Viva
Migliavacca!
e
altri 12 racconti
di
Piero Chiara
Arnoldo
Mondadori Editore S.p.A.
Narrativa
Pagg.
213
ISBN
2570160808979
Prezzo
Euro 8,00
Una
piacevole raccolta
Piero
Chiara, se non scrisse molti romanzi, tuttavia diede alle stampe
parecchi racconti, dimostrando così che la prosa breve gli era
particolarmente gradita. E’ anche questo il caso di Viva
Migliavacca! e altri 12 racconti,
tredici piccole perle, molto variegate. Si va dal primo racconto, Con
quel naso, una storia
boccacesca, con un risvolto malinconico, all’ultimo, Viva
Migliavacca!, che è
sostanzialmente una parodia di un capitalismo estremizzato, in cui
l’uomo che si fa da sé, accumula ricchezze e potere, si
illude di poter disporre della propria vita e del suo destino. Fra
gli altri ne troviamo in cui è presente una nota satirica,
talvolta dolente, come in Il
martire che prende spunto
dall’omicidio non per motivi politici di un giovane fascista,
che il regime fa diventare un martire, con il padre costretto a
piangerlo solo in privato, perché nelle cerimonie pubbliche
deve continuare a ricordarlo senza lacrime; ci sono però anche
quelli in cui predomina una malinconia di fondo per i fatti della
vita che sembrano congiurare contro chi ne ha tratto sofferenza, come
nel caso di E’ tornato
Gaudenzio, il ritorno a
casa di un reduce dalla prigionia in Germania, dove si ritrova in un
natio paese così diverso da prima, beneficato in verità
dal signor Gino, un imprenditore la cui generosità non è
senza tornaconto e che, fra l’altro, è diventato
l’amante della moglie.
In
genere i racconti sono tutti azzeccati, anche se ovviamente ce ne
sono di diversa qualità – ma comunque sempre di buon
livello – e poi c’è quello in cui Chiara eccelle
ed è Un colpo di
fucile, per il quale
desidero spendere qualche parola in più. Infatti la creatività
che vi è profusa ha quasi dell’incredibile; la vicenda è
intricata, il personaggio chiave, Giacinto Rimoldi, soprannominato il
“Cudegoma” per via della sua sagoma elefantesca e
dell’eccessiva grossezza dei suoi quarti posteriori, è
uno di quelli che non si possono dimenticare, un uomo veramente
“tuttofare”.
Insomma,
questi tredici racconti riflettono le caratteristiche del loro autore
ormai maturo come tale e come uomo, con i sentimenti attenuati, un
velo di malinconia che consente un certo distacco (non troppo, però)
nel narrare le vicende e un apparente continua ricerca dei risvolti
delle storie, come se fossero un divenire continuo a cui
appassionarsi al pari del lettore ansioso di sapere come andrà
a finire.
Piero
Chiara nacque
a Luino nel 1913 e morì a Varese nel 1986. Scrittore tra i più
amati e popolari del dopoguerra, esordì in narrativa
piuttosto tardi, quasi cinquantenne, su suggerimento di Vittorio
Sereni, suo coetaneo, conterraneo e grande amico, che lo invitò
a scrivere una delle tante storie che Chiara amava raccontare a voce.
Da Il
piatto piange (Mondadori,
1962), che segna il suo esordio vero e proprio, fino alla morte,
Chiara scrisse con eccezionale prolificità, inanellando un
successo dopo l'altro. E' stato autore particolarmente fecondo e fra
le sue numerose pubblicazioni figurano Il
piatto piange (1962), La
spartizione (1964), Il
balordo (1967), L'uovo
al cianuro e altre storie (1969), I
giovedì della signora Giulia (1970), Il
pretore di Cuvio (1973), La
stanza del Vescovo (1976), Il
vero Casanova (1977), Il
cappotto di Astrakan (1978), Una
spina nel cuore (1979), Vedò
Singapore? (1981), Il
capostazione di Casalino e altri 15 racconti (1986).
Renzo
Montagnoli
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