a vivere normalmente; notti insonni dentro i confini
abbastanza sicuri della casa dove però si sta stretti, come stretti
nei vasi sono i fiori in veranda; notti di lucine azzurre del modem
che in un accenno di presenza /assenza confortano la veglia
pensierosa; notti angosciose di rare finestre accese in abitazioni,
dentro le quali si stanno consumando eventi drammatici tanto che il
vivere e il morire sembrano estratti da una lotteria
"
....Da
quella finestra
che rimane accesa
fino a che la sirena si
allontana
solo
parole e pianto
a sostituire ogni amoroso slancio
come
fosse la regola
l´antidoto trovato
l´accettare. "
Notti
e giorni di forzato isolamento durante i quali, e forse grazie ad
esso, la poesia accade, perché
come
dice Milo de Angelis: "L´isolamento è fondamentale per la
Poesia. ... scendiamo in fondo a noi stessi e raggiungiamo un luogo
interiore dove quello che ci minaccia e che ci circonda non conta più
nulla..."
E
così nella notte, nell´attesa, nell´incerto, d´improvviso si
produce uno squarcio nel presente e da quel "luogo interiore"
vividi emergono i ricordi del bel tempo passato, regalando al lettore
perle di poesia come queste che mi piace trascrivere per intero.
Di
quelle estati
non ricordo
che sandali portavo
ma solo
il fruscio
degli eucalipti
e quei balli campagnoli. L´odore
del mare
e il suo parlare
e noi per ore
a
districare
matasse di pensieri.
La notte era flusso
di
maree
si consumava l´amore fino all´alba
le barche
parevano smarrite in alto mare.
Come
nel quadro di Boccioni
pieno
di squarci di colore
la folla si muoveva
in diagonali
rapide
sui
marciapiedi
sull´asfalto della strada
fino ai gradini
d´accesso
di Villa Bellini.
Di notte
tra luci e
caseggiati dalla fama oscura
per
consumate storie d´amore e morte
ci
avvolgeva la nostra gioventù
in
turbini di vita
onde magnetiche
flussi di energia.
Era
il 1968.
Nel
presente, invece, anche l´amore si è fatto cauto, non c´è più
la spontaneità della giovinezza e una vita tutta da inventare, ora
c´è la stanchezza e forse il disincanto, tuttavia nell´intimo di
Carla è chiara la consapevolezza di sé e della sua capacità, tutta
femminile, di amare
Sul
cuore ho tracce
di millenni di tenerezze
madre
compagna
sorella sposa
respiro parole
che sanno di
levante e di ponente
e
di lidi da dove si dipartono
strade
verso il deserto.
Qui
non odo fragori di guerra.
Una
donna ama e accudisce, una donna genera e persegue la pace, una donna
scrive poesia al femminile. Ed è una poesia squisitamente femminile
la sua, che mi ricorda la voce di Antonia Pozzi; una poesia che non
si impone, ma si propone; che ti entra lentamente e lentamente si
lascia assaporare nei condivisibili assunti e nelle scelte parole. La
poetessa ci immerge nel suo "patire le cose" che è amore-dolore
per la vita e con levità ci trasmette un senso di dolorosità
esistenziale che trasferisce anche alla natura con versi di rara
bellezza
"...l´ombra
percorre i fossati/scivola lungo gli argini..."
"...sembra
caduto il cielo su di noi/di valli d´ombra si è coperto il
sole...gli astri disseminati per misteriose strade..."
"...come
accade nei boschi quando la nebbia invischia i tronchi e li
confonde..."
"...Quando
equinozio sbalestra/Nel vento le marine..."
"...al
raggio di sole che s´infiltra tra i rami e crea sospese cattedrali
di luce"
E´
un vagare poetico quello di Carla Malerba, sussurrando a se stessa,
tra presente e passato, luoghi e persone care, ville abbandonate dove
si è consumato un amore e voci poetiche risonanti, consapevole che
ciò che dà senso alla sua vita è soprattutto la Poesia, che le
sgorga dall´intimo e la permea di emozioni buone.
...Al
buio scrivo parole
che la mente illumina
e guida la mano
il
pensiero del nulla che siamo.
La
poesia non salverà il mondo, ma sicuramente giova ai singoli
individui che la "fanno" e la donano come a coloro che la
ricevono, in un interscambio di pensieri e sentimenti che ci fa
sentire in sintonia tra noi e in pace con il mondo. Perciò grazie
a Carla per la delicatezza e la sapienza con le quali ha tessuto i
suoi versi, donandomi/ci verità e bellezza.
Franca
Canapini