Le parrocchie di Regalpetra
di Leonardo Sciascia
Prefazione dell'autore
Adelphi Edizioni
Collana Fabula
Pagg. 195
ISBN 9788845908408
Prezzo € 19,00
Il problema storico
della miseria
Pubblicato nel 1956 dall'editore Laterza, Le parrocchie di Regalpetra non è un romanzo, bensì una saggio che parla dell'ambiente, della gente, della
storia di Racalmuto, paese natio di Sciascia,
denunciando apertamente, senza remore, i problemi ancestrali, ormai
cronicizzati, che affliggono quella località e finendo per estensione con il
caratterizzare qualsiasi unità amministrativa siciliana.
Ma perché allora non intitolarlo Le parrocchie di Racalmuto?
Lo spiega lo stesso autore nella prefazione, precisando Debbo aggiungere che il nome del paese, Regalpetra, contiene due ragioni: la prima, che nelle antiche carte Recalmuto
(cui in parte le cronache del libro si riferiscono) è segnata come Regalmuto; la seconda, che volevo in qualche modo rendere
omaggio a Nino Savarese, autore dei Fatti di Petra.
C'è un ordine logico in queste cronache che non è solo temporale,
ma anche finalizzato a dimostrare appunto quell'Enorme tempo, cristallizzato, che Giuseppe Bonaviri
ha reso perfettamente con il suo omonimo libro.
Si parte così dalla storia del paese, andando indietro di circa
quattro secoli per approdare, abbastanza rapidamente, al periodo intercorrente
fra le due guerre, con gustose rappresentazioni dell'era fascista, ma è
soprattutto il dopoguerra, frutto dell'esperienza diretta, il cardine di tutta
l'opera, con l'acuta osservazione della politica, i cui rappresentanti locali,
dismessa la camicia nera, ora ne indossano di altri colori, ma, si sa, come
l'abito non faccia il monaco.
L'effettiva preoccupazione di Sciascia, però, è il fine stesso
dell'opera e cioè di mostrare le condizioni in cui versavano le classi povere,
con la scarsa e inadeguata paga per il necessario sostentamento, accompagnata
dal rischio insito nel lavoro proprio dei cavatori di sale e degli zolfatari.
Se la descrizione della vita di questi quasi servi della gleba
provoca sdegno nel lettore, Le cronache
scolastiche dello Sciascia maestro sono di quelle che stringono il cuore,
che fanno venire in mente l'infanzia di tanti derelitti descritta già dal Verga
e che nel Cuore di De Amicis risulta sì commovente, ma edulcorata.
Qui la verità cruda è che gli scolari patiscono la fame, soffrono
il freddo, già alla loro età maturano gli espedienti per sopravvivere, vestiti
di stracci, spesso alternando lavori faticosi agli studi, senza un avvenire,
immiseriti fuori e dentro.
Ricordo che siamo negli anni 50 del XX secolo e non nel XVIII o
XIX secolo; l'Italia è uscita dalla guerra impoverita, desiderosa tuttavia di
raggiungere migliori condizioni di vita, ma lì, a Racalmuto
– Regalpetra, si vive solo per morire.
Credetemi, poiché non è un romanzo in cui vien dato spazio alla
fantasia, ma è una cronaca, un'indagine e quindi c'è solo realtà, a leggere
queste pagine si è pervasi da un'intensa commozione e anche da un senso di
vergogna, per noi che ora abbiamo tutto, quando loro invece non avevano niente,
ma solo la fatica di vivere.
Come se Le cronache
scolastiche non fossero sufficienti l'ultimo articolo di questo libro,
intitolato La neve, il Natale è di
quelli che è impossibile dimenticare, perché allargano quella ferita che già si
è aperta in noi. Un inverno rigido, di quelli da tenere a memoria, con tanta
neve e gli scolari vestiti quasi come Arlecchini, perché le mamme rimediano
quello che è possibile trovare per attenuare il senso di freddo, il Natale che
si avvicina, che arriva e il diario di tre di loro su come hanno trascorso la
festività cristiana. Sono stilettate vere e proprie, come
questa: “ Io il giorno di Natale ho
giuocato con i miei cugini e i miei compagni. Avevo vinto duecento lire e quando sono ritornato a casa mio padre me
le ha prese e se ne è andato a divertirsi lui. “.
E' comprensibile quindi l'altra funzione di queste cronache, cioè
l'essere la base, lo spunto per le opere successive di Sciascia, tanto che nel 1967, a proposito di Le
parrocchie di Regalpetra, l'autore scrisse “ Tutti i miei libri in
effetti ne fanno uno. Un libro sulla Sicilia che tocca
i punti dolenti del passato e del presente e che viene ad articolarsi come la
storia di una continua sconfitta della ragione e di coloro che nella sconfitta
furono personalmente travolti e annientati.”.
Questo libro è assolutamente imperdibile.
Leonardo
Sciascia (Racalmuto, 8 gennaio 1921 –
Palermo, 20 novembre 1989). E' stato autore di saggi e romanzi, fra cui: Le parrocchie di Regalpietra
(Laterza, 1956), Il giorno della civetta (Einaudi, 1961),
Il consiglio d'Egitto (Einaudi,
1963), A ciascuno il suo (Einaudi,
1966), Il contesto (Einaudi, 1971), Atti relativi alla morte di Raymond Roussel
(Esse Editrice, 1971), Todo modo (Einaudi, 1974), La scomparsa di Majorana
(Einaudi, 1975), I pugnalatori
(Einaudi, 1976), Candido, ovvero Un sogno
fatto in Sicilia (Einaudi, 1977),
L'affaire Moro (Sellerio, 1978), Il
teatro della memoria (Einaudi, 1981), La
sentenza memorabile (Sellerio, 1982),
Il cavaliere e la morte
(Adelphi, 1988), Una storia semplice (Adelphi,
1989).
Renzo
Montagnoli