Rossella
tra
sogno e realtà
di
Graziella Cappelli
A&A
Marzia Carocci Edizioni
Narrativa
Pagg.
76
ISBN
9788894387865
Prezzo
Euro 12,00
Il
tempo è un Angelo, con tre facce
Non
è raro non riuscire ad accettarsi per quel che si é,
una insoddisfazione che può rendere anche grigia la vita, ma
se si vanno a cercare i motivi di questo rifiuto (in genere tramite
sedute psicoanalitiche), assai probabilmente si può dare una
svolta alla propria esistenza, prendendo atto dell’interezza e
della complessità della propria personalità. E’
possibile, anche se più difficile, pervenire allo stesso
risultato con una forma di autoanalisi ed è quello che in
effetti fa Graziella Cappelli con questo suo racconto lungo
intitolato Rossella tra sogno e realtà. L’opera,
a prima vista, potrebbe sembrare una favola, con la narratrice che,
assunto il nome di Rossella, penetra in uno specchio, una specie di
porta del tempo, per ritrovarsi negli anni dell’immediato
dopoguerra, spettatrice invisibile a tutti tranne a lei bambina.
L’escamotage riesce perfettamente e così possiamo
vedere, in un raffronto ideale, la bimba dell’epoca e la
stessa, più che maggiorenne, dei giorni nostri, con
inevitabili positivi effetti sull’intera narrazione. L’autore
ci parla per bocca di Rossella adulta di un mondo da troppo tempo
dimenticato, di un paese uscito distrutto dalla guerra, della fame
che attanaglia la maggior parte dei suoi abitanti. Ho vissuto
quell’epoca e so che Graziella Cappelli non inventa niente,
perché purtroppo la povertà era diffusa e anche la
miseria, compagna fedele e non certo desiderata di Rossella e
famiglia, non era una condizione sociale rara. Al riguardo, in certe
pagine del libro mi vengono in mente altre di due grandi narratori,
Dickens e Verga, che così bene sono riusciti a parlare della
grande indigenza delle popolazioni della loro epoca. Una madre
sfiduciata, anche un po’ spigolosa, un padre che si danna per
trovare occasioni di lavoro rare e che spesso gli sfuggono, un
fratello in collegio e l’altro più grande in sanatorio a
curarsi inutilmente della tisi che l’ha colpito sono il
ritratto di una famiglia che cerca di sopravvivere con onestà
e con dignità, sono il palcoscenico di quella giovinezza in
cui tanto si è patito da lasciare i segni anche in anni più
maturi, quando si ricercano i perché di un passato che sembra
una condanna del presente. Eppure, di fronte a tanto dolore, non
mancano pagine di resurrezione, come quando con l’acclarata
capacità poetica dell’autore ci sono intense descrizioni
del paesaggio toscano, dove si riesce a cogliere il meglio della
natura.
Mi
è piaciuto questo racconto lungo, mi sono emozionato leggendo,
ho rivissuto un lontano passato, e di ciò non posso che
ringraziare Graziella Cappelli per averlo riesumato con mano leggera,
ma anche con intensa partecipazione. La logica conclusione della
storia narrata è il ritorno ai giorni nostri di una Rossella,
che metabolizzando il trascorso, è ora più consapevole
di se stessa, ha compreso che quel conflitto che tutta la vita si era
immaginato era solo una distorta proiezione della mente, frutto
dell’incapacità di accettare quel lontano passato.
Questo ritorno, a mio avviso, però è un po’
troppo affrettato, perché l’autore avrebbe dovuto e
potuto narrarci ancora a lungo, molto di più di queste poche,
se pur belle, 76 pagine. Quanto ancora avrei voluto leggere, quanto
ancora avrei voluto così rivedere quegli anni in cui ci
mancava tutto, fuorchè la speranza di un miglioramento! Era un
altro modo di vivere, con una civiltà contadina ancora
presente, ma che si sarebbe dissolta nell’arco di una
quindicina di anni; non si aveva quasi niente, ma c’era una
mutualità fra poveri che ora si ignora e che invece all’epoca
era costituita da reciproci, per quanto modesti aiuti, era quel
periodo di cui anni dopo si sarebbe di tanto in tanto ricordato con
la famosa frase “si stava meglio quando si stava peggio”.
E’
un peccato quindi questo stop a pagina 76 e secondo me Graziella
Cappelli avrebbe dovuto insistere, perché di sicuro c’era
molto da raccontare, tanto da riuscire a mettere nero su bianco un
romanzo piuttosto lungo, e non certo un racconto. Tuttavia la
bellezza di quelle poche pagine è già più che
sufficiente per soddisfare il mio appetito di appassionato di
letteratura, tanto più che non mi è sfuggito un passo
in cui si dà una descrizione del tempo veramente azzeccata, al
punto che mi sento di riportarla di seguito: “Il tempo è
un Angelo, con tre facce, una al presente, una al futuro e una al
passato. Sta sempre con noi e ci accompagna sulla via della vita.”.
Da
leggere? Senza il minimo dubbio, per scoprire un piccolo autentico
gioiello.
Graziella
Cappelli è nata il 25 aprile 1945. Ha sempre
vissuto a Empoli e lavorato come cassiera nei supermercati Coop. Ha
pubblicato poesie e racconti in varie antologie e ha ottenuto diversi
premi e riconoscimenti in concorsi e iniziative letterarie. Con
Ibiskos Editrice Risolo ha pubblicato le raccolte di poesie. Son
cresciute le ortiche (1999), Cielo inatteso (2002), Nei luoghi
dell’anima (2006), Ai riflessi di una luna d’opale
(2008), Oltre i passi lo sguardo (2010), Nel palazzo dell’ombra
(2015), canti diVersi, poesie a otto mani (2016).
Renzo
Montagnoli
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