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  Bell'Italia  »  Il giro dei cinque laghi, di Renzo Montagnoli 10/04/2020
 
Il giro dei cinque laghi

di Renzo Montagnoli



In montagna ci si va per fare passeggiate e, se la forma fisica lo consente, anche delle escursioni. Riguardo a queste ultime molti anni fa mi sono permesso una cavalcata (a piedi, però) che nella zona di Madonna di Campiglio è da tempo un classico. Mi riferisco al giro dei cinque laghi, un percorso in verità piuttosto impegnativo che si sviluppa lungo i pendii del gruppo della Presanella, la cui vetta più alta è proprio la cima Presanella (m. 3.558), ma, tranquilli, non è lì sopra che c’è da andare. Si viaggia comunque a quote non trascurabili, tra rocce granitiche, su sentieri impervi, un’escursione che si snoda per circa 15 Km., senza che si possano trovare punti di ristoro. E’ quindi indispensabile preliminarmente un buon allenamento e poi, senza ricorrere ad attrezzature particolari (non ci sono vie ferrate), occorre tuttavia coprirsi bene, mettere ai piedi delle pedule, portare nello zaino una riserva d’acqua e alimenti che siano in grado di fornire verlocemente le calorie che servono. Si parte da Madonna di Campiglio, il ridente centro turistico così caro in epoca imperale agli Asburgo, e si raggiunge la località di Patascoss a 1.728 m. slm, dove si trova l’omonimo rifugio e dove è possibile lasciare l’auto. E’ proprio da lì che inizia il percorso escursionistico; si prende la strada per la malga Ritorto, ma pressochè subito si devia a destra e si percorre in salita la strada forestale, passando per la baita Casinel e infine raggiungendo il Rifugio Pancugolo, che è vicinissimo all’arrivo della Cabinovia 5 Laghi (chi desidera percorrere meno strada può utilizzare appunto questo impianto di risalita). Dietro a questo rifugio parte un sentiero pianeggiante che porta al lago Ritorto, ma da lì inizia a salire fino a giungere al Passo Ritorto, dopo di cui si prosegue con continui saliscendi e si arriva al lago Lambin. Da lì si segue un costone in salita per poi scendere al lago Serodoli. Altra erta piuttosto ripida e in breve si tocca il lago Gelato; tornati nuovamente al lago Serodoli c’è un tratto veramente impegnativo in discesa che permette di raggiungere il piccolo lago Nero. Dopo si trova un bivio e si prende a sinistra lungo il sentiero 266 per “Busa dei cavai”. Oltrepassata questa si scende ulteriormente fino a giungere al lago Nambino, dove si trova anche l’omonimo rifugio, e da lì, vicino alla bocca del lago, si prende il sentiero che consente di ritorrnare alla località di partenza Patascoss. Il punto più basso è ai 1.728 m. del rifugio Patascoss, quello più alto si trova a 2.460 slm; secondo le carte dei sentieri il tempo necessario per completare l’escurscone è di sei ore, ma credo che la misura più adatta alle capacità medie dei gitanti sia di otto ore, il che implica che occorre mettersi in marcia piuttosto presto. A quelle quote e in montagna il tempo cambia rapidamente ed è per questo che è opportuno portare anche un giubbino impermeabile, perché la pioggia è sempre dietro l’angolo e con questa, se frutto di temporali, vi è sempre il pericolo di fulmini, come capitò a me che, al riparo del rifugio Nambino, vidi una saetta cadere nell’omonimo lago a non più di una trentina di metri. Sulle cartine segnavie i sentieri relativi al percorso sono il 232, il 217 e il 266. Tutto questo per quanto riguarda l’aspetto tecnico dell’escursione e se passiamo invece a quel che potranno vedere gli occhi, beh è un panorama che varia continuamente e che incanta in pieno sole, ma un po’ fa venir paura quando il cielo si copre. Da un lato c’è il grande gruppo della Presanella e dall’altro quello delle dolomiti di Brenta, uno spettacolo veramente unico. E poi, con la soddisfazione di essersi guadagnati questo punto di osservazione, si può star certi che, ritornati alla base, l’inevitabile stanchezza risulterà mitigata da un vero e proprio entusiasmo.

Da ultimo è quasi d’obbligo chiedersi come mai questa escursione si chiami I cinque laghi, quando questi sono sei, e a suo tempi chiesi a quelli del posto ma non ebbi una risposta univoca, anche se prevalse quella che considera il lago Lambin poco più di una pozzanghera.



Fonti:


https://www.campigliodolomiti.it/it


Le fotografie a corredo dell’articolo sono state reperite su diversi siti Internet relatvi al turismo in provincia di Trento.







 
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