La
val di Rabbi
di
Renzo Montagnoli
La
val di Rabbi e una laterale della val di Sole ed è parallela
alla val di Peio, separata dalla catena di montagne Cima Rossa,
Vegaia, Tremenesca e Camocina; l’opposto versante confina
invece con la val di Brésimo in val di Non e con le valli
Martello e d’Ultimo. Penso che chi ha un po’ di
conoscenza del Trentino Alto Adige possa così aver compreso
dove si trova la vallata che ci occupa. Praticamente è estesa
su tutta la superficie del comune di Rabbi ed è percorsa da
una comoda strada che corre su una sponda del torrente Rabbies e che
parte da un’altezza di circa 800 metri per arrivare a 1.400
metri, per una lunghezza complessiva di 12 Km.. Lungo il tragitto si
incontra una delle attrattive di questo posto, vale a dire lo
stabilimento termale, famoso per l’acqua minerale
bicarbonato-alcalina-ferruginosa, notevolmente carbonica e
naturalmente gassata, particolarmente efficace per la sua azione
sull’apparato cardiocircolatorio, nonché sugli apparati
respiratorio, neurovegetativo, digerente e uropoietico, proprietà
terapeutiche che erano già ben conosciute e sfruttate a
partire dalla metà del secolo XVII.
La
val di Rabbi però non è solo terme, ma sono presenti
attrattive naturali che la fanno una meta di sicuro interesse.
Indubbiamente affascinanti sono le celebri cascate del Saent, che
sono due, una sopra l’altra, uno spettacolo della natura da
lasciare senza fiato e a cui non è difficile arrivare su un un
sentiero nel complesso alla portata di tutti. E a proposito di
sentieri è necessario ricordare quello del Valorz, un percorso
ad anello nel bosco adatto a ogni età e lungo il quale si
incontrano, previa una breve deviazione, le cascate di Valorz, forse
meno note note di quelle del Saent, ma di certo non meno belle. E se
dopo una bella scarpinata vi dolgono i piedi non ci sono problemi
perché, sfruttando con una deviazione l’acqua fresca del
torrente, è stato predisposto per i villeggianti un
tonificante percorso Kneipp in località Valorz, vicino alla
frazione di San Bernardo. Alle fonti di Rabbi c’è poi un
centro visitatori del Parco Naturale dello Stelvio e in località
Plan si possono ammirare delle antiche macchine ad acqua, con cui
veniva segato il legno. C’è però un altro punto
d’interesse in cui ha messo lo zampino l’uomo ed è
il ponte tibetano; lungo circa 100 metri scavalca il torrente
Ragaiolo che alimenta una cascata fragorosa. Il manufatto è
sconsigliato a chi soffre di vertigini, ma non c’è
nessun pericolo perché le sponde sono alte in misura tale da
evitare una caduta e pertanto la maggior emozione, a parte la
bellezza del paesaggio, deriva dall’inevitabile
ballonzolamento, soprattutto quando si è verso la metà
del ponte.
La
valle è indubbiamente bella, ha un profumo di vita che può
ricordare certi paesaggi agresti di cui ormai da tempo si è
persa la memoria e quindi è idonea a un soggiorno estivo, ma
anche invernale, visto che ci sono piste da fondo e si può
praticare lo sci alpinismo.
Personalmente
mi ha dato un senso di intensa serenità, quale si può
trovare solo nei silenzi che permettono di ascoltare le infinite voci
della natura: il sospiro del vento, il brusio di mille insetti, il
fragore dell’acqua che cade. Forse ci sono valli anche più
belle, con vette dolomitiche (lì non ci sono Dolomiti), ma la
montagna, se non richiama troppi turisti come nel caso della Val di
Rabbi, è un posto di sicura pace, in cui ricreare il corpo e
lo spirito.
Per
arrivare basta uscire dal casello di Mezzocorona della A22, risalire
la val di Non, prendere per la val di Sole e poi non ci sono che da
seguire le indicazioni. L’ospitalità è adeguata e
di diverse tipologie; al riguardo mi permetto di rimandare al link
che segue:
https://www.valdirabbi.com
Nota:
Le foto, a corredo dell’articolo, sono state reperite in
diversi siti Internet.
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