Spettri -
Henrik Ibsen - Rizzoli - Pagg. 124 - ISBN 9788817020862 -
Euro 9,00
Ombre
del passato
Come
già in "Casa di bambola" (1879), anche in "Spettri" (1881)
Henrik Ibsen (1828-1906) lancia un attacco audace e impietoso contro
il perbenismo e l´ipocrisia della società borghese dell´epoca. E
lo fa attraverso un´altra figura femminile che, al pari
dell´indimenticabile Nora Helmer, destabilizza e suscita scandalo
per la propria ribellione agli schemi sociali e allo stesso ruolo che
essi le impongono: la signora Helene Alving, vedova del capitano e
ciambellano Alving in memoria del quale è stato costruito un asilo
che sta per essere inaugurato.
Lo sfondo è quello remoto della
campagna norvegese della seconda metà dell´Ottocento nelle
vicinanze di un grande fiordo (più di una volta, si fa riferimento a
un collegamento col piroscafo), dove il rispettabile ed elogiato
defunto ha condotto in realtà una vita tutt´altro che
irreprensibile. Schiacciata dal peso della menzogna, soprattutto nel
momento in cui, a causa di quest´ultima, si rischia concretamente
di sfiorare l´incesto, la signora Alving rivela quanto accaduto in
passato dietro il miserabile velo dell´apparenza; a redarguirla,
nonostante tutto, il reverendo Manders che le ricorda i suoi sacri
doveri di sposa poiché "una moglie non può farsi giudice del
marito", nonché la necessità di portare la propria croce per non
mettere a repentaglio buon nome e reputazione familiari. Alla vedova,
che vive oramai per suo figlio Osvald, giovane artista da poco
rientrato da Parigi, spetta l´ingrato compito di raccontare tutto
sino in fondo, una verità sconfortante e tragica per più di un
personaggio durante una terribile notte di fiamme la cui tenebra,
tanto è profonda, non potrà essere dissolta nemmeno dal sorgere del
sole con cui si chiude il terzo e ultimo atto dell´opera.
Tra
i lavori più famosi e significativi del teatro del grande
drammaturgo norvegese, "Spettri" venne messo in scena per la
prima volta a Chicago nel 1882; per diverso tempo, la
rappresentazione in patria trovò seri ostacoli a causa del contenuto
allora giudicato scandaloso, se non addirittura osceno. Di certo, si
tratta di un testo, oltre che coraggioso per aver affrontato
determinati temi (incluso quello della malattia), di particolare
complessità in cui si muove una notevole figura di madre; nel
complesso, forse, una lettura meno coinvolgente rispetto a quella di
"Casa di bambola", ma dalla drammaticità più intensa e
angosciante.
Laura
Vargiu
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