La vita
eterna
di Ferdinando Camon
Postfazione di Morando Morandini
Garzanti Editore
Narrativa romanzo
Collana Gli elefanti
Pagg. 172
ISBN: 9788811666288
Prezzo: € 6,46
Ritengo opportuna una premessa, facendo ricorso alla memoria che di
tanto in tanto fa riaffiorare accadimenti della mia prima infanzia, per
spiegare il mio particolare interesse per questo bellissimo libro.
Molti oggi, tranne forse i più anziani, non sanno com'era, fino a
non tanti anni fa, la vita nelle campagne. Io avevo degli zii che lavoravano la
terra, non di loro proprietà, anzi alle dipendenze di quello che noi oggi, nei
rapporti sindacali, definiamo ancora padrone, un uomo che per discendenza era
sempre stato un padrone.
Per i contadini era una vita misera, fatta di cibo scarso e non
vario (ricordo che a mezzogiorno c'era l'immancabile minestra di verdure con il
riso di Napoli e alla sera
un uovo sodo con l'insalata; il pane si vedeva solo la domenica e
durante gli altri giorni della settimana era sempre presente la polenta). Il
progresso, intervenuto con la fase industriale, non aveva scalfito questo modo
di vivere, proprio di una civiltà immobile nel tempo, con una vita avara di
soddisfazioni, animata al di fuori del lavoro nei campi - quando il lavoro c'era, perché spesso
mancava - solo da racconti tramandati da
secoli, frutto di un paganesimo cristiano impregnato di superstizione e di
ignoranza. Quest'ultima era un comune denominatore, perché quasi nessuno sapeva
leggere o scrivere e quei pochi che vi riuscivano cercavano, a modo loro, di
ribellarsi, di incidere, rivoltandolo, quel modo di vivere. Che fossero
anarchici o socialisti, come allora venivano chiamati, in ogni caso erano
malvisti, considerati teste calde, sovvertitori di un ordine immutabile nel
tempo.
Poi, quasi all'improvviso, questo mondo è stato stravolto e
giustamente Ferdinando Camon, nel corso
dell'intervista che gli ho effettuato, ha citato al riguardo Charles Péguy, un poeta francese che ha scritto che “la fine della civiltà contadina è il più
grande evento della storia, dopo la nascita di Cristo”.
Così, che quando un caro amico mi ha parlato a grandi linee di
questo libro, ho provato immediato il desiderio di leggerlo, perché attendevo
da tempo un romanzo che parlasse di questa civiltà che non c'è più, sostituita
dall'industria anche nell'attività dei campi.
Una pagina dopo l'altra, la prosa asciutta, non idilliaca, anzi
lontana da certe visioni della vita agreste proprie dei grandi poeti latini e
in particolare di Virgilio, mi ha avvinto e così, mentre leggevo, ho cominciato
a vedere dei campi riarsi dal sole o raggelati dal freddo dell'inverno, della
povera gente intenta a un lavoro duro e ben poco retribuito, ho sentito la
puzza delle stalle, sono entrato in un'atmosfera immobile di miseria senza
barlumi di speranza.
Ferdinando Camon ha dedicato questo
libro a questa povera gente, inserendosi nel solco di altri che lo hanno
preceduto, magari con intenti diversi, come Verga, Faulkner, oppure Saramago.
La sua, però, non è una narrazione asettica, ma nemmeno c'è
l'abbandono alla retorica, semplicemente c'è il desiderio di portare la luce a
una moltitudine di ombre, senza ricorrere all'enfasi, bensì permeando le parole
di un grande senso di pietà.
E' la sua gente, anche lui è nato in campagna e ha vissuto la
giovinezza in quell'ambiente che poi il boom economico degli anni sessanta ha
sconvolto, ha trasformato così radicalmente al punto di poter affermare che
oggi la civiltà contadina è solo un ricordo, anzi senza il suo libro non sarebbe
nemmeno questo.
Provate a pensare a un modo di vivere rimasto sostanzialmente
inalterato nei secoli e perciò figurativamente eterno, considerate che era il ceto più basso, in cui la solidarietà e la
superstizione erano gli aspetti salienti, se pur contrastanti, di un'esistenza
il cui ritmo era scandito dall'avvicendarsi del giorno con la notte e delle
stagioni, e dove tutto iniziava con la nascita, proseguendo quasi per inerzia
fino alla morte, sovente prematura; avrete così un'idea, ma solo approssimativa,
perché per capire veramente e per comprendere è indispensabile la lettura di
questo romanzo.
Pagina dopo pagina sembra di tornare indietro di secoli, benché
questa realtà, immobile, sia stata presente fino a una cinquantina di anni fa.
E' un mondo che si è estinto e che volutamente è stato cancellato dalla memoria
come se fosse un qualche cosa di cui vergognarsi, come
se quella miseria fosse un vizio capitale, da seppellire sotto coltri di
reticenze.
La penna di Camon, che passa
indifferentemente dall'epoca attuale al medioevo, da questo alla disfatta di
Caporetto, e poi a quel guizzo di vitalità che è stata la resistenza,
restituisce al lettore questa civiltà. Le pagine sulla ribellione alla dura
repressione tedesca non sono
celebrative, ma tendono solo a onorare la memoria di quanti, e
non furono pochi, si scossero da un lungo torpore, anche a prezzo della vita,
per poi ritornare, ombre nella notte, nel loro lungo silenzio, fino agli anni
sessanta, quando la luce elettrica e la televisione svelò loro un altro mondo,
meno di fatica, più di soddisfazione materiale, a cui finirono per
abbandonarsi, perdendo la loro identità.
Questa comunità di poveri, dove il povero, secondo Camon, è l'uomo che non ha scampo ed è tale perché pure i
suoi antenati non hanno avuto scampo, non ha personaggi che si staccano sugli
altri, ma c'è un solo protagonista: essa stessa.
Se c'è un libro che ha reso giustizia a una civiltà, facendola
conoscere alle generazioni attuali e a quelle future, è proprio questo e credo
di poter dire che l'autore è stato un cantore di ciò che per tanto tempo fu e
mai più sarà.
La vita eterna non è solo un romanzo molto bello, è molto di più, è un
capolavoro.
Ferdinando Camon (Montagnana, 1935) è romanziere, poeta
e saggista.
Ha pubblicato:
Il mestiere di poeta (Garzanti, 1982), Il mestiere di scrittore (Garzanti,
1973), Letteratura e classi subalterne (Marsilio, 1974), I miei lettori mi
scrivono (Garzanti, 1987), Il Quinto Stato (Garzanti, 1970), La vita eterna
(Garzanti, 1972), Liberare l'animale (Garzanti, 1973), Occidente (Garzanti,
1975), Storia di Sirio (Garzanti, 1984), Un altare per la madre (Garzanti,
1978), La malattia chiamata uomo (Garzanti, 1981), La donna dei fili (Garzanti,
1986), Il canto delle balene (Garzanti, 1989), Il Super-Baby (Rizzoli, 1991),
Mai visti sole e luna (Garzanti, 1994), La terra è di tutti (Garzanti, 1996),
Dal silenzio delle campagne (Garzanti, 1998), Conversazione con Primo Levi
(Garzanti, 1991), La cavallina, la ragazza e il diavolo (Garzanti, 2004),
Tenebre su tenebre (Garzanti, 2006).
Le sue opere hanno ricevuto numerosi premi, fra i quali uno Strega
(Un altare per la madre), due
Selezione Campiello (La donna dei fili
e Il canto delle balene) e un Viareggio per la poesia (Liberare l'animale).
Sito internet: www.ferdinandocamon.it
Renzo
Montagnoli