Duchi
d’Aosta
di
Gianni Oliva
Arnoldo
Mondadori Editore S.p.A.
Storia
biografie
Pagg.
238
ISBN
9788804537717
Prezzo
Euro 8,80
Il
ramo secondario
Credo
che dopo più di settant’anni di repubblica ben pochi
abbiano una conoscenza dei rami dinastici dei Savoia, tranne forse
per la diatriba insorta secondo la quale il legittimo successore,
come re d’Italia, di Umberto II non sarebbe suo figlio Vittorio
Emanuele di Savoia, bensì il duca Amedeo d’Aosta. Credo
altresì che di questi litigi monarchici siano interessati
forse solo i contendenti e quindi è inutile che mi dilunghi in
questa querelle, mentre riveste più interesse sapere come
hanno avuto origine i Duchi d’Aosta e chi siano stati in
passato per l’Italia monarchica.
Vittorio
Emanuele II, il re dell’Unità d’Italia, ebbe
diversi figli fra illegittimi e legittimi, ma a noi quelli che
interessano sono questi ultimi; il primogenito fu Umberto I che, in
quanto tale, alla morte del padre divenne re d’Italia; a sua
volta, caduto sotto i colpi di pistola dell’anarchico Bresci,
gli succedette Vittorio Emanuele III, quella della correità
con il fascismo e uno degli artefici dell’armistizio dell’8
settembre 1943, con il quale riusci, mirabilmente, a tradire i
tedeschi, gli italiani e la stessa monarchia; alla sua abdicazione
subentrò come sovrano, per l’esattezza dal 9 maggio 1946
al 10 giugno del medesimo anno, il figlio Umberto II.
Il
secondogenito di Vittorio Emanuele II, Amedeo Duca d’Aosta,
diede inizio a questa seconda linea dinastica che, nelle confuse
conoscenze del popolo, ha vantato dei rappresentanti più
stimati della linea principale e al riguardo basti pensare a due
soprattutto, figli entrambi del capostipite: Luigi Amedeo duca degli
Abruzzi, grande esploratore, ed Emanuele Filiberto, che, in quanto
primogenito, fu investito del titolo di duca d’Aosta, il
personaggio forse più conosciuto della famiglia, in quanto
comandante nel corso della Grande Guerra della gloriosa III armata.
Il divario con la linea principale si acuì proprio grazie ai
figli di Amedeo Duca d’Aosta che si trovarono a essere
raffrontati con Vittorio Emanuele III: loro alti, aitanti, brillanti,
intraprendenti, maschi, lui, come noto, un nanetto per niente
simpatico, ben poco comunicativo, anche se probabilmente più
intelligente dei cugini.
Il
bel saggio di Gianni Oliva ci parla appunto della dinastia dei Duchi
d’Aosta, ponendo l’accendo sul fatto che, benché
non abbiano mai tentato di impadronirsi della corona, sono sempre
apparsi meritevoli della stessa, quasi sempre di più di chi la
portava sul capo.
Sotto
questo aspetto il libro ripercorre la storia d’Italia dalla sua
unità fino all’estinzione della forma monarchica di
governo del paese, con interessanti annotazioni riguardo ai fatti più
salienti, da cui fra
l’altro
si evince che non è
vero
che il fascismo non sarebbe
andato al
potere nel
caso che il re non fosse stato
Vittorio
Emanuele III, perché anche suo cugino Emanuele Filiberto era
un nazionalista di ispirazione fascista e quindi è il caso di
dire che se la storia non si fa con i “se” e con i “ma”
questo è il classico caso che lo conferma.
Da
leggere, perché c’è da imparare.
Gianni
Oliva,
storico, giornalista e politico italiano, studioso del Novecento, da
anni si occupa degli aspetti meno indagati della storia nazionale, in
particolare dei nodi irrisolti del 1943-48. Da Mondadori ha
pubblicato, fra gli altri, La
resa dei conti (1999), Foibe (2002), Le
tre Italie del 1943 (2004), Profughi (2005), Si
ammazza troppo poco (2006), L'ombra
nera (2007), Soldati
e ufficiali (2009), Esuli (2011), L'Italia
del silenzio (2013), Un
regno che è stato grande (2013).
Alle vicende della dinastia sabauda ha invece dedicato I
Savoia (1998)
e Duchi
d'Aosta (2003).
Per Edizioni del Capricorno ha pubblicato La
Grande Guerra degli italiani. 1915-1918 (2015), Mussolini
1945. La fine del Fascismo (2015), L’avventura
coloniale italiana. L’Africa Orientale Italiana
1885-1942 (2016), Un
secolo d’immigrazione a Torino. Storia e storie dall’Ottocento
a oggi (2017)
e Torino
anni di piombo (2018).
Renzo
Montagnoli
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