I
ventitre giorni della città di Alba - Beppe Fenoglio
- Einaudi - Pagg. 200 - ISBN 9788806253110
- Euro 11,50
Esordio
letterario
"
I
ventitré giorni della città di Alba" è una raccolta di dodici
racconti, sei a tema resistenziale, dove la fanno da padrone la morte
per fucilazione di singoli partigiani o di repubblicani , sei a tema
contadino: sono i due grandi filoni dell´intera produzione
fenogliana.
Il
racconto incipitario che dà nome alla raccolta, nel suo stile
lapidario, già fa presagire i toni scarni che seguiranno: "Alba la
presero in duemila il 10 ottobre e la persero in duecento il 2
novembre dell´anno 1944"; Fenoglio registra l'avvenimento con un
piglio cronachistico, gli uomini combattono una guerra fratricida e
la natura ne subisce la violenza, la incornicia e la rende più dura.
Il mondo rappresentato è quello di Alba e dintorni, le colline: si
scende e si sale per ripidi declivi che il fango, la pioggia e la
paura rendono impraticabili e pericolosi, spesso avvolti dalla nebbia
che cela il nemico.
I
partigiani rappresentati sono giovani ragazzi che combattono
intrepidi oppure che semplicemente si arruolano volontari e in modo
tardivo, per scoprire con amarezza un forte senso di disillusione
quando scoprono la crudezza dell´essere partigiani. Netta fra loro
è la differenza, ci sono soprattutto i badogliani, monarchici, e i
garibaldini, i partigiani rossi di fede comunista; le loro idee
riflettono anche la netta divisione sociale tra borghesi, ragazzi che
hanno studiato, e i ragazzi del popolo. Un tratto li accomuna, un
medesimo destino di morte violenta, loro semplici uomini, deboli e
incoerenti come tutti, uomini che hanno paura: "Non contiamoci
balle, Lancia, che è peccato mortale contarci al punto che siamo.
Sei convinto che noi siamo stati fessi e che non possiamo più farci
furbi perché ci pigliano la pelle? Tu te la senti di morire per
l´idea? Io no. E poi che idea? se ti cerchi dentro, tu te la trovi
l´idea? io no. E nemmeno tu."
La
raccolta di racconti lasciò il segno perché sconcertò chi quella
stagione l´aveva vissuta, per il distacco intellettuale ed emotivo
attraverso il quale si registravano, per la prima volta, in stile
scarno e antiretorico i fatti della Resistenza. Fenoglio era stato un
partigiano ma non si era abbastanza politicizzato e il suo
partigiano, nei racconti come nel romanzo "Una questione privata"
(1963), cambiati ormai i tempi, riconosceva un´altra possibilità
di lettura alla guerra partigiana, una dimensione del tutto privata e
ancora più lontana dalle ideologie.
Non
piacque, nel primo racconto in particolare, la descrizione della
sfilata dei partigiani in Via Maestra: "Fu la più selvaggia
parata della storia moderna: solamente di divise ce n'era per cento
carnevali". Il mondo partigiano è complesso come la realtà che
riflette, non c´è da stupirsi, occorre solo avere il coraggio di
rappresentarlo oggettivamente, Fenoglio lo ha fatto e in questo oggi
risiede la sua grandezza, riconosciuta unanimemente.
Consiglio
in particolare la lettura del racconto "Gli inizi del partigiano
Raoul" per la rappresentazione del dubbio umano, per la presenza
nello sfondo della figura materna, per la coincidenza della figura
del partigiano con quella del figlio, spesso è riportato in tutta la
produzione fenogliana il sentire comune che vedeva nei partigiani i
figli di tutti, o ancora "Un altro muro" per la rappresentazione
di una fucilazione mancata ed "Ettore va al lavoro" per conoscere
la sindrome dell´ex partigiano, accostabile vivamente al reduce
della Grande Guerra, per isolamento e incapacità di reintegrarsi
nella società civile. Gradevoli anche i racconti a tema civile o
contadino, riportano una realtà difficile ma non con toni tragici,
la realtà così com´è, povera e desolata, problematica: è
possibile vivere anche lì.
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