Cefalonia Sangue
intorno alla Casetta Rossa
L'esecuzione degli Ufficiali del 24-25
settembre
1943 e i superstiti della Divisione Acqui
di Paolo Paoletti
Edizioni Agemina
www.agemina.it
Storia
Pagg. 224
ISBN 9788895555188
Prezzo € 16,00
Cefalonia non è solo un'isola greca delle Ionie,
meta oggi turistica, ma è stata anche il teatro di una delle più atroci stragi
compiute dall'esercito tedesco nel corso della seconda guerra mondiale. Lì nel
1943 era di stanza la Divisione Acqui e dopo l'armistizio dell'8
settembre resistette ai tedeschi, per giungere infine alla resa, dopo la quale fu letteralmente distrutta, parte con omicidi
deliberati nel corso di azioni di rastrellamento, parte con fucilazioni e il
tutto per espresso ordine di Adolf Hitler.
Quante furono le vittime? Non si saprà mai, ma,
secondo vari computi e diverse fonti, si calcola siano state fra 1.700 e 9.400.
Paolo Paoletti, storico a
cui si devono diverse opere sugli eccidi compiuti dai nazifascisti e che già
aveva scritto dei testi sulla dolorosa vicenda, con questo nuovo libro
preferisce relazionare ampiamente sulla sorte degli ufficiali italiani a
Cefalonia, la maggior parte fucilati in una località caratterizzata da una
casetta rossa, nel cui cortile attesero, e si può immaginare con quale strazio,
il loro turno nel macabro rituale dell'esecuzione.
L'autore si muove a distanza di molti anni e cerca
di arrivare, se non alla verità, comunque di avvicinarvisi.
Il suo è stato un lavoro metodico, professionale, di
ricerca di documenti, al fine di trarre delle plausibili conclusioni.
Come ogni buon storico non ha la pretesa di essere
sicuro nei risultati e proprio per questo accompagna il lettore con
l'indicazione del metodo esperito, affinché possa comprendere
come, per effetto della cronica
disorganizzazione italiana e per il tempo trascorso, sia riuscito a giungere
solo a maggiori chiarimenti del fatto, con la certezza però che esistono ancora
tante zone d'ombra; insomma, il frutto di tanta certosina pazienza è solo un po'
di verità, ma non la verità.
Laddove ha elementi di valutazione abbastanza attendibili
e completi riesce a spiegare comportamenti e cause, come nel caso
dell'atteggiamento, che personalmente ho sempre considerato poco chiaro, del
comandante della divisione Acqui, il generale Antonio
Gandin, medaglia d'oro al valor militare alla
memoria, onorificenza forse conferita un po' troppo
frettolosamente.
L'eccidio di Cefalonia fu un atto veramente
criminale, voluto personalmente da Hitler, e tuttavia non ebbe conseguenze per
chi lo attuò, un ulteriore elemento di straordinaria gravità, questa volta
imputabile agli italiani, come la vicenda dell'armadio della vergogna, un
chiaro esempio di ragion di stato o, meglio, di oscuri interessi.
Anche Gandin, che pure aveva
espresso la devozione al Duce e che era molto stimato dai tedeschi, fu passato per le
armi. Fra l'altro sembra che non del tutto estraneo alla sorte della divisione Acqui sia stato anche Mussolini, che da pochissimo liberato
dalla prigionia sul Gran Sasso voleva dimostrare la determinazione necessaria
per riacquistare il potere.
Ma perché fu dato l'ordine di passare per le armi i
soldati italiani a Cefalonia?
Sembrerebbe che la causa dell'eccidio sia stata
proprio il comportamento del generale Gandin, da cui
i tedeschi attendevano la massima collaborazione, alla luce dei suoi precedenti
bellici e della sua fede fascista. In effetti
all'inizio delle trattative per la resa e anche nei giorni immediatamente
precedenti il comportamento del comandante fu consono alle aspettative, ma poi
intervenne qualche cosa (e con tutta probabilità fu l'atteggiamento di buona
parte degli ufficiali e della truppa, che non intendevano cedere le armi, ma
anzi desideravano ricorrervi) che mandò a monte i piani e precisamente fu il
laconico comunicato di Gandin con cui annunciava che
i suoi uomini non volevano arrendersi.
Da lì iniziarono gli scontri, particolarmente
sanguinosi.
Fra l'altro, Gandin rimase
con la sua divisione, pur continuando a manifestare un comportamento ben poco
chiaro, visto che da un lato sparava addosso agli ex alleati e dall'altro
metteva a loro disposizione un'ambulanza con tanto di uomini della sanità.
Insomma, questo generale non seppe decidersi del
tutto se stare con l'ex alleato o combatterlo e inoltre dimostrò agli occhi dei
tedeschi l'incapacità di dominare le proprie truppe, due fattori negativi
contemporanei che portarono alla reazione spropositata.
Questa è la parte migliore e più interessante del
libro, che prosegue poi con il tentativo di dare un numero esatto degli ufficiali
fucilati alla casetta rossa, compito improbo, se non impossibile, e così le
ultime pagine risultano costituite da lunghi elenchi di nominativi, diversi a
seconda di chi provvide a stilarli.
E' la parte meno avvincente, ma d'altra parte ha la
sua valenza storica, perché quelli che morirono là, a Cefalonia, sono stati,
tutti, dei protagonisti della storia ed è quindi giusto, o comunque auspicabile,
sapere quanti e chi furono.
Il libro è di indubbio interesse e quindi la lettura
è sicuramente raccomandabile.
Paolo Paoletti
da 25 anni svolge ricerche
negli archivi italiani ed esteri.
È stato il primo a portare in Italia gli atti delle commissioni d'inchiesta
inglesi e americane sulle stragi naziste che poi hanno portato il procuratore Intelisano a cercare e a trovare
l'"Armadio della Vergogna".
Pubblicazioni:
Firenze: giorni di guerra (Ponte alle Grazie, 1992), con Biscarini
Claudio e Meoni Vittorio 1943-1944:
vicende belliche e Resistenza in terra di Siena (Nie,
1994), Sant'Anna di Stazzema.
1944: la strage impunita (Mursia, 1998), 1944 San Miniato. Tutta la verità sulla strage (Mursia, 2000), I traditi di Cefalonia. La vicenda della divisione Acqui
1943 – 1944 (Frilli, 2003), I traditi di Corfù. Quel tragico settembre 1943 (Frilli, 2003), Firenze agosto 1944. Alleati, tedeschi, C.T.L.N., partigiani e franchi tiratori nel mese più
sanguinoso della storia fiorentina (Agemina, 2004), La strage di Fossoli. 12 luglio 1944 (Mursia,
2004), Il delitto Gentile. Esecutori e
mandanti. Novità, mistificazioni e luoghi comuni (Le Lettere, 2005), Il capitano Apollonio l'eroe di Cefalonia. La manipolazione della storia sulla divisione Acqui
(Frilli, 2006), Cefalonia
1943: una verità inimmaginabile (Franco Angeli,
2007), Volontari armati italiani (Frilli, 2008), Vallucciole:
una strage dimenticata. La vendetta nazista e il silenzio sugli errori
garibaldini nel primo eccidio indiscriminato in Toscana (Le Lettere, 2009).