Il bosco degli urogalli
di Mario Rigoni Stern
Edizioni Einaudi
Narrativa raccolta di racconti
Pagg. 179
ISBN: 9788806174071
Prezzo: € 9,50
Lo ammetto, non amo la caccia, non
amo uccidere degli animali indifesi, anzi tendo a rispettarli nella loro specificità,
e quindi non vedo mai con simpatia un cacciatore.
Tuttavia, nonostante questa mia
avversione, la lettura di questo libro mi è risultata estremamente appagante,
forse perché Rigoni Stern è riuscito a dare una visione di questa “specie” di
sport del tutto particolare.
La lunga marcia sulla neve per
avvicinarsi alle prede, il silenzio dei monti nel freddo dell'alba, i boschi in
cui si svolge la contesa donano un tocco di magia grazie a una vera e propria
prosa poetica e danno l'idea di un ritorno dell'uomo alle origini, quando era
in armonia con la natura.
In questa atmosfera, quasi ieratica,
la caccia diventa un rito, in cui l'uomo e l'animale sono personaggi che si
affrontano sullo stesso piano, ognuno con i mezzi di cui dispone, e non è
sempre chi ha il fucile che ne esce vincitore.
E poi non ci sono solo racconti di
caccia agli animali, ma altri in cui ricorre la metafora dell'uomo che è in
competizione con suoi simili, come nello stupendo Esame di concorso, la ricerca spasmodica di un povero travet di una
posizione migliore, la sua caparbietà in un mondo di miseria, i suoi sogni, le
speranze, puntualmente deluse, quasi che l'autore volesse dirci che in questo
mondo di cacciatori le prede non sono sempre lepri o volpi.
E a proposito di volpi Oltre i prati, tra la neve è un brano in
cui uomo e canide fanno a gara in astuzia, in una serie di mosse e contromosse
di grande effetto, al punto che viene spontaneo dividere i propri favori fra
l'uno e l'altro.
Poi ci sono racconti in cui la caccia
è solo un pretesto per parlare d'altro, come Vecchia America, oppure lo straziante Dentro il bosco o il commovente Alba
e Franco, un omaggio a due cani del tutto particolari.
Non posso però tralasciare Chiusura di caccia, l'ultimo, che si
conclude con alcuni spari nel vuoto, una sorta di sfogo della tensione di cui
c'è un antecedente nel Sergente nella
neve, quando Rigoni Stern, ultimo ad abbandonare la postazione in Russia
all'inizio della ritirata, spara raffiche a casaccio; anche là è una
liberazione, ma soprattutto è il grido di dolore di un uomo che si sente
tradito da chi ha avviato quella guerra.
Sono due atteggiamenti uguali, ma
provocati da diversi stati d'animo, e in ogni caso sono la reazione di un uomo
al suo destino.
Il
bosco degli urogalli è un altro libro di Mario Rigoni Stern che è
senz'altro meritevole di essere letto.
Mario
Rigoni Stern (Asiago, 1921 - 2008).
Ha scritto Il sergente nella neve (1953), Il
bosco degli urogalli (1962), Quota
Albania (1971), Ritorno sul Don
(1973), Storia di Tönle (1978)
(Premio Campiello e premio Bagutta), Uomini, boschi e api (1980), L'anno
della vittoria (1985), Amore di confine (1986), Il libro degli
animali (1990), Arboreto salvatico (1991), Le stagioni di Giacomo
(1995) (Premio Grinzane Cavour), Sentieri sotto la neve (1998), Inverni
lontani (1999), Tra due guerre e altre storie (2000), L'ultima
partita a carte (2002), Aspettando l'alba e altri racconti (2004), I
racconti di guerra (2006), Stagioni (2006).