M.
Il figlio del secolo
di
Antonio Scurati
Bompiani
Editore
Narrativa
Pagg.
848
ISBN
9788845298134
Prezzo
Euro 24,00
L’ascesa
di Benito Mussolini
La
curiosità mi ha indotto ad acquistare e a leggere questo
libro, per sapere come Antonio Scurati potesse riuscire a dare un
volto letterario a un personaggio ampiamente sviscerato dagli
storici, oggetto di numerosi e approfonditi studi, e di cui in
pratica si sa pressochè tutto. Se qualcuno si aspettasse un
romanzo storico penso che ne resterebbe francamente deluso; certo, ci
sono alcune caratteristiche del genere, ma quella principale è
la cura minuziosa dell’aspetto storico, elaborato e proposto
con una serie di quadri in ordine temporale in cui di volta in volta
risultano protagonisti Benito Mussolini, la sua amante e mecenate
Margherita Sarfatti, un ancor giovane Italo Balbo, il fedelissimo
Leandro Arpinati, Gabriele D’Annunzio dagli ultimi fuochi con
l’impresa fiumana al suo ritiro nella villa sarcofago sul
Garda, e altri personaggi ancora, realmente esistiti, di un’epoca
cruciale nelle vicende italiane. La successione dei tempi va dagli
albori del fascismo al clamoroso discorso del 3 gennaio 1925 alla
Camera dei Deputati con il quale Mussolini assume su di sé le
colpe delle violenze fasciste e in particolare dell’omicidio di
Giacomo Matteotti. Credo che con questo discorso il futuro duce,
oltre aver rinsaldato la sua posizione, abbia di fatto sancito la
definitiva morte della democrazia in Italia, rappresentata da uno
sparuto ed esile numero di inconcludenti socialisti di cui l’unico
veramente capace, tecnicamente e soprattutto politicamente, era
proprio Giacomo Matteotti. Ci si chiede anche ora se l’omicidio
sia stato voluto da Mussolini, se lui stesso invece avesse cercato
tramite i suoi scagnozzi di intimidirlo e che poi, per eccesso di
violenza, fosse morto nelle mani dei suoi aguzzini. Sono domande a
fronte delle quali non vi sarà mai risposta certa e l’unico
dato di fatto sicuramente inoppugnabile è che Mussolini e il
fascismo avevano trovato in Matteotti l’unico vero avversario,
peraltro in procinto di abbattere, sulla base di prove certe di
misfatti e di ruberie in camicia nera, un regime che stava avviandosi
alla sua instaurazione.
Credo
che però sia opportuno tornare indietro negli anni proprio per
comprendere come il fascismo sia nato e come abbia potuto prendere
piede e di certo non manco di rilevare l’abilità di
Scurati nel parlare più delle manchevolezze delle sinistre,
senza con ciò procedere a una difesa d’ufficio del
nascente movimento reazionario. Nel nostro paese, dove ancora è
presente una faziosità deleteria, occorre riconoscere
all’autore il merito di non avere preconcetti e di essere un
convinto democratico, il che gli consente un equilibrio non da poco,
visto che non tace né le violenze fasciste, né quelle
commesse dalle sinistre che hanno le loro colpe riscontrabili
soprattutto in una emulazione della rivolta proletaria sovietica.
Quindi vi è da dire che il fascismo fu una reazione, senza una
precisa ideologia a sostegno, se non un programma politico vago che
spaziò agli inizi da una indefinita forma socialista per
radicalizzarsi sempre più in una patina altamente
nazionalista, ancor più a destra dei conservatori stessi. Mi
sembra che Scurati abbia posto giustamente in luce l’abilità
di Mussolini contrapposta alle indecisioni e alla conflittualità
interna delle sinistre e all’attesismo colpevole dei liberali e
dei popolari, convinti di incorporare nei loro partiti quello
fascista, un metodo che nell’assicurare, almeno nei loro
intendimenti, una certa pacificazione sociale avrebbe permesso di
mantenere inalterati i loro privilegi. Non fu così, come
sappiamo dalla storia, ma a posteriori è sempre facile
criticare. Per il resto, l’autore non disconosce le capacità
politiche, e anche il trasformismo, di Mussolini, ma non lo esalta,
anzi ne fornisce un quadro che conferma che l’individuo, il
maestro elementare prima socialista e contro la guerra, poi
interventista e infine nemico dei suoi vecchi compagni di partito,
sia stato, in buona sostanza, un uomo con una capacità
dialettica e di conoscenza della psiche umana di notevole livello, ma
in cui allignava una ferocia oscura che lo portava a cattiverie
insensate, a violenze incontrollate come quelle che aveva propugnato,
sostenuto e poi pubblicamente giustificato, avvalendosi dell’opera
delle sue camicie nere.
Questo
dovrebbe essere il primo di tre volumi dedicati alla storia italiana
nel ventennio, che è poi è come dire storia fascista e
meglio ancora la vita di Benito Mussolini dal suo affacciarsi sulla
scena politica alla sua tragica caduta. Non so se e quando usciranno
gli altri, ma di una cosa sono certo, e cioè che li leggerò
con la stessa passione con cui ho passato ore e ore sulle pagine di
questo primo volume, alla fine del quale ho tratto due semplici
conclusioni. La prima è che la storia si ripete perché
l’Italia attuale, per certi aspetti, ricalca quella appena
uscita dalla Grande Guerra; la seconda è che forse uno degli
scopi del libro è di far conoscere ai giovani che hanno
un’idea vaga del fascismo che cosa esso sia effettivamente
stato. Questo intento è indubbiamente nobile, anche se dubito
che i giovani in massa corrano a leggere questo libro se non altro
perché spaventati dal notevole numero di pagine (ben 848).
Da
parte mia ammetto di essre stato scettico all’inizio, ma poi di
aver scoperto, pagina dopo pagina, come una storia raccontata in
questo modo, una storia che potrei forse classificare come romanzata,
mi abbia consentito di trascorrere piacevolmente le lunghe giornate
di quarantena, portandomi anche inconsciamente a riflessioni senza
preconcetti, al fine di cercare di comprendere le cause dei
comportamenti delle parti in gioco e forse ci sono riuscito, almeno
così spero.
Antonio
Scurati,
ricercatore
allo IULM di Milano, coordina il Centro studi sui linguaggi della
guerra e della violenza e insegna all'Università di Bergamo
Teorie e tecniche del linguaggio televisivo.
Editorialista
della «Stampa» è anche columnist di
«Internazionale».
Nel
2005 ha vinto il Campiello con il romanzo Il
sopravvissuto.
Nel 2011 pubblica La
seconda Mezzanotte e
nel 2013 Il
padre infedele. Nel
2015 arriva tra i finalisti al Campiello con Il
tempo migliore della nostra vita, edito
come sempre da Bompiani. Nel 2018 esce M.
Il figlio del secolo,
un romanzo sul fascismo raccontato attraverso Benito Mussolini,
vincitore del Premio Strega 2019.
I
suoi libri sono stati tradotti in varie lingue.
Renzo
Montagnoli
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