MARIO LUZI - Ermetismo in evoluzione
di Fabrizio Manini
Mario Luzi (Castello [FI] 1914 - Firenze 2005) è senza dubbio il
principale promotore nonché esponente di punta dell'ermetismo fiorentino. Dopo
aver conseguito la laurea con una tesi sul romanziere cattolico Mauriac, si interessa alla tradizione simbolista d'oltralpe
che saprà rendere in italiano con traduzioni pressoché perfette. È attivo
collaboratore delle riviste d'avanguardia Il Frontespizio, Campo di Marte,
Letteratura; si lega professionalmente e con grande amicizia ad altri autori e
poeti del suo tempo come Bigongiari, Parronchi, Bilenchi, Bo, Traverso, Macrì. Gran parte
della sua vita è dedicata all'insegnamento, ma a questo si affianca un'intensa
attività di saggista, traduttore, autore teatrale e soprattutto di poeta, la
sua più autentica e radicata passione che egli
coltiverà fino al giorno della sua recente scomparsa. Viene
nominato senatore a vita per altissimi meriti artistici; è più volte candidato
al Nobel per la letteratura; entra a far parte dell'Accademia della Crusca.
La sua
produzione generalmente è considerata divisa in tre periodi. Il primo periodo
va dagli esordi fino al 1946 e comprende le raccolte La barca, Avvento
notturno, Un brindisi, Quaderno gotico. Sono queste le opere che
meglio rappresentano l'ermetismo poetico della scuola fiorentina; dal punto di
vista tematico i tratti tipici di questa esperienza sono l'inquietudine
dell'esistenza e il tendere all'infinito pur di fronte agli evidenti limiti
della realtà e della storia umana, mentre lo stile attinge a piene mani da Ungaretti e dal simbolismo francese con spunti surrealisti.
Tuttavia utilizzando un'eccessiva autonomia analogica il verso e il linguaggio
in generale hanno l'inarrestabile tendenza ad apparire astratti, slegati da
riferimenti, oscuri alla comprensione e fin troppo indecifrabili.
Il
secondo periodo va dal 1946 fino al 1962 e comprende le raccolte Primizie
del deserto, Onore del vero, Il gusto della vita. La guerra,
con il suo carico di violenza, di angoscia, di brutture e di insensatezza
avvicina Luzi a ciò che egli chiama “le vene delle terra” modificando gradualmente il suo pensiero e
contemporaneamente spostando le sue tematiche verso gli aspetti esistenziali di
una concretezza effettiva fatta di un'esperienza vista e vissuta. A questo si
unisce anche un diverso modo di scrivere che si allontana sempre più dal
sofisticato “obscurisme”, quasi ostentato nelle
produzioni precedenti, a favore di una maggiore distensione del verso che
abbandona l'analogia enigmatica per ammantarsi, sia pure nei limiti
dell'ermetismo, di una maggiore comprensibilità discorsiva.
Il terzo
periodo va dal 1963 in
poi e comprende le raccolte Nel magma, Dal fondo delle campagne, Su
fondamenti invisibili, Al fuoco della controversia, Per il
battesimo dei nostri fammenti, Frasi e incisi
di un canto salutare, Sotto specie Umana, Poesie ritrovate. Grazie anche
all'influenza di Montale continua inarrestabile l'allontanamento di Luzi dalla tradizione ermetica degli esordi; lo stile si fa
più prosaico, più maturo, quasi dialogico. I temi affrontati derivano dalla
cronaca e dagli avvenimenti che il poeta vede intorno a sé, in particolare i
falsi miti, le corruzioni morali, l'idolatria di successo e ricchezza, le
ideologie fenomenologiche. Rifiutando le lusinghe dell'edonismo egli denuncia
questa realtà in modo aggressivo, ma tra le righe sono fin troppo evidenti i
segni della sconfitta dovuta al solipsismo.
La
sintassi e il lessico hanno subìto notevoli
variazioni nel corso degli anni; tuttavia Luzi
considerava la poesia autentica come metamorfosi, un'inarrestabile tendenza
alla diversità, una variazione continuativa senza eccedere nello
sperimentalismo, un impegno di verità che trova il suo fulcro nel destino
umano.
Riferimenti: Treré, Gallegati; Itinerari; Ebf.