Riletture:
Storia
di Tönle
e L´anno della vittoria,
di Mario Rigoni Stern
Non
di rado mi capita di rileggere libri che ben conosco, è una pratica
che uso quando ho bisogno di sentirmi completamente soddisfatto da
opere che, oltre a essere dei capolavori, mi infondono quel gran
senso di pace di cui l´uomo ha sempre bisogno, soprattutto in
determinate circostanze, quali malanni vari e venti di guerra. E´
così che nei giorni scorsi ho ripreso in mano
Storia
di Tönle
e L´anno della vittoria, due
romanzi brevi (complessivamente 278 pagine) usciti dalla prodigiosa
penna di Mario Rigoni Stern e pubblicati quasi sempre in un unico
volume. In questi casi amo soffermarmi maggiormente durante la
lettura, cerco di estraniarmi il più possibile, in pratica di
entrare in quella storia, anche se da semplice spettatore. Ebbene, se
a volte, peraltro assai raramente, può capitare che l´opera appaia
inferiore al giudizio che le si era dato in precedenza, nel caso di
Storia
di Tönle
e L´anno della vittoria
è decisamente il contrario, perché quando sembra di leggere
qualcosa di nuovo, quando si ha chiara la sensazione del cuore che
palpita maggiormente è segno che quel lavoro non solo ha mantenuto
inalterato nel tempo il nostro interesse, ma lo ha addirittura
incrementato. Questo accade normalmente con i grandi classici e
questo (non solo questo, anche altri libri di Rigoni Stern) è un
classico a tutti gli effetti, stupendo quando è stato scritto,
meraviglioso anni dopo e magnifico oggi, la sua bellezza non sente il
peso degli anni, perché i temi trattati non solo sono universali, ma
sono senza tempo.
Leggere
di quest´uomo che ha fatto due volte il servizio militare, una
sotto l´Austria con un comandante dal nome italiano e uno sotto
l´Italia con un comandante dal nome tedesco, seguirlo nelle sue
peripezie di esule per non essere incarcerato, è un´esperienza
indimenticabile. Con lui si cammina fra le montagne nei boschi
dell´Impero, vicino a lui si sta nelle occasioni di ritorno in
incognito riscoprendo i valori essenziali della vita, quelli della
libertà, della famiglia, dell´amore, dell´amicizia. Tönle non
è un eroe e non vuole esserlo, come gli è imposto dal suo autore,
ma è un uomo sapiens
in tutti i sensi, travolto da una guerra che porta distruzioni nel
suo mondo, gli rovina la casa, lo tiene lontano forzatamente dai suoi
affetti; tuttavia, benché anziano, combatte per tornare là dove c´è
il suo focolare, perché anche con le mura cadute là è rimasto il
suo cuore e poi perché, quando i troppi anni pesano, è giusto
lasciare questa terra dove si è sempre vissuto, magari appoggiato a
un albero con gli occhi verso l´altopiano, che benché sconvolto,
ha la terra che è la sua carne, ha i boschi e i prati che sono il
suo cuore.
Se
L´anno
della vittoria
parla del rientro degli asiaghesi al loro paese, tutto diroccato a
seguito della guerra appena conclusa, La
storia di Tönle è
invece un romanzo sull'uomo, sul suo innato sentimento per la terra
dove è nato e vissuto, sulla nostalgia che prevale su ogni evento e
che fa della battaglia per il ritorno a casa un inno al concetto di
patria come luogo dei propri affetti.
Potrebbe sembrare che i due romanzi siano indipendenti, ma non lo
sono, se non nell´impostazione perché quello con Tönle
protagonista parla dell´essere umano in quanto tale;
L´anno
della vittoria
è
invece quella che può essere definita un'opera corale, dove uomini
come Tönle, riuniti, esaltano il concetto di comunità, di
identiche radici, indissolubili, inalienabili, tali da superare ogni
difficoltà purché sempre solidali, in un'unica grande famiglia per
cui vale la pena di vivere e di lottare.
Piove,
mentre sto scrivendo, ma dentro di me c´è il sole della speranza
in un mondo migliore che Mario Rigoni Stern ha così ben espresso in
questi due romanzi.
Renzo
Montagnoli