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  Bell'Italia  »  Il complesso delle “Sette chiese” a Bologna, di Renzo Montagnoli 08/09/2016
 

Il complesso delle “Sette chiese” a Bologna

di Renzo Montagnoli





L’Italia é talmente ricca di complessi monumentali che si rischia di dimenticarne qualcuno, di non visitarlo, anche se lo meriterebbe ampiamente.

La colpa non è solo del turista frettoloso, attratto da nomi altisonanti, ma sovente è da ricondursi alla scarsa valorizzazione degli enti preposti, che spesso cercano di mettere in risalto solo le opere più conosciute, lasciando al caso o comunque a una modesta pubblicità altre che, per ragioni che non mi spiego, meriterebbero senz’altro di essere visitate.

É questo il caso della Basilica di Santo Stefano a Bologna, che si affaccia sull’omonima piazza e che é anche conosciuta come il complesso delle “sette chiese”, un miscuglio di stili architettonici che vanno dal gotico italiano al più antico romanico. Vi si arriva facilmente – sono non più di dieci minuti a piedi – dal centro, già di per sé interessante da visitare. La piazza su cui si affaccia il complesso monumentale é cinta da bei palazzi di epoca tardo medievale, una cornice di prestigio che dona ulteriore charme alla basilica, che vista da fuori può sembrare anche poca cosa, ma che riserva notevoli sorprese appena vi si entra.

La sua storia é particolarmente complessa, poiché é sorta sui resti di quello che era un antico tempio pagano, e l’originaria chiesa fu accresciuta nei secoli da ben altre sei, ciascuna con parti murarie in comune e opportunamente comunicanti. Durante il periodo di vescovato di Petronio l’originaria costruzione, che era poi un battistero, si ampliò con l’edificazione, a fianco, della chiesa di San Vitale e da lì a poco sorse la terza, il Martyrium. Verso la metà dell’ottavo secolo arrivarono a Bologna i Longobardi, che costruirono nei pressi un quartiere, opportunamente dotato di una chiesa, dedicata a San Giovanni Battista. La cura del complesso fu affidata ai monaci benedettini, che nell’undicesimo e dodicesimo secolo fecero erigere il campanile, il chiostro, un grande monastero e un’altra chiesa, che verrà chiamata del Cenacolo. Già che c’erano pensarono anche di sistemare l’originario battistero, trasformato in chiesa, quella del Santo Sepolcro, dalla caratteristica pianta ottagonale. Passarono altri due secoli e in prossimità di un Anno Santo accadde un fatto che ha dell’incredibile: nel corso di lavori sotto l’attuale chiesa dei Santi Vitale e Agricola venne rinvenuto un sepolcro di epoca romana, sul quale era chiaramente inciso il nome di “Simone”. Non mancarono di fantasia e da Simone a Simon Pietro, l’apostolo fondatore della chiesa cristiana, il passo fu breve e si cominciò a sbandierare che il martire non era sepolto a Roma, ma a Bologna. Si era alla fine del 1399 e come ho dianzi detto si era sotto l’Anno Santo; la notizia, arrivata velocemente a Roma, non destò particolare interesse nella Curia, ma quando ci si accorse del netto calo dei pellegrini, ora diretti soprattutto a Bologna, si cominciò giustamente a pensare al danno economico e fu così che il Papa Bonifacio VIII intervenne pesantemente, sconsacrando la chiesa, dando ordine al vescovo bolognese di demolirla, di inumare in un luogo segreto il sarcofago con le spoglie del presunto Pietro, nonché di spiegare ai fedeli che si era trattato di un semplice equivoco e che la tomba di San Pietro era quella di Roma e solo quella. Ho cercato di immaginarmi le reazioni dei bolognesi, soprattutto quelle degli osti e degli albergatori, a cui ricorrevano i numerosi pellegrini: addio lasagne, addio tortellini, ma soprattutto, addio a tanti bei soldini.

Però anche allora eravamo in Italia e come sempre tutto cambia per poi ritornare come prima. Infatti a distanza di una settantina di anni i bolognesi non poterono di nuovo vantarsi di avere i resti di San Pietro, che Roma invece si teneva ben stretti per le note questioni economiche, ma, su bolla del pontefice Sisto IV, si autorizzò che la chiesa, che doveva essere stata distrutta e che invece era sta solo lasciata all’incuria nel tempo, potesse essere riconsacrata, dedicandola però tassativamente ai Santi Vitale e Agricola, due martiri cristiani delle persecuzioni di Diocleziano. Come al solito l’aspetto di fede religioso non c’entrava per nulla, poiché invece era una precisa volontà del nipote del papa, Girolamo Riario, che nel 1473 diventò signore di Imola e poi di Forlì, e la gentile concessione papale si ebbe unicamente affinché il rampante e ambizioso parente si attirasse le simpatie dei bolognesi.

Da quanto fino a ora esposto si evince che tutto questo edificare ed abbattere ha finito con il portare a uno strano complesso monumentale, il cui pregio maggiore è proprio quello architettonico.

Da tener presente che queste chiese rappresentano al loro interno, e ovviamente in scala, i luoghi Santi di Gerusalemme, il che costituiva e costituisce un motivo di particolare valore per i devoti. Da notare che colonne, archi e perfino gli scalini non hanno solo un scopo funzionale, ma sottendono una vena religiosa che dovrebbe aiutare a pervenire a una contemplazione mistica, cosa non difficile, visto il modesto afflusso di visitatori. Di grande bellezza sono i due chiostri che danno luce e aria a un complesso che altrimenti risulterebbe soffocante. Il percorso riservato ai turisti porta in pratica a vedere tutto, con una serie di passaggi, dei quali spesso non ci si accorge, e termina in una costruzione più recente, probabilmente del 1600, ove è allestito un piccolo Museo che raccoglie dipinti, su tavola e su tela, che vanno dal XIII al XVIII secolo, di scuola soprattutto toscana e veneta e che, benché gli autori non siano certo di primo piano, pur tuttavia sono di apprezzabile qualità. In fondo al Museo poi c’é la Cappella della Benda, del secolo XVI – XVII, dove è conservata, insieme ad altre preziose reliquie, la Benda della Madonna, che fu scoperta nel XII secolo dal vescovo Enrico nel corso delle ricerche del corpo di San Petronio. Secondo la tradizione la stessa era stata portata a Bologna, da Gerusalemme, dallo stesso San Petronio e si è sempre ritenuto che fosse imbevuta del sudore di Cristo.

Con tutti queste demolizioni e aggiunte è un momento fare confusione e pertanto di seguito mi preme elencare, per sommi capi, nell’ordine esatto, il percorso di visita:

1) La Chiesa del Crocefisso; 2) La Cripta, che si trova nella Chiesa del Crocefisso; 3) la Chiesa del Santo Sepolcro; 4) I cortile di Pilato; 5) La Chiesa della Santissima Trinità o Martiryum, 6) La Chiesa dei Santi Vitale ed Agricola; 7) il Chiostro e la Cappella della Benda.

Di conseguenza, delle originarie sette chiese attualmente ne restano quattro.

Ci sarà chi verrà attratto maggiormente dall’aspetto religioso e devo dire che il luogo è molto indicato per la meditazione; ci sarà invece quello maggiormente interessato all’aspetto monumentale; resta un fatto, merita di essere visitato questo bel complesso, che mi si dice sia abbastanza disertato dagli odierno bolognesi.

Per arrivare a Bologna penso non servano particolari indicazioni, visto che la città é servita da un aeroporto, dalla più importante stazione ferroviaria italiana, così come dalla più strategica autostrada- Gli alberghi, di diverse categorie, non mancano di certo e quanto al mangiare che cosa posso dirvi? Semplicemente che il nome Bologna è già una garanzia.





Fonti:



Uberti Consulenza Viaggi – www.uberti.eu



Nuok – www.nuok.it



Wikipedia – www.wikipedia.org



Duepassinelmistero – www.duepassinelmistero.com





Nota:

Le fotografie a corredo dell’articolo, nell’ordine, dall’alto in basso:

La facciata in controluce, reperita sul sito  www.nuok.it

Il chiostro grande, scattata dall’autore di questo articolo


 
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