Il
giro dei cinque laghi
di
Renzo Montagnoli
In
montagna ci si va per fare passeggiate e, se la forma fisica lo
consente, anche delle escursioni. Riguardo a queste ultime molti anni
fa mi sono permesso una cavalcata (a piedi, però) che nella
zona di Madonna di Campiglio è da tempo un classico. Mi
riferisco al giro dei cinque laghi, un percorso in verità
piuttosto impegnativo che si sviluppa lungo i pendii del gruppo della
Presanella, la cui vetta più alta è proprio la cima
Presanella (m. 3.558), ma, tranquilli, non è lì sopra
che c’è da andare. Si viaggia comunque a quote non
trascurabili, tra rocce granitiche, su sentieri impervi,
un’escursione che si snoda per circa 15 Km., senza che si
possano trovare punti di ristoro. E’ quindi indispensabile
preliminarmente un buon allenamento e poi, senza ricorrere ad
attrezzature particolari (non ci sono vie ferrate), occorre tuttavia
coprirsi bene, mettere ai piedi delle pedule, portare nello zaino una
riserva d’acqua e alimenti che siano in grado di fornire
verlocemente le calorie che servono. Si parte da Madonna di
Campiglio, il ridente centro turistico così caro in epoca
imperale agli Asburgo, e si raggiunge la località di
Patascoss a 1.728 m. slm, dove si trova l’omonimo rifugio e
dove è possibile lasciare l’auto. E’ proprio da lì
che inizia il percorso escursionistico; si prende la strada per la
malga Ritorto, ma pressochè subito si devia a destra e si
percorre in salita la strada forestale, passando per la baita Casinel
e infine raggiungendo il Rifugio Pancugolo, che è vicinissimo
all’arrivo della Cabinovia 5 Laghi (chi desidera percorrere
meno strada può utilizzare appunto questo impianto di
risalita). Dietro a questo rifugio parte un sentiero pianeggiante che
porta al lago Ritorto, ma da lì inizia a salire fino a
giungere al Passo Ritorto, dopo di cui si prosegue con continui
saliscendi e si arriva al lago Lambin. Da lì si segue un
costone in salita per poi scendere al lago Serodoli. Altra erta
piuttosto ripida e in breve si tocca il lago Gelato; tornati
nuovamente al lago Serodoli c’è un tratto veramente
impegnativo in discesa che permette di raggiungere il piccolo lago
Nero. Dopo si trova un bivio e si prende a sinistra lungo il sentiero
266 per “Busa dei cavai”. Oltrepassata questa si scende
ulteriormente fino a giungere al lago Nambino, dove si trova anche
l’omonimo rifugio, e da lì, vicino alla bocca del lago,
si prende il sentiero che consente di ritorrnare alla località
di partenza Patascoss. Il punto più basso è ai 1.728
m. del rifugio Patascoss, quello più alto si trova a 2.460
slm; secondo le carte dei sentieri il tempo necessario per completare
l’escurscone è di sei ore, ma credo che la misura più
adatta alle capacità medie dei gitanti sia di otto ore, il che
implica che occorre mettersi in marcia piuttosto presto. A quelle
quote e in montagna il tempo cambia rapidamente ed è per
questo che è opportuno portare anche un giubbino impermeabile,
perché la pioggia è sempre dietro l’angolo e con
questa, se frutto di temporali, vi è sempre il pericolo di
fulmini, come capitò a me che, al riparo del rifugio Nambino,
vidi una saetta cadere nell’omonimo lago a non più di
una trentina di metri. Sulle cartine segnavie i sentieri relativi al
percorso sono il 232, il 217 e il 266. Tutto questo per quanto
riguarda l’aspetto tecnico dell’escursione e se passiamo
invece a quel che potranno vedere gli occhi, beh è un panorama
che varia continuamente e che incanta in pieno sole, ma un po’
fa venir paura quando il cielo si copre. Da un lato c’è
il grande gruppo della Presanella e dall’altro quello delle
dolomiti di Brenta, uno spettacolo veramente unico. E poi, con la
soddisfazione di essersi guadagnati questo punto di osservazione, si
può star certi che, ritornati alla base, l’inevitabile
stanchezza risulterà mitigata da un vero e proprio entusiasmo.
Da
ultimo è quasi d’obbligo chiedersi come mai questa
escursione si chiami I cinque laghi, quando questi sono sei, e
a suo tempi chiesi a quelli del posto ma non ebbi una risposta
univoca, anche se prevalse quella che considera il lago Lambin poco
più di una pozzanghera.
Fonti:
https://www.campigliodolomiti.it/it
Le
fotografie a corredo dell’articolo sono state reperite su
diversi siti Internet relatvi al turismo in provincia di Trento.
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