Fiore
di roccia
di
Ilaria Tuti
Longanesi
Editore
Narrativa
Pagg.
320
ISBN
9788830455344
Prezzo
Euro 18,80
Donne
coraggiose
Ci
sono opere letterarie che hanno un particolare pregio, cioè
quello di far conoscere o di porre in giusto risalto fatti e
personaggi di grande significato, ma dimenticati, al punto da essere
destinati altrimenti al perpetuo oblio. La vicenda delle portatrici
carniche
non mi era sconosciuta, ma avevo solo una conoscenza del fenomeno del
tutto superficiale, per quanto nell’economia della Grande
Guerra queste umili donne, per lo più contadine, siano state
essenziali per mantenere una linea di fronte, che senza la loro
giornaliera e pericolosa fatica sarebbe altrimenti crollata. Sì,
perché i soldati, pur al riparo delle trincee, hanno bisogno
costante di rifornimenti, di cibo e dimunizioni, e quando il fronte è
attestato in alta montagna, in una zona impervia dove neanche i muli,
se ci sono, riescono ad arrivare tutto deve essere portato dagli
uomini che in questo caso hanno il volto sofferto, ma deciso delle
donne di quei posti, che conoscono tutti i sentieri per risalire al
Pal Piccolo e al Pal Grande. E non c’è tempo che tenga,
perché anche con il gran caldo, come con il gran freddo e la
neve occorre andare, è indispensabile rifornire chi combatte.
Non è improbabile che agli inizi sia stata la fame e la paga
con cui era possibile almeno in parte saziarsi a spingere a questo
lavoro la cui fatica era pari al pericolo a cui si andava incontro,
come per esempio capitare nel mezzo di un bombardamento o essere
prese di mira dai cecchini; in seguito, visto il costante sacrificio
dei nostri soldati e quell’inevitabile tenerezza che permane
pure in donne quasi abbrutite dalla fatica, ma che non esitano a
vedere in quei nostri giovani i loro figli o i loro fratelli, si è
fatto strada un sentimento più forte, un’identificazione
con i combattenti che si è tradotta in un amor di patria.
Finita la guerra le portatrici furono dimenticate e solo più
recentemente ci si è ricordate di loro, così che un
romanzo che le vedesse protagoniste era da considerarsi quanto mai
opportuno. Allo scopo ha provveduto Ilaria Tuti con Fiore
di roccia dove c’è
un io narrante, Agata Primus, certamente di fantasia ma che ha il
compito, indubbiamente non facile, di mostrare attraverso la sua
vicenda ciò che rappresentò il fenomeno delle
portatrici. Se devo essere sincero la narrazione mi ha a lungo
disorientato, anche perché - per quanto sia un rimprovero
benevolo, lo devo fare - il romanzo ha un’accentuata verbosità,
soprattutto quando il personaggio principale fa delle lunghe
riflessioni, non lasciando però spazio al riguardo da parte di
chi legge, perché un conto è indurre a riflettere, un
conto è farlo anche per il lettore. Inoltre non riuscivo a
capire i piani di lettura che si sono per fortuna svelati negli
ultimi capitoli. Infatti lo scopo
dell’opera non è solo di porre in giusto risalto il
fenomeno delle portatrici, ma è anche uno studio accurato
sull’emancipazione femminile, introdotta con la guerra, ma solo
in parte realizzata. Infine più volte mi sono chiesto se
l’opera abbia un intento
patriottico o invece pacifista, tutte domande a cui non sono riuscito
a dare risposte fin quasi al
termine della lettura. Peraltro la Tuti è stata molto abile
nel non scivolare nella retorica di basso livello, è sempre
rimasta saggiamente in bilico e questo è un merito che le si
deve riconoscere. Incerto nel farmi un giudizio, ma sempre più
interessato ho proseguito metodicamente la lettura e alla fine non ho
potuto che convenire sul messaggio di pace che viene portato avanti
con la storia d’amore, che non nasce all’improvviso,
fra la protagonista e un cecchino austriaco, vicenda nella vicenda in
cui non era difficile cadere nel romanzetto rosa, ma l’autore è
riuscito a mantenere la giusta tensione per la
diffidenza reciproca in quanto nemici, nonostante il sentimento che
stava per sbocciare, così che il lavoro ha preso un marcato
equilbrio che in precedenza era meno evidente.
Non
aggiungo altro, leggetelo, perché se non è un
capolavoro è comunque un buon romanzo.
Ilaria
Tuti vive
a Gemona del Friuli, in provincia di Udine. Ha studiato Economia.
Appassionata di pittura, nel tempo libero ha fatto l’illustratrice
per una piccola casa editrice. Nel 2014 ha vinto il Premio Gran
Giallo Città di Cattolica. Il thriller Fiori
sopra l'inferno,
edito da Longanesi nel 2018, è il suo libro d'esordio. Ha
scritto anche: Ninfa
dormiente (Longanesi,
2019) e Fiore
di roccia (Longanesi,
2020).
Renzo
Montagnoli
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