Alghero:
una città che rimane nel cuore
di
Piera Maria Chessa
Scrissi
questo testo tanti anni fa, nell’agosto del 2008, è
quindi abbastanza “datato”, però mi piace
riproporlo perché, rileggendolo, ho rivissuto quei giorni con
piacere e nostalgia, ma anche con un pizzico di rimpianto. Tanti anni
sono infatti trascorsi, e tante cose nel frattempo sono successe…
Alghero,
la “piccola Barcellona”, così veniva chiamata, è
una città che amo molto per le atmosfere e le suggestioni che
sa trasmettere. Vado a rivederla ogni tanto, ma sempre abbastanza di
corsa. Quella volta invece è stata tutta un’altra cosa:
passeggiate lente, non per pigrizia ma per una scelta ben precisa,
sguardi che si soffermavano a lungo sulle sue bellezze, tra queste
anche le sue chiese ricche di storia, e i bei palazzi antichi.
Il
risultato è stato piacevolissimo: un senso di appagamento che
ricordo ancora molto bene.
***
Alghero:
mare e mura, profumi e colori
Ho
trascorso la settimana scorsa ad Alghero, città turistica
piuttosto conosciuta. Stando lì, e non di passaggio, come
spesso mi accade, ho potuto “farne parte”. Ho fatto
lunghissime passeggiate e mi sono “guardata intorno”.
Credo che mai, come in questi giorni, lei ed io abbiamo avuto modo di
conoscerci. E devo dire che ci siamo piaciute!
Ho
nelle narici i suoi profumi, l’odore del mare, diverso a
seconda del luogo in cui sosti, dei vicoli del centro storico, dove
sono stati aperti numerosi ristoranti e trattorie, e nel passarvi
accanto, il profumo ti investe e ti spinge a fermarti.
E
ho negli occhi i colori, quelli dei coralli, di cui il mare di
Alghero è ricco, degli ori e degli argenti esposti nelle
vetrine dei negozi situati lunghe le antiche vie della città.
Fare
le passeggiate lungo i bastioni che circondano il nucleo più
antico è spettacolare, soprattutto se ti affacci dall’alto
sul mare, illuminato di giorno dal sole, di notte da una miriade di
luci che lo rendono speciale.
Sul
lungomare, alla sera, i complessini si alternano alle danze , ai
canti, ai fuochi d’artificio, alle giostre coloratissime.
Ho
visto una scultura fatta con la sabbia da un artista di strada: un
piccolo gioiello che il vento, il mare, lo scorrere del tempo presto
porteranno via.
Ho
potuto soltanto fotografarla, in seguito certamente non sarà
come ammirarla dal vero.
E
le innumerevoli bancarelle dei venditori dell’Ecuador, del
Senegal, dell’India, della Cina. Quanti colori , quanti piccoli
capolavori!
Sedie
intagliate, maschere in legno dai colori caldi, oggetti semplici ma
talvolta molto belli e delicati.
Maree
di persone che a volte ti levano il respiro nel venirti incontro,
perché lo spazio manca.
Infine,
lontano, là dove sembra che il mare finisca, il lunghissimo
promontorio di Capo Caccia: un gigante che dorme disteso sull’acqua.
E
proprio in cima, il faro, che insegui con gli occhi mentre
alternativamente si accende e si spegne.
Alghero,
la città dove il catalano continua a essere parlato e il
corallo pescato, dove i turisti continuano a trascorrere le vacanze,
incapaci di resistere al suo fascino fatto di mare e marinai, di
colori e odori, di torri e bastioni, di vie strette che sanno di
pietanze e di gente.
https://pieramariachessa.wordpress.com/
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