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  Poesie  »  Epica  »  Grido di libertà 27/01/2006
 

Fra le messi bionde già pronte ad esser colte,

 

mosse da un vento caldo d'estate che aumentava

 

l'arsura delle nostre gole, combattemmo fino a sera

 

contro forze soverchianti e professioniste della guerra.

 

I più fortunati di noi caddero con il gladio in mano,

 

raggiunsero la libertà che tanto avevamo agognato.

 

E quando il sole al tramonto arrossò di più la piana

 

insanguinata i pochi rimasti erano talmente stremati

 

che non riuscirono nemmeno a trafiggere se stessi.

 

In catene fummo portati all'Urbe e prima d'entrarvi

 

il supplizio ci fu assegnato: una lunga fila di croci

 

segnò la nostra fine e quella del nostro anelito.

 

Dall'alto, fra lo strazio delle carni dilaniate, la vista

 

già offuscata dalla morte incipiente,  guardo voi

 

che passate ed un occhiata furtiva ci lanciate.

 

Ancora poco e per noi sarà la libertà: tenebre

 

si affacceranno all'intorno e Caronte ci porterà

 

ove tutti eguali sono, nel regno della pace.

 

Non invidio voi che accelerate il passo,

 

schiavi delle convenzioni, oppressi dal timore

 

di perdere quella che credete la libertà e

 

invece è la dorata prigione del vostro essere,

 

la rinuncia alla vostra innata personalità.

 

Già incombe il buio della notte e nel silenzio

 

s'odono le parole strozzate di noi morenti

 

che si spengono con un unico terrificante grido:

 

“ Ecco la libertà”.

       

               

 

 
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