Lungo
il Sarca di Val Genova
di
Renzo Montagnoli
Porta
con sé il freddo dei ghiacci
da
cui nasce, il biancore
dell’Adamello
che su tutti svetta.
Da
rigagnolo a ruscello
e
là dove incontra
la
piana di Bedole
s’ingrossa
e spumeggiando
si
trasforma in torrente.
Giù
per balze scoscese
a
frangersi contro massi millenari
s’alimenta
con altre acque
che
precipitano in rombanti
cascate
da quella imboscata
del
Lares alla spettacolare del Nardis.
Lungo
le sue accidentate rive
da
giovane andavo
stupito
dall’alternarsi
di
acqua mugghiante
e
di impreviste lanche.
Mi
sembrava di essere
Livingston
che nella foresta
con
fatica procedeva
ma
non c’erano coccodrilli
a
insidiare i miei passi
e
allora li inventavo.
Un
tronco morto, metà in acqua,
metà
a riva, poteva anche
sembrare
un assonnato caimano.
Innocue
volteggianti cornacchie
diventavano
affamati avvoltoi
in
un mondo in cui il reale
e
la mia fantasia erano convolati
a
nozze in un viaggio sognato
e
solo l’ora che correva
e
imponeva il ritorno spiegava
le
sue ali per trasportarmi
nella
quotidianità.
Restava
a lungo nelle orecchie
il
rombo di tuono del torrente
che
spezzava la sua forza sui massi erratici
e
un profumo di polvere d’acqua
di
cui rimane ora solo un lontano ricordo.
Da
Un paese tra i monti
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