Gente
di trincea.
La
Grande Guerra sul Carso e sull’Isonzo
di
Lucio Fabi
Ugo
Mursia Editore
Storia
Pagg.
410 con ill.ni
ISBN
9788842544357
Prezzo
Euro 18,00
Come
si viveva, come si moriva
Più
o meno tutti, sia per aver visto filmati d’epoca, sia per aver
letto romanzi come Niente di nuovo sul fronte occidentale e Un
anno sull’altipiano, abbiamo un’idea di cosa sia
stata la Grande guerra, di quanto misere e terribili fossero le
condizioni dei soldati in trincea, di come la morte fosse compagna
fedele di chi combatteva, in ogni momento, sia per il concreto
pericolo di essere uccisi dal proiettile di un cecchino o
dall’esplosione di una bomba, sia per la visione continua dei
numerosi corpi insepolti e in putrefazione. Abbiamo provato un senso
di pietà, anche un certo ribrezzo nel leggere di certi fatti,
ma mai e poi mai avremmo potuto sapere come era la vita, e anche la
morte, sui campi di battaglia, sia per i militari che per i civili,
se non ci fosse stato questo libro di Lucio Fabi; così
possiamo sapere come vestivano i soldati, come erano addestrati, cosa
mangiavano, come potevano soddisfare le più semplici esigenze
corporali, come e dove riposavano, come avvenivano gli avvicendamenti
e i turni di riposo, il trattamento ai civili dagli occupanti, i
rapporti con i familiari a casa, insomma, e non voglio dilungarmi,
tutto e anche di più di quello che si desidererebbe conoscere.
Si tratta di un’opera che per completezza non ha eguali,
quattrocentodieci pagine fitte fitte che riescono a dare
concretamente l’immagine di chi, in divisa o in abiti borghesi,
fu coinvolto in quel grande conflitto, e non si parla solo di
italiani, ma anche di austriaci. Il fatto che riguardi gli opposti
contendenti è tanto più importante perché
veniamo a conoscenza di comportamenti simili, di una vita
estremamente disagiata che ha accomunato i nostri e i nemici, uguali
perfino nel trattamento riservato alle popolazioni occupate,
sospettoso, inquisitore, non di rado, purtroppo, anche feroce. Questo
dimostra che indipendentemente dalla nazionalità e dalla
divisa il comportamento degli esseri umani, pur nell’eccezionalità
di un conflitto, è sostanzialmente analogo. Entrambi
combattono più per paura di essere uccisi che per convinzione,
sono capaci di di gesti di umana pietà come di incredibili
nefandezze, sono carnefici e vittime di una rigorosa e fredda
disciplina senza la quale probabilmente getterebbero le armi alle
ortiche. Non è un libro facile da leggere, anche perché
a volte può sembrare un po’ tedioso per effetto delle
minuziose descrizioni, ma arrivati alla fine si comprende senz’altro
che cosa sia stata veramente la Grande guerra, una mattanza che ha
accomunato nelle sofferenze e nell’orrore entrambi gli
schieramenti. Fabi non giudica, racconta senza enfasi e senza mai
cadere nella retorica, è uno storico serio che non fa altro
che raccogliere i dati delle fonti e confezionare un testo che credo
possa essere preso a esempio per completezza e serietà, una di
quelle rare opere dove ciò che conta sono i fatti, nella loro
crudezza, nella loro asettica descrizione, senza personali e
rischiose interpretazioni.
Da
leggere, quindi.
Lucio
Fabi, nato
a Trieste nel 1954, collaboratore di riviste storiche e istituzioni
culturali, da tempo dedica le sue ricerche alla Prima guerra mondiale
dal punto di vista dell’esperienza collettiva, della memoria e
dell’escursionismo storico-turistico, collaborando fra l’altro
all’allestimento di vari musei e mostre sulla Grande Guerra.
Renzo
Montagnoli
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