Il
forte di Pietole
di
Renzo Montagnoli
Ogni
stato, soprattutto europeo, è disseminato di castelli e
fortezze, costruzioni site esclusivamente lungo i confini e quindi
con compiti difensivi. Si può andare molto indietro nel tempo,
in epoca medievale, in cui troviamo manieri a volte edificati su
castrum romani e poi, con il passare degli anni, dei secoli,
cambiando le tipologie di armi, piano piano si finisce con l’arrivare
alle fortezze, capaci di respingere i proiettili dei grossi calibri.
In Italia se ne trovano, come altrove, lungo i confini, ma anche
all’interno, considerato il frazionamento del nostro paese in
tanti starelli, più o meno grandi, che solo le guerre
risorgimentali riuscirono a unire. Un po’ al di fuori questa
logica, frutto di un concetto che vedeva una città cinta dalle
acque, se non imprendibile, almeno difficile da far capitolare,
appare il forte di Pietole, che sorge a sud di Mantova in fregio al
fiume Mincio, un’opera ciclopica e probabilmente unica nel suo
genere in Europa con un duplice scopo: difendere la diga progettata
da Chasseloup nel 1802, più o meno costituita dall’argine
del fiume Mincio che va dal forte alle difese del Migliaretto, grazie
al quale si poteva allagare la valle del Paiolo, e costiture una
barriera difensiva nel lato sud della città di Mantova. Il
progetto era indubbiamente ambizioso e richiedeva notevoli
investimenti, ma data la sua importanza questi non costituirono un
problema, anzi si affrettarono i lavori in modo che venissero a
compimento nel più breve tempo posibile. Strutturato in più
livelli difensivi, in modo da renderlo pressochè
inespugnabile, con la possibilità di isolare singole parti
riempiendo d’acqua dei fossati predisposti, costituiva
effettivamente una costruzione a cui il termine di fortezza si
addiceva in tutti i sensi. Per ironia della sorte non fu mai
sottoposto a bombardamenti, anche se si ritennero necessari
interventi murari successivi per opera degli austriaci ritornati nel
Lombardo-Veneto dopo la caduta di Napoleone. Era evidente che anche
loro attribuivano rilevanza particolare all’opera, poiché,
come notorio, l’apparato difensivo preponderante di fronte alle
colline mantovane, che poi saranno sempre teatro di grandi battaglie
nelle tre guerre d’indipendenza, era rappresentato dal famoso
quadrilatero con le forticazioni imponenti di Peschiera, di Verona,
di Mantova e di Legnago. Tanto per dare un’idea dell’apparato
difensivo del forte di Pietole questo a metà del XIX secolo
era costituito da ben 102 pezzi di artiglieria, di cui 56 cannoni, 24
obici e 22 mortai. Tali armi pesanti furono utilizzate nel corso
della prima guerra d’indipendenza per bombardare le truppe
piemontesi accampate a sud di Mantova; poi nel 1862 e nel 1863 fu
edificata una grande polveriera posta subito dietro il bastione
centrale nella previsione di poter contare su riserve consistenti nel
caso di un terzo conflitto con gli italiani, già ipotizzato
con ragione dopo la conclusione della seconda guerra di indipendenza.
Costituito il regno d’Italia, cambiati i confini,
inevitabilmente il forte perse la sua funzione, tanto che si decise
di trasformarlo in deposito di materiali e di munizioni. In questa
nuova funzione ebbe la disavventura di una colossale esplosione dei
proiettili destinati alla fronte orientale dell’Isonzo; nella
circostanza si parlò un sabotaggio a opera di spie austriache,
ma poi trovò ben più consistenza l’ipotesi di un
incendio divampato dalla perdita di liquidi incendiari contenuti in
alcuni proiettili; le fiamme divamparono e raggiunsero presto la
grande polveriera, stracolma di munizioni, provocando un’esplosione
gigantesca e un grande cratere, visibile ancor oggi. Le parti che non
risultarono danneggiate continuarono a essere utilizzate come
deposito di materiali e questo fino agli anni Novanta dello scorso
secolo allorchè il forte fu ceduto dal Demanio dello Stato al
Comune di Virgilio (ora Borgo Virgilio). Nel 2019 l’amministrazione
comunale, consapevole dell’importanza storica e architettonica
del manufatto, elaborò un ampio progetto di riqualificazione,
con tre livelli di valorizzazione da sviluppare nel triennio 2019 –
2022: il Museo Multisensoriale Virgilio, il museo diffuso del forte,
con il percorso napoleonico e austriaco dentro il Parco e le
strutture fortificate, il percorso cicloturistico “Virgilio
Bike” (in partner con i Comuuni di Bagnolo San Vito, Curtatone,
San Giorgio e Porto Mantovano). Si tratta di un intervento complesso
e oneroso, ma che, almeno nelle finalità, consente di
recuperare per il pubblico utilizzo una struttura unica in Europa di
questa tipologia e rimasta sostanzialmente immutata nelle sue lihnee
essenziali ed esterne nell’arco di circa due secoli; che si
tratti di opera imponente è rappresentato dalla sua estensione
(oltre 300.000 metri quadrati) insistenti su un’altura chiamata
Mons Virgili (Monte di Virgilio) in prossimilità del luogo
dove nacque il poeta e che lui cantò così mirabilmente
in Bucoliche.
Attualmente
la visita è consentita in via del tutto eccezionale e dietro
specifica richiesta all’ufficio cultura del comune, ma il mio
consiglio è di pazientare, cioè di attendere il
completamento dei consistenti lavori di recupero, al fine di poter
usufruire di un percorso di visita sicuro e attrezzato.
Fonti:
www.mantovafortezza.it
e www.fortificazioni.net,
da
cui sono state tratte le foto a corredo dell’articolo,
rappresentanti alcuni scorci del forte e la pianta dello stesso;
www.borgovirgilio.gov.it
e www.vocedimantova.it
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