Canto
celtico
di
Renzo Montagnoli
S´alzano
le brume del mattino
frustate
dagli strali del primo sole
e
al lontano suono di cornamuse
s´accompagna
la lenta melodia di una cetra.
Della
notte, popolata di folletti,
resta
solo l´erba imperlata di sudore.
Gli
dei di quel tempo si sono ormai assopiti,
ma
alle note del citaredo che saluta l´alba
s´affacciano
nella nebbia che si dirada
per
un ultimo sguardo a un mondo
che
non è più loro,
a
una terra dal futuro senza memoria.
Sembra
allora di indovinare nella caligine armati
che
cantano le gesta al levar del sole.
Ma
tutto sfuma, tutto cessa, nella luce
che
ravviva il giorno e che spegne la notte.
Solo
nel bosco la vecchia quercia conserva
negli
scrigni preziosi delle foglie
le
note malinconiche di cento cornamuse.
La
realtà ritorna,
il
sogno si nasconde,
fino
alla prossima alba.
Da Canti
celtici (Il Foglio, 2007)