Ballata
senza nome
di
Massimo Bubola
Edizioni
Frassinelli
Narrativa
Pagg.
192
ISBN
9788893420297
Prezzo
Euro 17,90
Voci
mute contro la guerra
E’
il 28 ottobre del 1921 e siamo all’interno della Basilica di
Aquileia, affollata di vedove di guerra, di reduci, di militari di
alto grado e di politici; tutti gli occhi sono rivolti a Maria
Bergamas, madre di un irredento disperso nella grande guerra, la
quale dovrà scegliere fra gli undici feretri allineati nella
navata centrale quello del milite ignoto, che dovrà poi essere
traslato a Roma per essere posto dentro il Vittoriano. Quindi la
geniale intuizione del generale Giulio Douhet sta per concretizzarsi,
intuizione che vuole essere un ringraziamento ufficiale a chi è
caduto sul campo di battaglia, a chi si è immolato per la
patria. La donna, in gramaglie, che ha già da tempo un
colloquio muto con il figlio defunto, si avvicina a ogni bara e
percepisce il racconto della vita e della morte che ciascuno di quei
corpi ignoti le trasmette e per ognuno lei ha una reazione
altrettanto muta, in una sorta di colloquio silenzioso che non viene
intuito dai presenti, tutti tesi a vedere quale sarà il
feretro scelto da Maria Bergamas.
L’idea
di Bubola, poeta, musicista e scrittore, è geniale, con quel
suo dare la voce a chi voce non ha, ma il rischio, dato l’argomento,
di incorrere in una retorica asfissiante è concreto, anche se
l’abilità dell’autore è tale da evitarlo,
soprattutto perché gli scopi dell’opera non sono
l’esaltazione della nostra vittoria in una guerra sanguinosa,
non è l’ode a una patria volta ad affermare la sua
supremazia, sono invece quelli ben più nobili di
un’invocazione alla pace, alla fratellanza fra i popoli, a
ritrovare un’umanità che sappia cogliere nei comuni
gesti della vita un punto di unione e non di disaccordo. Fra questi
poveri soldati che riposano nelle bare non c’è mai odio
e anche la vita che raccontano è quella di gente costretta
alla guerra e che si accorge di combattere non per ideali, bensì
per l’interesse di chi ha il potere, un sentimento comune che
si lascia supporre, da alcune riflessioni, anche nel nemico, che non
è più tale, ma che diventa al più un semplice
avversario.
Con
in mente Niente
di nuovo sul fronte occidentale e
Un
anno sull’Altipiano
Bubola confezione un’opera di elevato valore, che
pur nella scia dei libri che ho appena citato ha una una sua
autonomia di trama e di sviluppo che la rendono ben identificabile e
ulteriormente apprezzabile. L’autore è accorto
nell’esporre, forte di una struttura ben congegnata,
ed è altrettanto abile nel passare dalla creatività che
si innesta nel fatto storico alla storia stessa, poiché
l’opera si conclude, una volta che Maria ha fatto la sua
scelta, con il trasporto della salma a Roma con un treno speciale,
coperto di fiori, che procede lentamente di modo che la gente possa
accorrere a vederlo, possa entrare in sintonia con l’eroe per
eccellenza della patria, ma anche con colui che rappresenta, a nome
dei tanti caduti, il simbolo di una tragedia. Nei nostri soldati,
accomunati dalla morte, ma anche da una vita fatta di duro lavoro,
dall’amore e da sogni che si sono infranti, si specchiano i
vivi, i reduci, i mutilati, insomma tutto un popolo che si sente così
universalmente rappresentato e che in cuor suo, contento di essere
scampato al massacro, grida forte “ Mai più guerre”,
purtroppo ignaro che anche per la pace occorre combattere.
Ballata
senza nome
è stata una piacevolissima sorpresa, uno di quei libri che
farei leggere anche a scuola, affinché, fin da giovani, i
futuri uomini possano comprendere la scellerata inutilità
della guerra.
Massimo
Bubola,
nome di culto e figura centrale della musica d'autore italiana,
poeta, musicista, scrittore. Ha al suo attivo venti album che
tracciano un percorso unico nella letteratura musicale del nostro
Paese. Già alla fine degli anni Settanta, Bubola crea una
poetica che si abbevera alla tradizione della musica popolare e alla
poesia contemporanea, arrivando a maturare una formula musicale ricca
di suggestioni letterarie, che influenzerà la scena italiana a
cominciare da Fabrizio De André, con cui scrive e compone due
storici album come Rimini e L'Indiano,
contenenti brani come Fiume
Sand Creek, Rimini, Sally, Andrea, Volta
la carta, Franziska, Canto
del servo pastore, Hotel
Supramonte,
oltre a Don
Raffaè,
e firmerà altre grandi canzoni popolari come Il
cielo d'Irlanda.
Nel 2006 ha pubblicato una raccolta di poesie dal titolo Neve
sugli aranci,
e nel 2009 il suo primo romanzo, Rapsodia
delle terre basse (Gallucci).
Negli ultimi anni si è dedicato alla riscoperta del patrimonio
artistico, musicale e storico legato alle vicende della Prima guerra
mondiale in Italia. Da questo lavoro hanno avuto origine due album:
Nel 2005 Quel
lungo treno e
nel 2014 Il
Testamento del Capitano,
seguito dall'album antologico Da
Caporetto al Piave e
dal libro Ballata
senza nome (Frassinelli
2017).
Renzo
Montagnoli
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