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  Racconti  »  Narrativa generica  »  Acqua ferma 05/01/2007
 

                            Acqua ferma

 

 

Vito osservava lo specchio d'acqua immobile, in parte ombreggiato da alcuni salici; la calura del pomeriggio lì non era ancora arrivata e, benché fosse ben presente il lezzo del liquido stagnante e l'inevitabile moltitudine di moscerini e di zanzare, si poteva chiaramente avvertire un senso di refrigerio.

Più osservava la superficie immobile, più si sentiva irresistibilmente attratto dalla stessa; era uno specchio nel quale si rifletteva la sua immagine, immobile anch'essa, come fermata nel tempo.

E la mente vagava a ritroso alla ricerca di tante altre identità che avevano contrassegnato la sua vita; ecco, dapprima sfocata, e poi sempre più nitida, l'immagine di una donna, sua madre, sorridente a un bimbo in fasce, lui stesso.

Come istantanee emergevano figure sopite, ma mai dimenticate, ricordi di un passato accantonati nella memoria per essere fatti riemergere quando era necessario, e ora non era solo necessario, ma indispensabile: il tempo correva e nel giorno della vita sempre più prossima si faceva la sera. Come prolungare la luce, come ritardare il buio, se non ricorrendo alle esperienze trascorse? Con quale forza avrebbe potuto pensare di ricominciare nuovamente, se non partendo dal passato?

Volti diseguali si disegnavano sulla superficie dello stagno, appartenuti o appartenenti a persone che avevano segnato la sua vita: il primo amore, il nonno che troppo presto lo aveva lasciato, quello dell'amico fidato che poi non si era rivelato tale, la moglie defunta, che tanto aveva amato e per la quale ormai provava solo affetto, perché l'amore è tale solo se può essere ricambiato; l'insulso sorriso di una donna che lo aveva tradito, lo sguardo sereno e allegro di suo padre che non poteva più essere replicato dai suoi occhi ormai spenti.

Ad un tratto apparve una figura senza volto che gli tendeva le braccia esili, che invocava la sua presenza: quella del figlio tanto desiderato e mai avuto.

Possibile che nella sua vita ci fosse posto solo per tristezze? No, non erano tristezze, erano le gioie di effimeri momenti che provavano invece che aveva vissuto.

Poi, lentamente prese corpo l'immagine di una donna dai rossi capelli, un'immagine vitale che lo scosse dal torpore; era anch'essa nella sua mente? Sì, sempre era presente; poco a poco era entrata in lui, nella sua vita, come un messaggio di speranza: un misto di dolcezza e di vitalità, il futuro che non avrebbe mai sperato.

“Andiamo, si è fatto tardi” e Vito si volse: lei era lì, accanto a lui, i capelli rossi appena mossi da un refolo di vento. Lo prese sottobraccio, stringendolo a sé. Vito quasi si aggrappò a lei, poi, quando vide il suo sorriso gentile, si ritrasse.

 “Un attimo solo”. Raccolse un sasso e lo gettò nello stagno; l'acqua, non più ferma, fu percorsa da cerchi sempre più larghi.

“Ecco, adesso possiamo, dobbiamo andare” e si incamminarono con passo leggero, mano nella mano.

 

 

 
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