M.
L’uomo della provvidenza
di
Antonio Scurati
Bompiani
Editore
Narrativa
Pagg.
656
ISBN
9788830102651
Prezzo
Euro 23,00
Un
uomo solo al comando, sempre più solo
Se
con M. Il figlio del
secolo Scurati si era
occupato dell’ascesa di Benito Mussolini, dagli albori del
fascismo fino al
clamoroso discorso del 3 gennaio 1925 alla Camera dei Deputati con il
quale il Duce assunse su di sé le colpe delle violenze
fasciste e in particolare dell’omicidio di Giacomo Matteotti,
con questo secondo volume intitolato M.
L’uomo della provvidenza
ci
parla del periodo che va dal 1925 al 1932. In un crescendo quasi
rossiniano il capo del fascismo smantella i residui di democrazia e
assume i pieni poteri, timoroso di delegarne parte ad altri, al punto
che a un certo momento terrà per sé la bellezza di
sette dicasteri. Senza più avversari, perché gli
oppositori o sono esuli in Francia, o scontano giorni di inerzia e di
inedia al confino, oppure in galera, l’uomo dovrebbe essere
soddisfatto, dovrebbe progettare un futuro anche quando non ci sarà
più lui, ma il fascismo non esisterebbe, se non ci fosse
Mussolini, perché Mussolini è il fascismo; quindi, a
differenza di dittature come quella sovietica, in Italia non è
stato costituito un vero e proprio regime, poiché il potere
non è accentrato in un gruppo ristretto, ma in una sola
persona al punto che, caduta o morta questa, si ha il dissolvimento
del centro decisionale,
e
questo è tipico dei movimenti di destra, come nel caso del
nazismo e del franchismo.
Il
nuovo periodo di tempo esaminato, se da un lato vede il
consolidamento del potere di Mussolini, che può ormai decidere
di tutto e di tutti, comincia a lasciar trasparire la solitudine di
un uomo che si circonda di personaggi infidi, emarginando invece i
pochi seri e capaci, in quanro possibili temuti concorrenti. E’
questo il caso dell’abile segretario del PNF Augusto Turati,
contro cui è montata una campagna diffamatoria ingiustificata
che il duce potrebbe troncare, ma non lo fa. Perfino il fedele
fratello Arnaldo ne fa le spese e anche lui viene lasciato in pasto
ai pescicani del partito che si azzuffano fra di loro, oltre che per
il potere, per poter mettere le mani su affari danarosi e ovviamente
illeciti. Il duce sa tutto di tutti, si compiace dei lori vizi
ampiamente documentati dall’OVRA, la polizia politica guidata
con grande capacità dall’ex prefetto di Genova Arturo
Bocchini, prove che gli servono per eventuali e non improbabili
ricatti. Intanto la vita prosegue, una vita ben diversa da quella che
era stata promessa agli italiani, non proprio una vita di miseria, ma
per lo più di povertà. Ci sono altri traguardi a cui
mira Mussolini con le bonifiche, i ponti, le strade, opere che si
auspica possano ampliare a dismisura la sua fama. Il suo capolavoro
resta, tuttavia, l’accordo
con
il Vaticano, i famosi Patti Lateranensi con cui viene sanato il
profondo contrasto sorto con la presa di
Roma nel 1870. A conti fatti mi pare che da questi patti abbia
ritratto maggiori soddisfazioni proprio il Vaticano, tacitate le sue
richieste con un notevole esborso di denaro e la costituzione di più
enclavi a Roma e nel Lazio, oltre all’aver proclamato come
religione di stato quella cristiano cattolica apostolica romana.
Certo, uno che va d’accordo con la Chiesa, specie se capo di un
popolo di cattolici, ha le spalle un po’ più coperte,
anche se l’esperienza dovrebbe insegnare che i patti, anche
scritti, sono fatti per essere violati. Di pari passo con la
conquista del potere in Italia si registrano le lunghe operazioni di
sottomissione delle popolazioni delle nostre colonie libiche, grazie
a operazioni militari che non vanno tanto per il sottile e che pur di
ottenere lo scopo vedono il ricorso ai bombardamenti con il gas. Già
è un abominio portare una morte orribile e dolorosa a
popolazioni per lo più inermi, immaginate poi la tragedia dei
campi di concentramento a ridosso della costa libica in cui furono
internate più di 100.000 persone fra uomini, donne e bambini,
per isolare le tribù ribelli che osavano rivendicare la loro
libertà e la loro patria combattendo. In quei campi, voluti
dal generale Graziani, sostenuto dal generale Badoglio e con
l’approvazione di Benito Mussolini, la gente moriva di stenti,
le donne erano soggette a violenze, non passava giorno che qualche
prigioniero non venisse torturato o impiccato, insomma una vergogna
non diversa dai futuri lager nazisti.
Anche
questo secondo volume, in cui le vicende come nel primo sono proposte
in una serie di quadri rigorosamente in ordine temporale, non mancano
i motivi di grande interesse e quindi è senz’altro
meritevole di lettura; considerato che il piano dell’opera
completa prevederebbe tre volumi mi chiedo solo come possa essere
possibile riunire nel terzo, per quanto corposo, gli ultimi anni di
Mussolini, che non solo sono quasi tredici, ma che presentano
argomenti di larghissima portata, quali la guerra d’Etiopia,
quella di Spagna, le leggi razziali, l’entrata in guerra
dell’Italia, la caduta del duce, la repubblica di Salò.
Come
il primo volume tuttavia anche questo secondo non appare ben definito
nella sua identità, vale a dire non è un saggio storico
e nemmeno un romanzo storico, ma un ibrido che credo si possa
definire come storia romanzata, alla portata di una platea di lettori
non particolarmente colta e che proprio per questo presenta il pregio
di parlare di un periodo storico che è ignorato da tanti, da
troppi.
Antonio
Scurati è
nato a Napoli nel 1969, è cresciuto tra Venezia e Ravello per
poi trasferirsi a Milano. Docente di letterature comparate e di
creative writing all'Università IULM, editorialista del
«Corriere della Sera», ha vinto i principali premi
letterari italiani. Esordisce nel 2002 con Il
rumore sordo della battaglia,
poi pubblica nel 2005 Il
sopravvissuto (Premio
Campiello) e negli anni seguenti Una
storia romantica (Premio
SuperMondello), Il
bambino che sognava la fine del mondo (2009), La
seconda mezzanotte (2011), Il
padre infedele (2013), Il
tempo migliore della nostra vita (Premio
Viareggio- Rèpaci e Premio Selezione Campiello). Del 2006 è
il saggio La
letteratura dell'inesperienza,
seguito da altri studi. Scurati è con-direttore scientifico
del Master in Arti del Racconto. Del 2018 è M.
Il figlio del secolo,
primo romanzo di una tetralogia dedicata al fascismo e a Benito
Mussolini: in vetta alle classifiche per due anni consecutivi,
vincitore del Premio Strega 2019; del 2020, il secondo capitolo M.
L'uomo della provvidenza.
Renzo
Montagnoli
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