Poesie
future
di
Carla Malerba
Prefazione
di Ivan Fedeli
Postfazione
di Gemma Mondanelli
puntoacapo
Editrice
Poesia
Pagg.
56
ISBN
978-88-6679-252-9
Prezzo
Euro 12,00
Premessa
enigmatica
Poesie
future, l’ultima raccolta di Carla Malerba, ricomprende
quattro sillogi tematiche, di cui peraltro l’autore ci fornisce
un’anticipazione con i versi sibillini riportati quasi come
premessa, se non come un prologo (Cercherò la parola mare /
per quante volte l’ho scritta / cercherò di non farmi
dominare / dalla perversità della rima / o dalle immagini
aperte./ Meglio la chiusa parola / che travesta il mistero / meglio
celare il pensiero / di ciò che tocca a ciascuno.). Mi
sono arrovellato a lungo onde comprendere cosa con essi si intenda
dire o anche non dire, proprio per questo cverso” Meglio la
chiusa parola / che travesta il mistero / meglio celare il pensiero /
di ciò che tocca a ciascuno.”; il
significato deve esserci, altrimenti non sarebbero stati posti lì,
e mentre pensavo mi è venuto in mente un’altra frase,
altrettanto enigmatica, Forse che sì forse che no,
titolo di un romanzo di D’Annunzio, periodo a sua volta
ripreso dalla scritta ben in evidenza nel labirinto sul soffitto
dell’appartamento privato a Palazzo Ducale di Vincenzo I
Gonzaga. Dopo infruttuosi tentativi di interpretazione di questa
dichiarazione programmatica ho deciso di passar oltre, con la
speranza che la lettura delle poesie delle quattro sillogi potesse
svelarmi il mistero.
Pulsano
di vita vissuta le poesie della raccolta, ci sono rimpianti, episodi
che hanno segnato un percorso esistenziale, fatti ed eventi filtrati
da un naturale pudore, tanto che più che esserne resi edotti
si finiscono con l’intuire (Sono in atto le attese /
già da ora. / Anticipare i giorni / che verranno / è
nel rapido pensarli. / La terra inaridita / in sé già
cova / timidi semi e fragili. /…). Il ricordo sovviene non
mai fine a se stesso e può essere una vestaglia rossa
abbandonata nell’ombra della stanza, un senso di qualcosa che
c’era e ora non c’è più, in una nota
sommessa di rimpianto. I sentimenti non sono mai urlati, non sono
passioni travolgenti, sono constatazioni per lo più amare, il
filtro di un’emozione ormai nel tempo sbiadita, un fuoco che
ormai quasi del tutto spento sopravvive senza speranza sotto la
cenere (Senti, facciamo che ognuno / va per la sua strada. /
Senti, facciamo che io / nel tuo animo non sono. / Le nostre vite,
prima dipendenti / l’una dall’altra per amore in più,
/ oggi sono lontane e divergenti./ Essere due non è che
un’avventura, / lo decidono gli astri o un temporale.).
Se
pure è sempre presente un’attenta cura della struttura,
onde pervenire a un equilibrio armonico, mi sembra che Carla Malerba
dia il meglio di sé con le descrizioni misurate di paesaggi,
da cui riesce a far emergere, ma sempre con mitigata dolcezza,
l’emozione a suo tempo provata (Venezia fatta d’acqua,
/ ombre ed umori / sperdi nel tempo / e li raccogli intatti. /….);
nel ricordo, però, c’è il senso dell’attuale
esistenza, lo straniamento (Straniamenti non a caso è il
titolo della prima silloge) di chi è straniero in patria,
esule suo malgrado da un mondo che gli giunge come una eco lontana,
un suono che vibra all’interno dell’anima come un acuto
di violino, ormai la memoria di un sogno che non tornerà (Oggi
nessun paese / ho nel mio cuore. / Di colonne stagliate / su azzurri
di acque e di cieli, / di strade segnate dai millenni / era ricca la
mia terra.).
E
ora la domanda è d’obbligo: è stato svelato il
mistero dei versi in premessa? Credo di sì, perché
Carla Malerba s’apre e non s’apre, dice e non dice, in
effetti si svela a spizzichi, trasmette indizi, centellina
sentimenti, sta al lettore saper cogliere i messaggi velati che
vengono con pudore lanciati.
Carla
Malerba
è nata in Nord Africa, ma dal 1970 risiede
in Italia. A Tripoli, sua città natale, pubblica giovanissima
i suoi primi versi. Si laurea nel 1986 presso l’Università
degli Studi di Siena con una tesi sulla poesia per l’infanzia.
Ha insegnato Lettere ad Arezzo, città nella quale vive
tuttora.
Nel
1999 pubblica a Cortona la sua prima raccolta “Luci e ombre “,
seguita nel 2001 da “Creatura d’acqua e di foglie (Ed.
Calosci, Cortona). In esse i temi della perdita e del dolore si fanno
pressanti anche se, a tratti, la memoria assume una funzione
salvifica. Con le raccolte “Di terre straniere” e “Vita
di una donna” (entrambe pubblicate con La vita felice, Milano
2010 e 2015) la poetessa riprende i temi del viaggio esistenziale e
degli affetti.
“Poesie
future” (Puntoacapo editrice, giugno 2020) è la sua
ultima raccolta
Alcune
sue liriche sono presenti nell’antologia Novecento non
più-Verso il Realismo terminale, (La Vita Felice, 2016), in
Pioggia Obliqua Scritture d’arte (Nuovo poesia proposta) in
Fiordalisi-Menti sommerse, in Tanti pensieri, in Alma poesia, in
Poetrydream. Scrive anche racconti brevi alcuni dei quali sono stati
pubblicati su Essere, periodico del Centro di solidarietà di
Arezzo.
Ha
ricevuto diversi riconoscimenti per la poesia inedita in concorsi
nazionali tra cui un Premio speciale della Giuria al Premio Ossi di
seppia 2020; primo premio al concorso Territori della parola, IV
edizione 2018-2019 per la poesia inedita; nel 2020 il Gran Premio
della giuria al Concorso Le occasioni C19 per le sezioni A e B; nel
2021 il Premio speciale Fondazione Giovanni Pascoli per la raccolta
“Poesie future”; al Premio internazionale Le occasioni
2021 secondo Premio per la sezione B.
Renzo
Montagnoli
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