La repubblica di
Mussolini
di Giorgio Bocca
Mondadori Editore
Storia
Pagg. 390
ISBN: 9788804432289
Prezzo: € 10,40
E' un libro di carattere
esclusivamente storico che parla della Repubblica Sociale Italiana, uno dei tanti
al riguardo verrebbe spontaneo dire, ma con caratteristiche sue che lo
impreziosiscono e ne danno una parvenza di attendibilità, sia nello svolgimento
che nel giudizio conclusivo.
Certo è stato scritto da
un'antifascista, per di più da uno di quelli che all'epoca combatté gli
occupanti nazisti e i loro pseudo alleati dell'appena nata repubblica di Salò,
ma ad essere onesti vi è da dire che Giorgio Bocca ha cercato in tutti i modi
di essere imparziale e di dare più risalto alla storia costituita dai fatti che
alle impressioni del tutto personali.
Questa impostazione, che privilegia
gli accadimenti senza
necessariamente esprimere un'opinione, è accompagnata da interessanti
valutazioni su Mussolini in quanto uomo e non statista, con il risultato che
attraverso questi giudizi si hanno anche delle plausibili risposte ai tanti
perché.
Tutto comincia, come noto, nel luglio
del 1943, quando il 25, durante la seduta del Gran Consiglio del Fascismo,
Mussolini viene deposto. Il duce, l'uomo roboante, onnipotente degli anni
antecedenti la guerra, è ormai l'ombra di se stesso. I rovesci militari, la
certezza che ormai tutto è perso si riflettono sull'uomo in un'abulia, una incapacità di prendere decisioni di importanza vitale
che lo accompagnerà fino alla fine.
Nulla fa, quindi, per opporsi al
disegno dei congiurati, anzi finisce per assecondarlo accettando quella
riunione, pur sapendo quello che vi si deciderà.
Dopo l'armistizio dell'8 settembre e
l'avventurosa liberazione dalla sua prigione sul Gran Sasso, Mussolini in terra
tedesca, davanti a Hitler che gli propone, per non dire impone, di essere il
capo carismatico dell'Italia non ancora in mano agli alleati angloamericani, ha
delle reazioni lente, quasi distaccate, proprie di un uomo stanco e sfiduciato.
Forse vorrebbe chiudere la partita,
forse vorrebbe anche ritirarsi, ma finisce con l'accettare, diventando di fatto il Quinsling italiano.
Non vengono formulate da Bocca particolari ipotesi sul perché di questa
adesione ai desideri del Fuhrer, tranne quella, peraltro di stampo fascista, di
evitare in tal modo guai peggiori a un'Italia ormai occupata dai tedeschi.
Può essere stato questo uno dei
motivi, ma certamente non l'unico; è più probabile invece che l'uomo Mussolini,
ormai vagante nella nebbia dello sconforto, abbia trovato nel dittatore tedesco
colui che l'avrebbe condotto per mano, lasciandogli quelle scelte politiche di
partito e non di governo che gli avrebbero dato la parvenza di ritornare ai
battaglieri anni di gioventù.
E' peraltro impossibile che non sia
consapevole dei disegni dei tedeschi sull'assetto da dare all'Italia dopo la
vittoria in cui ancora credono, perché l'annessione al Reich del Trentino, del
Friuli e della Dalmazia sono sotto i suoi occhi; lui se ne lamenterà, ma
blandamente, come se si trattasse di una conseguenza inevitabile, e sa pure che
anche tutta l'Italia settentrionale fino al Po farà la stessa fine, mentre il
resto del paese verrebbe colonizzato. Forse spera di restare un giorno in
Romagna, la sua Romagna, come governatore di un'appendice della grande
Germania, ben poca cosa per uno che aveva grandi sogni di gloria.
Se vi è stata quindi una scelta, è
stata solo politica, di conservazione per restare a
galla annaspando.
E' giusto dire, inoltre, che il duce
è ben conscio che la neonata Repubblica Sociale Italiana è un semplice
paravento per consentire ai tedeschi di dimostrare ai loro alleati che,
nonostante il 25 luglio1943, nulla è cambiato e per avere di
fatto il potere in Italia sotto la copertura di un governo locale.
Le occasioni in cui Mussolini, con
lettere indirizzate ai gerarchi nazisti e rimaste senza risposta, manifesterà
questa sua condizione di burattino saranno molteplici, ma l'uomo non è capace
di decidere, si illude di comandare pur sapendo che non è vero e come una
foglia si lascia trasportare dal vento degli accadimenti fino al suo definitivo
annientamento, con una fuga mal preparata e verso l'improbabile rifugio
svizzero.
Se da un lato la figura di quest'uomo
può anche far sorgere un senso di pietà, quelle più fosche dei suoi ministri e
gerarchi, gente che ha colto l'occasione della repubblica sociale per riscatti
politici e per affermazioni personali, forniscono un quadro di squallore e
meschinità, concorrendo a formare un giudizio altamente negativo del periodo
fascista successivo all'8 settembre 1943.
Non dimentichiamo che l'inazione di
Mussolini da una parte, le pretese di governo dei suoi gerarchi dall'altra
generarono una guerra civile, dove la naturale contrapposizione fra partigiani
e tedeschi occupanti si dilatò al ben più tragico conflitto fra italiani.
Nella lotta di liberazione prevalsero
ideali di libertà che invece nella reazione fascista mancarono del tutto,
risultando invece determinanti le ambizioni personali e lo spirito di
rivalsa. In questo senso non è possibile
equiparare i partigiani ai repubblichini, come un certo revisionismo tende a
fare; i primi furono combattenti per la libertà, i secondi non furono
nient'altro che mercenari, peraltro al soldo dell'occupante tedesco e benché
consapevoli di questo.
C'è da chiedersi comunque come sia
potuto sopravvivere uno stato fantoccio per circa due anni e allora si può
notare che il fascismo agonizzante si resse da un lato grazie alla compiacenza
e all'interesse della classe imprenditoriale e dall'altro in forza
dell'appoggio di molti italiani di ogni ceto, per i quali la repubblica di
Salò, nonostante la servitù, il sangue fratricida versato, altri non era che un
sogno in cui il culto mussoliniano e le relative speranze e illusioni cercarono
di protrarsi al di fuori di ogni confronto con la realtà.
Da questo libro, veramente bello,
emerge infine la figura di un dittatore grande politico, ma del tutto incapace
come statista, un individuo che fece non poche scelte sbagliate, di cui
l'ultima gli risultò fatale.
A un personaggio simile gli italiani
affidarono i loro destini con i risultati che la storia ci ha riportato, un
uomo della provvidenza incapace perfino di dare un orientamento chiaro e
coerente alla sua vita.
E' inutile che dica che consiglio
vivamente la lettura di questo testo.
Giorgio
Bocca è nato a Cuneo nel 1920. Durante l'ultimo conflitto ha partecipato
alla Resistenza delle formazioni di Giustizia e Libertà e, terminata la guerra,
ha iniziato la carriera di giornalista. Redattore alla Gazzetta del Popolo e
all'Europeo, inviato del Giorno, è stato trai fondatori di Repubblica nel 1975. Ha scritto numerosi
libri di storia e di attualità. Al riguardo si ricordano Storia dell'Italia nella guerra fascista,
Palmiro Togliatti, Storia popolare della resistenza, Il terrorismo italiano,
Storia dell'Italia partigiana, Partigiani della montagna, Il provinciale, Il
filo nero, Il dio denaro. Ricchezza per pochi, povertà per molti, Le mie montagne.