I
fuochi di Manikarnica
di
Daniela Raimondi
puntoacapo
edizioni
Poesia
Pagg.
95
ISBN
9788866792543
Prezzo
Euro 15,00
Il
viaggio
Manikarnika
è uno dei luoghi più antichi di cremazione esistenti in
India e si trova lungo il Gange a Varanasi. E’ quindi spiegato
il titolo di questa raccolta e pertanto c’è da chiedersi
che cosa sia I fuochi di Manikarnica: è forse
un libro sulla morte? Anche. E’ magari un libro sulla vita? E
anche è la mia risposta. In realtà I fuochi di
Manikarnica è un’opera sul viaggio, o meglio
ancora sui viaggi, ma al di là del fatto che effettivamente si
parla di diverse località, non si tratta solo di percorsi
turistici, perché ci sono viaggi intesi come migrazione, come
scoperta. Al riguardo ci sono alcuni capitoli di cui accennerò
in seguito che risultano piuttosto chiarificatori di ciò che
ho appena scritto. Invece il viaggio al singolare diventa una
metafora, quella della vita, un percorso che per ognuno di noi va
dall’alba al tramonto, con tutte le situazioni in cui ci si
imbatte, con tutte le esperienze che si acquisiscono. Ed è
proprio a Manikarnica che esemplarmente c’è il punto in
cui si incontrano la nascita e la morte, con quei poveri corpi che
sono affidati alla funzione purificatrice del fuoco. Così i
roghi diventano l’estremo saluto, il passaggio dall’entità
solida e ormai inerte a quella divina, una morte che genera una
nascita.
Questo
in India, però, è solo uno dei viaggi della raccolta,
perché ci sono anche gli altri, come per esempio la scoperta
dell’America, l’esplorazione avventurosa di Cristoforo
Colombo, e sempre verso l’America ci sono in navigazione i
bastimenti che portano i nostri poveri emigranti, quelli che
volentieri abbiamo dimenticato, quasi fossero una vergogna nazionale,
allorché si tratta di osteggiare gli africani che fra mille
insidie e pericoli arrivano via mare in Italia. Al riguardo, per quei
nostri sventurati compatrioti che partivano per l’ignoto, ci
sono versi che non possono lasciare indifferenti, come la Preghiera
dell’addio: “Ce ne andremo un mattino d’inverno
/ nei piedi il peso della seta / e nelle mani una valigia vuota. /
Cammineremo spinti dal vento / lasciandoci dietro tre ciglia sul
cuscino, / l’odore aspro della terra e del sudore. / Partiremo
soli / l’ultimo sguardo in fondo al giardino, / un ritratto
premuto contro il petto. / Ma ugualmente andremo, dicendo: /
“!Salvaci, Padre / dalla mancanza della felicità,
salvaci da tutti i sogni / che abbiamo lasciato morire. / Togli dalle
nostre bocche il tuo pane malato / e portaci verso cieli più
miti, / il corpo a brillare fra i papaveri / e con il bene dentro.”
E’
una preghiera che è frutto della disperazione, struggente, un
addio alle proprie radici in quel passo verso l’ignoto.
La
raccolta, come ho accennato, consta di diversi capitoli : Terra
promessa (L’esodo ebraico), America (La scoperta), Emigranti (I
nostri), Mare Nostrum (Immigrati), Circolo Polare Artico
(Esplorazioni), Sanskrit (india), I fuochi di Manikarnica (Riti della
cremazione in India), Africa (Corrispondenza con mia figlia).
Avrei
dovuto parlare di tutte le parti dell’opera, ma mi sono
limitato a quelle delle cremazioni e delle migrazioni, sia per
motivi di spazio, sia perché mi sono particolarmente care;
infatti mi trovo in totale sintonia con i loro contenuti, in quanto
uniscono a un tema sempre valido, quello dell’esistenza, un
altro attuale che abbiamo continuamente sotto gli occhi, perché
le migrazioni ci sono sempre state e sempre ci saranno. Nessuno può
impedire a un essere umano di poter mettersi in cammino per sfuggire
alla fame o alle guerre, o a entrambe, così che quel percorso
intrapreso diventa il viaggio nel viaggio della vita.
Se
i temi trattati poeticamente sono di particolare interesse non va
sottaciuta l’ecletticità dell’autore, capace di
spaziare da tematiche religiose ad altre civili, con una capacità
di attrazione che finisce con il coinvolgere il lettore. E’
così che si ritrae l’impressione di essere a New York, a
Ellis Island, in attesa dello sbarco di quei miseri in cerca di un
futuro migliore ed è sempre così che si finisce con
l’essere partecipi dei riti in riva al Gange, affascinati dai
contrasti di una terra che è patria dello spirito e ristoro
dell’anima.
Da
leggere, lo merita.
Daniela
Raimondi è
nata in provincia di Mantova e ha trascorso la maggior parte della
sua vita in Inghilterra. Ora si divide tra Londra e la Sardegna.
Ha
pubblicato dieci libri di poesia che hanno ottenuto importanti
riconoscimenti nazionali. Suoi racconti sono presenti in antologie e
riviste letterarie. La
casa sull’argine,
edito da Nord, è il suo primo e, al momento, unico romanzo.
Renzo
Montagnoli
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