Cronaca
familiare
di
Vasco Pratolini
BUR
Biblioreca Universale Rizzoli
Narrativa
romanzo
Pagg.
164
ISBN
9788817076470
Prezzo
Euro 10,00
La
consolazione
Cronaca
familiare è un romanzo indubbiamente autobiografico
che parla dei non certo facili rapporti fra Vasco Pratolini e il
fratello Dante che i genitori adottivi hanno ribattezzato con il nome
di Ferruccio. La storia familiare dell’autore è
indubbiamente complessa ed è caratterizzata da distanze fra i
suoi membri, con la madre che muore presto di spagnola, con il padre
che va a vivere con un’altra donna senza avvertire la necessità
di allevare i figli, con Vasco che viene accudito dalla nonna materna
e con Dante, di fatto adottato dal maggiordomo di un lord inglese.
Quest’ultimo è cresciuto in un ambiente totalmente
diverso, rigido, ma indubbiamente ricco, quell’agiatezza che
per Vasco è solo una chimera, costretto ad arrangiarsi fin
dalla pubertà. Fra i due i rapporti formali dei primi anni
dell’infanzia sono scemati presto, perché troppo diversi
sono i mondi in cui vivono, ma non si tratta solo di un distacco,
perché Vasco è ossessionato da quanto fin da piccolo
sentiva e che cioè la causa della morte della madre era stata
proprio il fratello Dante, che lei aveva da pochi giorni dato alla
luce. Casualmente si incontreranno e da adulti vivranno
appassionatamente quella vita da fratelli che prima non avevano mai
avuto. Sarà un periodo intenso, in cui Vasco darà tutto
il suo amore per far perdonare a se stesso quell’astio
derivante dall’errata notizia della causa della morte della
madre, ma sarà un periodo breve, perché Dante,
ritornato nel mondo in cui era nato e quindi alla pari del fratello,
si ammalerà di una malattia tanto grave quanto sconosciuta e
morirà, raggiungendo idealmente quella mamma che non poteva
aver mai conosciuto. Cronaca familiare è
un’opera che esce un po’ dai canoni delle autobiografie e
che rappresenta invece il desiderio dell’autore di porre un
tardivo rimedio ai rimorsi della sua coscienza, tanto che molto
opportunamente scrive in premessa: “ Questo libro non è
un’opera di fantasia. É un colloquio dell’autore
con suo fratello morto. L’autore, scrivendo, cercava
consolazione, non altro. Egli ha il rimorso di avere appena intuita
la spiritualità del fratello, e troppo tardi. Queste pagine si
offrono qiondi come una sterile espiazione.”. E il libro
mantiene quanto indicato in premessa, in pagine sofferte, che
sembrano scritte con le lacrime e in alcuni casi addirittura con il
sangue, in una storia di un’infanzia tribolata e priva del
senso della famiglia, fatta eccezione per la nonna, che verso i
nipoti ha un affetto materno, quella nonna che ormai vecchia e
ridotta all’ospizio, dove poi morirà, sarà
l’elemento chiave per riavvicinare i fratelli. A una prosa
scarna si alternano momenti di autentica poesia, fra i quali mi
permetto di ricordare le pagine in cui si descrive la dipartita
appunto della nonna, ma anche la fine, le ultime righe non sono da
meno, perché quest’opera è come una sinfonia che
per ritmo e risonanze mi ricorda il Canone di Pachelbel. E’ una
musica che entra direttamente nel cuore, sono note sublimi che
rendono partecipi del dramma dell’autore.
Vasco
Pratolini (Firenze, 19 ottobre 1913 – Roma,
12 gennaio 1991).
Di famiglia operaia, è costretto a interrompere gli studi e
svolge mestieri diversi per potersi mantenere.
Autodidatta,
entra in contatto con l’ambiente degli artisti e degli
scrittori che gravitano attorno al pittore Ottone Rosai,
frequentandone la casa.
Pratolini
comincia a collaborare al periodico «Il Bargello» e
diviene redattore con Alfonso Gatto, nel 1938, della rivista «Campo
di Marte». Nel 1951 si trasferisce a Roma, città nella
quale vivrà da allora in poi.
Le sue prime esperienze
narrative ("Il tappeto verde", 1941; "Via de’
magazzini", 1941; "Le amiche", 1943; "Cronaca
familiare", 1947) compongono il ritratto di un'infanzia e di una
giovinezza piuttosto picaresche.
Il
registro adottato, sin da quelle prime prove, si pone a mezza via fra
il realistico e il lirico.
"Il quartiere" (1943) è
un affresco corale che narra della presa di coscienza del
sottoproletariato urbano.
Gli stessi temi sono riproposti,
con tono appena più svagatamente satirico, ne "Le ragazze
di San Frediano" (1949), e trasposti poi in una più
approfondita lettura psicologica in "Cronache di poveri amanti"
(1947).
Pratolini
svolge con successo, in questi anni, anche un'attività di
sceneggiatore e soggettista cinematografico, e intraprenderà
in seguito una carriera di autore di testi teatrali ("La
domenica della povera gente", 1952; "Lungo viaggio di
Natale", 1954).
Nel
1955 pubblica Metello (premio Viareggio), primo romanzo di quella che
diverrà la trilogia "Una storia italiana", essendo
completata da "Lo scialo" (1960) e da "Allegoria e
derisione" (1966).
Nella trilogia, la vita dei fiorentini,
descritta attraverso la caratterizzazione di personaggi emblematici
del proletariato e della borghesia, diviene il microcosmo in cui
analizzare lo svolgimento di dinamiche sentimentali e
politico-sociali.
Alla
città e al mondo dell’adolescenza sono dedicati ancora
un romanzo, "La costanza della ragione" (1963), e le poesie
raccolte in "La mia città ha trent’anni"
(1967). Alcune «cronache in versi e in prosa», scritte
dal 1930 al 1980, sono riunite nel volume "Il mannello di
Natascia" (1984, premio Viareggio).
Renzo
Montagnoli
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