I fiumi
scendevano a oriente di Leonard Clark – Edizioni TEA
Ho letto in gioventù questo classico
dell'esplorazione e l'ho riletto recentemente con immutato piacere.
In un'epoca, quale quella attuale dove
si inventano miti e leggende, dove la pura fantasia viene
subdolamente spacciata per realtà, il libro di Clark
costituisce, invece, una rappresentazione veritiera, magari un po' romanzata e
anche forse in alcuni passi amplificata, di un mondo che esiste e che la
bramosia dell'uomo tende lentamente a distruggere: la grande foresta del bacino
del Rio delle Amazzoni.
Sulla base di qualche notizia, con
pochi mezzi, e con un solo compagno, questo grande esploratore partì alla
ricerca delle Sette Città di Cibola, il luogo del
mitico Eldorado, che i conquistadores spagnoli non
erano mai riusciti a trovare. In un non meglio identificato luogo a oriente
delle Ande peruviane, nel territorio del Gran Pajonal,
occupato da giungle fitte, da corsi d'acqua imponenti, da indigeni primitivi e
feroci, Clark trovò le antiche rovine, riconoscendo
le tracce del favoloso regno perduto per sempre.
Al di là del risultato, di per sé pregevole, dalla
lettura di questo viaggio di esplorazione emerge la figura dell'uomo, della sua
costanza, della sua audacia, della sua incrollabile fede. Attraverso peripezie,
fra mille pericoli, si riscopre uno spirito di avventura che la moderna
tecnologia ha profondamente modificato, ci si accorge che nel cuore di Clark vibra la stessa passione che ha animato altri grandi
esploratori del passato, quali Colombo, Magellano, Livingstone.
L'autore
Leonard Clark , laureatosi all'Università
di California, è stato uno dei più grandi esploratori del XX Secolo. Viaggiò
moltissimo, soprattutto in Asia e nell'America Meridionale. Durante la seconda
guerra mondiale fu il capo del sistema di spionaggio americano in Cina. Morì
nel 1957, attraversando un fiume, durante un'ennesima
spedizione sudamericana.