Linea
Gotica
di Cristoforo Moscioni
Negri
Introduzione di Ugo Berti
Arnoaldi
Edizioni Il Mulino
www.mulino.it
Narrativa romanzo
Collana Intersezioni
Pagg. 136
ISBN: 9788815113719
Prezzo: € 10,00
Ai più il nome Cristoforo Moscioni Negri dirà poco, ma quando un amico mi ha
consigliato di leggere un libro originale e senza retorica sulla guerra
partigiana, citandomi il titolo e l'autore, ho pensato subito che questo doppio
cognome non mi era nuovo e che l'avevo già letto da qualche parte. Ho
riflettuto un po' e poi è sbucato dalla memoria il capolavoro di Mario Rigoni
Stern, Il sergente nella neve;
infatti, il sottotenente Cristoforo Moscioni Negri
era un compagno d'armi, durante la campagna di Russia, del grande scrittore di
Asiago. Del resto, la pubblicazione del suo primo libro, I lunghi fucili, dove si parla appunto della tragica sorte dell'Armir, fu propiziata da Rigoni Stern, che presentò l'opera
all'editore Einaudi, opera si cui conto di tornare in argomento non appena
letta.
Fatta questa opportuna
premessa, dico subito che Linea Gotica
è un libro di estremo interesse, perché sono le memorie di Moscioni
Negri del periodo intercorrente fra i giorni immediatamente successivi all'8
settembre 1943 e l'avvenuta liberazione delle Marche e di Pesaro, lasso di
tempo durante il quale operò nelle formazioni partigiane.
Non starò a raccontare i
numerosi episodi di questa guerra per bande, in cui la figura dell'autore è di
primo piano, essendo stato comandante di una brigata Garibaldi, ma preferisco
soffermarmi sulla valenza storico-politica del testo, peraltro caratterizzato
da una scrittura asciutta, raramente incline a ceselli letterari – ma quando ci
sono risultano opportuni e pregevoli -, e che mi ricorda un po' il Cesare
Pavese de La luna e i falò.
L'importanza del libro
sta in ben altro, cioè è costituita dall'analisi dell'autore dei motivi che
l'hanno spinto ad aderire alla Resistenza, compendiati sinteticamente nella
completa sfiducia nei confronti del regime fascista e dei nostri comandi
militari per la disfatta subita in Russia, nonché nell'amara constatazione
dell'incapacità del Re e dei suoi generali di organizzare almeno l'armistizio,
con tutte le conseguenze che si ebbero.
C'è da dire anche che
l'uomo Moscioni ha un alto senso dell'onore e non può
quindi che criticare il disinteresse degli anglo-americani per le formazioni
partigiane, mal viste, anche se le stesse dimostravano
valore e ampia disponibilità di collaborazione.
Inoltre, e questo è tanto
più importante nell'imminenza della ricorrenza del XXV aprile, l'autore
marchigiano dimostra lungimiranza nel prendere atto che, a liberazione
avvenuta, ritornarono in auge e al posto di comando i vecchi antifascisti che,
con il loro comportamento passivo, molto avevano contribuito all'ascesa di
Mussolini; a questi si unirono ben presto i soliti profittatori, che avevano
fatto lauti affari durante il fascismo e sotto l'occupazione tedesca, nonché figure
notoriamente di spicco nel ventennio, insomma si era combattuto e sofferto solo per sollevare un vero e proprio
polverone senza che nulla cambiasse.
E così lo spirito della
Resistenza, le sue speranze, i suoi ideali cominciarono subito a disperdersi,
affondando nella palude putrida del dopoguerra grazie al vecchio ordine che
riprendeva i posti di comando.
Ai giovani che avevano
combattuto, che sognavano un'Italia nuova e diversa, non rimase altro che
constatare con amarezza che l'avevano fatto invano.
E il senso dell'onore di Moscioni non è quello retorico che si richiama in tante
cerimonie, ma è la dignità offesa di ogni essere umano che si sente considerato
una semplice pedina di un gioco, per lo più sporco, realizzato da pochi altri.
Linea Gotica è un libro
assolutamente da leggere.
Cristoforo
Moscioni Negri (Pesaro,
1918 – San Marino, 2000). Laureato in Giurisprudenza nel 1940 e in Scienze
politiche nel 1942, nonché in Medicina nel dopoguerra, prese parte alla
campagna di Russia con il grado di sottotenente nel battaglione alpino “Vestone” e, dopo l'8 settembre 1943, si aggregò alle
formazioni partigiane operanti nelle Marche, comandando un battaglione della
brigata Garibaldi-Pesaro. Passato il fronte, si unì a
un battaglione Gurkha dell'VIII armata britannica,
partecipando alla famosa battaglia di Tavoleto (2
settembre 1944).
Sue pubblicazioni: I
lunghi fucili (1956, nuova ed. Il Mulino, 2005) e Linea Gotica (1980, nuova ed. Il
Mulino, 2006).