Vittorio
Emanuele III
L’astuzia
di un re
di
Antonio Spinosa
Arnoldo
Mondadori Editore S.p.A.
Storia
biografia
Pagg.
470
ISBN
9788804332763
Prezzo
Euro 17,04
L’ultimo
re d’Italia
Vittorio
Emanuele III (Napoli, 11 novembre 1869 – Alessandria d’Egitto,
28 dicembre 1947) è stato l’ultimo re d’Italia e
anche per questo motivo il noto biografo Antonio Spinosa non poteva
esimersi dallo scriverne la vita, tanto più che il personaggio
è stato un elemento chiave della storia italiana del XX
secolo. Succeduto al padre Umberto I, assassinato a Monza il 29
luglio 1900 dall’anarchico Gaetano Bresci, questo re sgraziato,
di bassa statura, con le gambe gracili, frutto di un matrimonio fra
consanguinei, regnò per ben 46 anni e in questo lungo arco di
tempo gli eventi e i fatti importanti furono parecchi, a cominciare
dalla guerra per la conquista della Libia, poi venne la denuncia
della Triplice Alleanza, il trattato sottoscritto dal padre con
Germania e Austria, con pressochè contestuale passaggio alla
Triplice Intesa, i cui membri Francia, Inghilterra e Russia erano già
in guerra con gli imperi centrali, conflitto che vide la nostra
partecipazione con modeste vittorie e sonore sconfitte (cfr. La
disfatta di Caporetto), ma che riuscimmo tuttavia a concludere
vittoriosamente. Già questi accadimenti sarebbero notevoli
nella vita di un monarca, ma ve ne furono anche altri, forse più
rilevanti; infatti, se non ne fu l’artefice, pur tuttavia
collaborò all’affermazione del fascismo, visto
probabilmente come un male minore rispetto al nascente bolscevismo.
Vittorio Emanuele non amava Benito Mussolini, che ricambiava allo
stesso modo, ma si instaurò, a beneficio di entrambi, una
diarchia che, fra alti e bassi, durò circa una ventina di
anni. Nell’interessante biografia di Spinosa si pone l’accento
su questa reciproca disistima, evidenziando che il re, ligio ai
doveri costituzionali, cercò più volte di defenestrare
il Duce con metodi democratici, prendendo spunto da un fatto che
potesse costituire il casus belli per una votazione parlamentare,
almeno fino a quando vi fu un parlamento legittimo. Strano a dirsi,
non fu mai trovata, o non si volle trovare l’occasione, e
invece ci fu un momento in cui i due governanti furono completamente
d’accordo, con il re commosso ed emozionato, il che accadde
quando, a seguito della vittoriosa guerra d’Etiopia, fu
proclamato imperatore. La vanità quindi prese il sopravvento
su una supposta azione di contrasto al fascismo che in effetti non
avvenne mai, nemmeno quando l’avvicinamento più che
amichevole di Mussolini a Hitler faceva presagire un’imminente
guerra almeno a livello europeo. Vittorio complottava con il genero
del Duce, il ministro degli Esteri Galeazzo Ciano, notoriamente anti
tedesco, ma più che qualcosa di serio sembrava un gioco, tanto
che, benchè contrario allo scontro armato e dopo molto aver
tergiversato, il re si risolse, visti gli esiti favorevoli ai nazisti
dei primi mesi del conflitto, a firmare la dichiarazione di guerra
sottopostagli da Mussolini. E’ notorio che il dittatore, pur
consapevole delle rilevanti deficienze delle nostre forze armate,
temeva che un ritardo nel nostro ingresso nel conflitto, reclamato a
gran voce dai generali al fine di potersi preparare, avrebbe
pregiudicato le nostre rivendicazioni territoriali, per cui visto
come andavano bene le cose, come ebbe a dire Mussolini sarebbe
bastato sedersi al tavolo della pace con qualche migliaio di morti
per evitare di lasciarsi sfuggire un’occasione di gloria più
unica che rara. Il re, che era un po’ un Don Tentenna come il
suo predecessore Carlo Alberto, cominciò pure lui a sognare un
altro po’ di grandezza e fini che così ci imbarcammo
nella tragedia della seconda guerra mondiale. Tuttavia, le sconfitte
nei territori oltre il suolo patrio e poi l’invasione della
Sicilia spensero del tutto gli entusiasmi e così si cominciò
a complottare per togliere di mezzo Mussolini; Vittorio aveva un suo
piano, sempre pronto, ma mai utilizzato, e fu costretto a ricorrervi
quando fu il Gran Consiglio del Fascismo a licenziare il duce. Poi,
la vicenda è nota, con l’ex dittatore convocato da re,
arrestato, trasferito in vari posti, ultimo il Gran Sasso, le
trattative segrete con gli alleati per addivenire a un armistizio,
mal preparato non solo da parte degli americani e degli inglesi, ma
anche degli italiani, tanto che l’8 settembre 1943, quando fu
proclamato, nessun militare italiano sapeva esattamente come avrebbe
dovuto comportarsi con i tedeschi ex alleati. Inoltre, fatto
altrettanto grave, la ignominiosa fuga del re a Brindisi, di cui si
cerca dare una giustificazione poco convincente, secondo la quale
sarebbe stato l’unico modo di avere nel nostro paese ancora un
governo legittimo, non asservito ai tedeschi. Spinosa è bravo
e fornisce delle interpretazioni degli eventi più importanti,
interpretazioni che a volte non mi vedono d’accordo, perché
troppi fatti mostrano che Vittorio Emanuele era un pavido e quindi le
sue decisioni furono spesso dettate dai timori per la sua sorte, con
lo Stato che veniva sempre e comunque in secondo piano. Pur tuttavia,
desta un senso di pietà la figura descritta nelle ultime
pagine, con questo ex re in esilio in Egitto che trascorreva
mestamente le sue giornate, magari uscendo con la moglie su una
barchetta a remi, onde pescare, grande passione di entrambi.
Credo
peraltro che sia opportuno precisare che, sebbene a volte non in
accordo con Spinosa, il mio giudizio su questa biografia sia
ampiamente positivo, trattandosi di un’opera frutto di un
lavoro meticoloso, ben scritta, per nulla greve e che ha il grande
pregio di rappresentare la storia dell’Italia nella prima metà
dello scorso secolo.
Antonio
Spinosa, giornalista e scrittore, è stato
direttore del nuovo «Roma», dell'agenzia Italia, della
«Gazzetta del Mezzogiorno» e di Videosapere-rai; inviato
speciale del «Corriere della Sera» e del «Giornale».
È autore di numerosi saggi storici, politici, di costume e di
biografie di personaggi che hanno c"ambiato il mondo e l'Italia
in particolare, tra cui "Cesare", "Tiberio",
"Augusto", "Paolina Bonaparte", "Murat",
"Starace", "Mussolini", "Vittorio Emanuele
III", "Hitler", "Pio XII", "Salò",
"Edda", "Italiane", "L'Italia liberata",
"La grande storia di Roma", "La saga dei Borgia",
"Mussolini razzista riluttante", "Alla corte del
duce", "Churchill", "Il potere", il destino
e la gloria", "Cleopatra", "D'Annunzio",
tutti editi da Mondadori.
Ha vinto il Premio Estense, il
Saint-Vincent, il Bancarella, il premio Donna Città di Roma ed
è stato finalista al premio Strega 1996 con Piccoli sguardi.
Si
dedica da anni a riscoprire e reinterpretare eventi e personaggi che
hanno cambiaeto la storia d'Italia, dall'antica Roma all'epoca
napoleonica, all'età contemporanea.
Renzo
Montagnoli
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