Michelangelo La grande
ombra
di Filippo Tuena
Fazi Editore
www.fazieditore.it
Narrativa romanzo
Pagg. 313
ISBN: 9788881129737
Prezzo: € 12,00
Leggere un libro di
Filippo Tuena è sempre un'esperienza del tutto
particolare, perché si può star certi, ogni volta, di trovarsi di fronte a una
spiccata originalità, sia come struttura che come stile, entrambi mai
ripetitivi.
La sua espressione
artistica, infatti, non è mai rivolta a soddisfare il gusto di un pubblico
assuefatto a modi di scrivere tradizionali, ma è il frutto di una ricerca che
se nelle prima pagine può disorientare finisce poi con
lo stupire, il meravigliare, perché non c'è nulla come la novità che possa
veramente colpire il lettore attento.
Inoltre ci si accorgerà
che successive riletture faranno scoprire nuovi motivi di riflessione,
mantenendo inalterato il gradimento dell'opera.
Tuena, per parlarci di un Michelangelo al
termine della sua vita, avrebbe potuto scrivere un romanzo tipicamente storico,
magari avvincente, e invece ha saputo costruire una narrazione che travalica i
limiti propri di quel genere,
offrendoci non solo un affresco di pregevole fattura, ma
un'approfondita disamina dei rapporti fra arte e potere e tra disfacimento
senile e decadenza di un periodo storico di grande rilievo quale fu il
Rinascimento.
Con queste finalità
imbastisce un tessuto letterario che prende spunto da una domanda: perché
l'ormai anziano, quasi inabile Michelangelo rifiutò i pressanti inviti di
Cosimo de' Medici a rientrare a Firenze? Che cosa determinò in lui la ferma
decisione di non fare ritorno in patria e di morire così a Roma?
Si tratta di un quesito
senza apparente risposta, tanto che si potrebbe pensare alle bizze di un vecchio,
oppure addirittura a un pretesto dell'autore per imbastire il solito romanzo
storico, e invece ci troviamo fra le mani un'opera dai mille risvolti, da
finalità che a primo colpo non si scorgono, ma che nel loro insieme danno corpo
e sostanza a un lavoro di straordinaria qualità.
Filippo Tuena infatti rivela ancora una
volta la capacità di stupire, di essere artista alla ricerca dell'originalità
dei propri lavori, tanto che non si smentisce con questo Michelangelo La grande ombra, già uscito otto anni fa sempre per i
tipi di Fazi e ora in un'edizione rinnovata non solo
nella veste, ma anche con modifiche e implementazioni.
L'autore si pone la
domanda e cerca la risposta avviando un'indagine che vede protagonisti, di
volta in volta, chi conobbe Michelangelo negli ultimi anni della sua vita, nomi
talora famosi, come lo stesso Cosimo de' Medici o Giorgio Vasari, tanto per
citarne due, e altri meno noti, ma non per questo meno importanti per giungere
al risultato principale, nonché per affrontare altri argomenti di interesse più
generale.
Come le pietruzze,
sapientemente accostate l'una all'altra, vanno a formare un mosaico, le
testimonianze sono singole voci di un coro e con le loro specificità danno vita
a un ritratto incredibilmente palpitante del grande pittore e scultore
fiorentino.
Un uomo, esso, affetto da
profonda solitudine, propria solo dei grandi geni che si sentono lontani dalla
quotidianità degli altri uomini, impossibilitati a condurre un'esistenza
normale; è una solitudine che al contempo esalta la sua arte, ma che anche lo
isola, gli fa avvertire fortemente come la creatività sia concepibile solo con
la massima astrazione e l'altrettanto massima libertà.
Michelangelo non torna a
Firenze perché Cosimo de' Medici rappresenta il potere, il principe che
pretende la proprietà intellettuale di quell'opera d'arte che l'artefice invece
sente solo sua.
Ma dal coro di voci,
costituite da uomini con inevitabili pregi e difetti, quali l'invidia, il
malanimo, emerge anche un altro elemento che, oltre a connotare la fase di
declino del Rinascimento, proietta la specie umana ai nostri giorni, con gli
stessi vizi e le stesse virtù, comuni dei mortali e che nulla contribuiscono
all'accrescimento di valori della specie stessa.
Tuena non disprezza questi personaggi, anzi
conferisce loro una propria dignità, facendoli anche portavoce di riflessioni
su cui il lettore è indotto a soffermarsi, perché risultano tipiche
dell'esistenza e quindi sempre di attualità.
Al riguardo trascrivo alcune righe della testimonianza
del poeta Giovan Battista Strozzi, righe che danno la
misura di ciò che l'uomo pensa e sente quando avverte il declino della vita “ Mi si viene a dire che Michelagniolo
ha compiuto una scelta simile.
O, non parlo di palazzi affrescati, di broccati, di arazzi. Del lusso, in una
parola. Ma parlo del buio di una stanza, del rinchiudersi in se stesso, del
cercare in sé la verità che fuori ci appare artefatta. Mai più grandi sepolture
per le morti altrui; mai più affreschi per altri
edifici. Tutto per sé è quello che produceva.”
E' tutto un susseguirsi
di opinioni, e anche di supposte verità, di autoreferenzialità, ma pure di
profonda convinzione dei propri limiti; sono personaggi che riemergono dalle
tenebre, si agitano, ricorrono a un linguaggio che l'autore di fatto ha
inventato (una sorta di gradevole commistione tra rinascimento e moderno),
operano freneticamente come tante formiche all'ombra del genio, ammiratrici, ma
anche invidiose, perché incapaci di comprendere che cosa ci sia realmente al
fondo della creazione di quei capolavori. Quei monumenti, quegli edifici,
quelle statue che non finiscono di sorprendere sono al tempo stesso l'estasi e
il tormento di un autore la cui genialità è tale da rendergli impossibile la
convivenza con i comuni mortali.
Da questo libro, quindi,
emerge non solo l'eterno contrasto fra potere e libertà artistica, ma
scaturisce anche un ritratto veritiero, spesso impietoso, della condizione
umana, di una specie dotata del bene dell'intelletto, eppure così fragile, così
immatura da non riuscire a comprendere nemmeno se stessa.
Ci si chiederà comunque
perché il titolo sia Michelangelo La grande ombra. Che cos'è quest'ombra? E'
quella in cui agiscono gli artisti dell'epoca inferiori al genio che brilla di
luce propria, o è qualche cosa d'altro?
Se consideriamo già le
pagini iniziali, con un Cosimo de' Medici emiplegico, con un filo di bava che
gli scende da un angolo della bocca, quasi un cadavere vivente,
ma conscio del suo stato, e se poi leggendo percepiamo nelle risposte
degli altri intervistati il timore, sempre latente ma che riemerge
nell'occasione, della naturale conclusione della vita umana, a cui non pochi
sono prossimi, o addirittura vi sono già giunti, emerge prepotente l'atmosfera
dell'ombra della morte che aleggia su tutto, a riprova che la caducità è
propria di tutti uomini, geni o sconosciuti che siano.
In questo quadro di dolorosa, ma naturale angosciante incertezza per il dopo, si
viene così a delineare anche la decadenza di un periodo storico così importante
per le arti quale fu il Rinascimento. Del resto i frutti, ormai marcescenti,
del Concilio di Trento arriveranno non solo a condizionare la vita degli
uomini, ma anche a creare un'epoca di illiberalità, una sorta di reazione
metodica e oppressiva, di cui anche Michelangelo, ormai defunto, fu vittima,
visto che si decise, con una stoltezza che si commenta sé, di metter le
braghe alle figure ignude del Giudizio Universale.
Nella lotta fra libertà
creativa e potere temporale quest'ultimo riprese il sopravvento, ma, per sua
fortuna, Michelangelo già non c'era più.
Filippo Tuena è nato a Roma nel 1953 e vive a Milano.
E' laureato in Storia dell'arte.
Ha pubblicato:
Il tesoro dei Medici (Giunti Art &
Dossier, 1987); Lo sguardo della paura (Leonardo, 1991), Premio Bagutta Opera Prima; Il tesoro dei Medici (De Agostani, 1992), in
collaborazione con Anna Maria Massinelli; Il volo dell'occasione (Longanesi, 1994); Il diavolo a
Milano (Ikonos, 1996); Cacciatori di notte (Longanesi, 1997); Tutti i sognatori (Fazi, 1999), Premio Super Grinzane-Cavour; La grande ombra (Fazi, 2001); La passione dell'error mio. Il carteggio di Michelangelo (Fazi, 2002); Quattro notturni (Aletti, 2003); Il
volo dell'occasione (Fazi,
2004), nuova edizione; Le variazioni Reinach
(Rizzoli, 2005), Premio Bagutta; Il diavolo a Milano – nuova edizione e
Fantasmi di Schumann a Manhattan
(Carte Scoperte, 2005); Michelangelo. Gli ultimi anni
(Giunti Art & Dossier, 2006); Ultimo Parallelo (Rizzoli,
2007), Premio Viareggio.
Sito web: http://digilander.libero.it/filippotuena/