Elsa,
la sua storia inizia qui. Viaggio nelle radici siciliane della
scrittrice Elsa Morante, a cura di Margo Margherita
Cacioppo, con interventi di M.M. Cacioppo, G.Ebano, M.Fiume, F.
Morante, M. Rimi, A. Scandaliato, Palermo, Navarra Editore, 2023
- Pagg. 116 - ISBN 9788832055962 - Euro 12,00
Cosa
sono le radici? Sono quello che l´anima coglie fisicamente e
spiritualmente quando si imbatte in luoghi che le aprono percorsi
d´amore, mai interrotti, tra lei e i suoi antenati. Questo è il
senso che emerge dalla lettura del libro "Elsa, la sua storia
inizia qui. Viaggio nelle radici siciliane di Elsa Morante" a
cura di Margherita Cacioppo.
Quanto
abbiano inciso nei lavori di Elsa Morante il luogo natale dei suoi
avi paterni e i cunti a cui ha prestato ascolto mentre era in Sicilia
e ben evidenti nei siti dei suoi percorsi letterari, lo si può
verificare individuando le ambientazioni dei suoi lavori. Rimandano a
paesaggi e situazioni familiari che la legavano al territorio della
Valle del Belice, soprattutto negli scritti come "Menzogna e
sortilegio"e"Lo scialle andaluso" in cui emerge il
magico e il tribale.
Tutti
gli interventi del libro "Elsa, la sua storia inizia
qui"insistono sul rapporto che Elsa Morante ebbe con la
Sicilia, in particolare con Santa Margherita del Belice, la terra
d´origine dei suoi avi, lasciando emergere sia il profondo legame
con la terra, sia la sua relazione sentimentale col vero padre,
Augusto Morante, per molti considerato solo colui che le aveva dato
il cognome.
Dalle
relazioni del volume si apprende che Elsa Morante amò sempre
Augusto, suo genitore naturale,anche se questi visse una situazione
affettiva e sessuale fuori dalla sua famiglia. Al contrario Elsa ebbe
un bruttissimo rapporto con la madre Irma Poggibonsi,ebrea, la quale
ebbe altri tre figli con Francesco Lo Monaco. Una famiglia atipica
per l´epoca, ove ancora il delitto d´onore salvava l´immagine
della famiglia patriarcale e lavava l´onta del disonore. Una
famiglia nella quale l´omosessualità e la convivenza, oggi diremmo
famiglia allargata, in cui tutte le figure genitoriali sono presenti,
precorrevano i tempi futuri. Quest´anomalia ha generato in Elsa,
profonda lettrice di Freud, un modo di elaborare i rapporti familiari
connessi a vincoli affettivi manifestati poi nel suo vissuto e nel
suo lavoro e non invece legati a stereotipi formali e a schemi
borghesi.
La
famiglia tradizionale, in cui i ruoli di padre, madre e figli sono
ben definiti è spesso assente nei suoi racconti. In generale la
figura maschile è carente, perché lontana o defunta. Secondo gli
autori del libro, Elsa riprende quella tradizione di critica verso
quella borghesia monogamica e il perbenismo di facciata tipici di un
mondo che ormai, dopo la seconda guerra mondiale, stava svanendo.
Le
madri sono gli elementi su cui ruota il nucleo familiare dei piccoli
protagonisti dei perni dei suoi romanzi. Grandi Madri ausiliatrici e
distruttrici per la loro capacità di essere presenti nei confronti
dei figli, ma incapaci spesso di porre fronte alle vicende che li
portano alla distruzione. Tutto si manifesta nella Morante attraverso
racconti, i cunti, le favole e i miti come legame che unisce il
vecchio al nuovo. In questo mondo i bambini, suoi protagonisti in
molte vicende, trovano la loro dimensione, il loro spazio.
Il
mondo dei grandi è l´universo del render conto. I mondi dei suoi
protagonisti Useppe, Andrea o Arturo sono mondi dove tutto è
naturale ed accettato, la loro lotta è solo quella del voler essere
riconosciuti ed amati per il solo esistere. L´omosessualità, lo
stupro, la vergogna e la fame fanno parte della vita, che deve avere
come motrice il suo divenire dipanando storie, non sempre a lieto
fine, perché ognuno è artefice e vittima della storia e non può
essere altrimenti.
Altro
tema trattato nel saggio è come Elsa Morante definisce la fine di un
mondo sociale e ne segna l´inizio di uno nuovo i cui connotati non
avevano radici,evidenziando così la caducità della psiche umana.
Nella "Storia" tale aspetto emerge soprattutto nelle figure
comprimarie, tutte espressioni di una instabilità emotiva e
strutturale che si andava sempre di più diffondendo.
Bene
fa Marinella Fiume a far emergere la corrispondenza trasversale dei
due romanzi "Il Gattopardo" di Tommasi di Lampedusa e "
Menzogna e sortilegio" di Elsa Morante. Entrambi raccontano la
fine di un´epoca dove tutto era ordine e ognuno occupava il suo
posto nella società conscio del suo ruolo sociale. Il nuovo diviene
portatore di decadenza e sbandamento sociale, un percorso arduo in
cui l´individuo come direbbe lo scrittore Michel Houelebecq utilizza
la scrittura per esorcizzare il suo caos interiore .
"La
scrittura è tutt´altro che un sollievo. La scrittura rievoca,
precisa. Introduce un sospetto di coerenza, un´idea di realismo. Si
sguazza sempre in una caligine sanguinolenta ma un po´ si riesce a
raccapezzarsi. Il caos è rinviato di qualche metro. Misero successo
in verità"
Elsa
Morante con la sua scrittura si riconnette culturalmente alle sue
radici forti per evitare il caos esistenziale e diviene, come si
direbbe oggi nella pratica delle costellazioni familiari di Bert
Hellinger, il capro espiatorio della sua famiglia, la pecora nera,
attraverso il quale dolore la stirpe si libera dalla colpa di non
aver svelato il segreto che univa il gruppo. Elsa dal libro, appare
proprio così, ostica e poco compresa dagli altri membri, eppure
coerente e lucida nel portare avanti i suoi progetti che la
renderanno una delle autrici più amate del `900.
L´intervento
di Angela Scandaliato pur apparendo ostico e frammentario fa
riemergere tutte le tappe che hanno strutturato il percorso della
scrittrice e che sono presenti nei suoi libri, l´intervento risulta
molto approfondito nelle sue componenti e lascia comprendere al
lettore quali matrici abbiano tenuto insieme la personalità della
Morante.
Bene
ha fatto il comune di Santa Margherita del Belice a pubblicare questi
interventi che, oltre a rendere un meritato omaggio alla figura della
Morante, così riservata, avvicinano il lettore alla conoscenza
profonda dei suoi scritti, ricollegandoli al vissuto della
scrittrice.
Caterina
Luisa De Caro