Winesburg,
Ohio
di
Sherwood Anderson
Edizioni
Einaudi
Narrativa
Pagg.
XII-234
ISBN
9788806206420
Prezzo
Euro 20,00
Una
pietra miliare della narrativa americana
Winesburg,
Ohio è una raccolta di racconti di Sherwood Anderson
pubblicata nel 1919, prose che scritte fra il 1915 e 1916 erano già
state pubblicare singolarmente su alcune riviste. Vi si narra delle
vite di alcuni personaggi della cittadina di Winesburg sul finire del
XIX secolo, con un filo conduttore che è rappresentato da George
Willard, un giovane giornalista interessato alle vite solitarie di
questi individui, secondo uno schema che, pur con le evidenti
differenze, può essere assimilato alla famosa Antologia di Spoon
River che all´epoca di stesura di questi racconti era già
conosciuta grazie alla pubblicazione fra il 1914 e il 1915 su una
nota rivista letteraria, il Reedy´s Mirror di Saint Louis.
Tutti
i soggetti hanno una doppia vita, del tutto normale e banale quella
pubblica, ma nevrotica e caratterizzata da passioni incontrollabili
quella privata, peculiarità che sono diventate l´emblema
descrittivo degli Stati Uniti, con innumerevoli applicazioni in campo
letterario e cinematografico. Per certi aspetti, quindi, il libro
costituisce una pietra miliare della narrativa statunitense,
rivelandosi precursore di opere successive di diversi romanzieri, fra
i quali uno fra i miei preferiti, Kent Haruf. Se lo schema
rappresenta una indubbia innovazione, l´originalità delle opere è
pure ragguardevole, e trattandosi di racconti è pregevole averli
raccordati con la figura del giornalista del locale quotidiano, che
accompagna i lettori a far conoscenza con i personaggi di Winesburg.
Il
mondo descritto è ancora rurale, di una civiltà preindustriale, un
microcosmo osservato nel periodo di passaggio da un´impronta
socio-economica all´altra e questo senza dubbio è un altro dei
pregi dell´opera. E´ una società lontana nel tempo, che sembra
appena uscita dalla guerra civile, con il fascino agreste di un´epoca
i cui ritmi erano assai più blandi di quelli che si sono imposti con
la civiltà industriale. La piccola comunità di Winesburg è
descritta in questo suo cambiamento, fra il desiderio di resistere
per non perdere le proprie radici e la speranza di entrare in un
mondo migliore, e tutto questo è scritto con garbo, senza enfasi, ma
puntuale e conciso in ciò che veramente conta.
I
personaggi non sono pochi e per alcuni è naturale affezionarsi, come
nel caso di Alice, una donna che invecchia con il ricordo di alcune
fugaci ore d´amore, nell´attesa del ritorno di uomo ben sapendo
che non avverrà mai, macerandosi nella consapevolezza, che poco a
poco prende corpo, di una vita che sarà solo di solitudine. Oppure
non si può restare insensibili di fronte alla triste storia di Wash
Williams, telegrafista diventato misogino per colpa della moglie. Chi
più, chi meno, questi protagonisti hanno una personalità che
possiamo riscontrare anche in nostri simili contemporanei e
addirittura potrebbe capitare di specchiarci in qualcuno di loro, ma
sono tutti esseri pulsanti, che mai si potrebbe credere frutti della
creatività di uno scrittore.
Il
loro gradimento è lasciato alla sensibilità del lettore che in ogni
caso non potrà che convenire sulla notevole capacità dell´autore
di effettuare una fine analisi psicologica delle sue creature.
Da
leggere.
Sherwood
Anderson (Camden, Ohio, 1876 - Colón, Panamá,
1941) scrittore statunitense. Il luogo mitico della sua immaginazione
fu Clyde nell´Ohio, dove visse gli anni formativi nell´esercizio
precoce di vari mestieri, tra i ricordi, ancora vivi, della
frontiera, fino alla prima delle sue fughe, che lo portò a Cuba, nel
tentativo di partecipare alla guerra ispano-americana. Sposato,
direttore di una fabbrica di vernici, un giorno abbandonò
d´improvviso famiglia e lavoro per seguire la vocazione di
scrittore, dapprima a Chicago, dove conobbe Lee Masters, Sandburg,
Dreiser, poi a New York e a Parigi, dove incontrò Gertrude Stein.
Dopo il primo romanzo, Il figlio di Windy McPherson (Windy
McPherson´s son, 1916), basato su materiale autobiografico, A.
raggiunse la fama con la raccolta dei Racconti dell´Ohio
(Winesburg, Ohio, 1919), nei quali analizzò le angosce, la
solitudine e i desideri repressi degli abitanti di una piccola città
modellata sulla Clyde della sua giovinezza. Nelle opere successive
tornano gli stessi temi: il disadattamento, lo smarrimento
dell´individuo in una società sempre più meccanizzata. In Povero
bianco (Poor white, 1920), per esempio, l´analisi delle sofferenze
di un inventore solitario s´intreccia alle vicende di una città
che si corrompe col progredire dell´industrializzazione; in Riso
nero (Dark laughter, 1925) la disinibita cultura afro-americana è
contrapposta alla sterile civiltà bianca. Con la franca esposizione
delle frustrazioni sessuali e delle aberrazioni di molti suoi
personaggi e, ancor più, con la creazione di una mitica provincia
americana, abitata da giovani ribelli, da sognatori, da «diversi»,
in fuga dalla storia, A. ebbe un´influenza di rilievo su alcuni
scrittori a lui contemporanei come Hemingway e Faulkner, e con il suo
stile deliberatamente semplificato, fondato sull´uso del
«colloquiale» e su riprese «musicali», secondo la lezione di Mark
Twain e di Gertrude Stein, offrì una nuova gamma di possibilità
espressive alla narrativa imperniata sullo studio della vita
americana.
Renzo
Montagnoli