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  Bell'Italia  »  Il forte di Pietole, di Renzo Montagnoli 03/03/2020
 
Il forte di Pietole

di Renzo Montagnoli


Ogni stato, soprattutto europeo, è disseminato di castelli e fortezze, costruzioni site esclusivamente lungo i confini e quindi con compiti difensivi. Si può andare molto indietro nel tempo, in epoca medievale, in cui troviamo manieri a volte edificati su castrum romani e poi, con il passare degli anni, dei secoli, cambiando le tipologie di armi, piano piano si finisce con l’arrivare alle fortezze, capaci di respingere i proiettili dei grossi calibri. In Italia se ne trovano, come altrove, lungo i confini, ma anche all’interno, considerato il frazionamento del nostro paese in tanti starelli, più o meno grandi, che solo le guerre risorgimentali riuscirono a unire. Un po’ al di fuori questa logica, frutto di un concetto che vedeva una città cinta dalle acque, se non imprendibile, almeno difficile da far capitolare, appare il forte di Pietole, che sorge a sud di Mantova in fregio al fiume Mincio, un’opera ciclopica e probabilmente unica nel suo genere in Europa con un duplice scopo: difendere la diga progettata da Chasseloup nel 1802, più o meno costituita dall’argine del fiume Mincio che va dal forte alle difese del Migliaretto, grazie al quale si poteva allagare la valle del Paiolo, e costiture una barriera difensiva nel lato sud della città di Mantova. Il progetto era indubbiamente ambizioso e richiedeva notevoli investimenti, ma data la sua importanza questi non costituirono un problema, anzi si affrettarono i lavori in modo che venissero a compimento nel più breve tempo posibile. Strutturato in più livelli difensivi, in modo da renderlo pressochè inespugnabile, con la possibilità di isolare singole parti riempiendo d’acqua dei fossati predisposti, costituiva effettivamente una costruzione a cui il termine di fortezza si addiceva in tutti i sensi. Per ironia della sorte non fu mai sottoposto a bombardamenti, anche se si ritennero necessari interventi murari successivi per opera degli austriaci ritornati nel Lombardo-Veneto dopo la caduta di Napoleone. Era evidente che anche loro attribuivano rilevanza particolare all’opera, poiché, come notorio, l’apparato difensivo preponderante di fronte alle colline mantovane, che poi saranno sempre teatro di grandi battaglie nelle tre guerre d’indipendenza, era rappresentato dal famoso quadrilatero con le forticazioni imponenti di Peschiera, di Verona, di Mantova e di Legnago. Tanto per dare un’idea dell’apparato difensivo del forte di Pietole questo a metà del XIX secolo era costituito da ben 102 pezzi di artiglieria, di cui 56 cannoni, 24 obici e 22 mortai. Tali armi pesanti furono utilizzate nel corso della prima guerra d’indipendenza per bombardare le truppe piemontesi accampate a sud di Mantova; poi nel 1862 e nel 1863 fu edificata una grande polveriera posta subito dietro il bastione centrale nella previsione di poter contare su riserve consistenti nel caso di un terzo conflitto con gli italiani, già ipotizzato con ragione dopo la conclusione della seconda guerra di indipendenza. Costituito il regno d’Italia, cambiati i confini, inevitabilmente il forte perse la sua funzione, tanto che si decise di trasformarlo in deposito di materiali e di munizioni. In questa nuova funzione ebbe la disavventura di una colossale esplosione dei proiettili destinati alla fronte orientale dell’Isonzo; nella circostanza si parlò un sabotaggio a opera di spie austriache, ma poi trovò ben più consistenza l’ipotesi di un incendio divampato dalla perdita di liquidi incendiari contenuti in alcuni proiettili; le fiamme divamparono e raggiunsero presto la grande polveriera, stracolma di munizioni, provocando un’esplosione gigantesca e un grande cratere, visibile ancor oggi. Le parti che non risultarono danneggiate continuarono a essere utilizzate come deposito di materiali e questo fino agli anni Novanta dello scorso secolo allorchè il forte fu ceduto dal Demanio dello Stato al Comune di Virgilio (ora Borgo Virgilio). Nel 2019 l’amministrazione comunale, consapevole dell’importanza storica e architettonica del manufatto, elaborò un ampio progetto di riqualificazione, con tre livelli di valorizzazione da sviluppare nel triennio 2019 – 2022: il Museo Multisensoriale Virgilio, il museo diffuso del forte, con il percorso napoleonico e austriaco dentro il Parco e le strutture fortificate, il percorso cicloturistico “Virgilio Bike” (in partner con i Comuuni di Bagnolo San Vito, Curtatone, San Giorgio e Porto Mantovano). Si tratta di un intervento complesso e oneroso, ma che, almeno nelle finalità, consente di recuperare per il pubblico utilizzo una struttura unica in Europa di questa tipologia e rimasta sostanzialmente immutata nelle sue lihnee essenziali ed esterne nell’arco di circa due secoli; che si tratti di opera imponente è rappresentato dalla sua estensione (oltre 300.000 metri quadrati) insistenti su un’altura chiamata Mons Virgili (Monte di Virgilio) in prossimilità del luogo dove nacque il poeta e che lui cantò così mirabilmente in Bucoliche.

Attualmente la visita è consentita in via del tutto eccezionale e dietro specifica richiesta all’ufficio cultura del comune, ma il mio consiglio è di pazientare, cioè di attendere il completamento dei consistenti lavori di recupero, al fine di poter usufruire di un percorso di visita sicuro e attrezzato.



Fonti: www.mantovafortezza.it e www.fortificazioni.net, da cui sono state tratte le foto a corredo dell’articolo, rappresentanti alcuni scorci del forte e la pianta dello stesso; www.borgovirgilio.gov.it e www.vocedimantova.it




 
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