Scrosciava la pioggia, ma Franco sembrava non accorgersene; camminava
spedito, con gli abiti ormai zuppi ed i piedi bagnati. Ogni tanto volgeva lo
sguardo al cielo, cercando un' improbabile schiarita;
erano giorni di maltempo, di continui rovesci, accompagnati da un costante
abbassamento della temperatura, fenomeni più da primo inverno che da mezza
primavera.
Accelerò ulteriormente il
passo, perché la paura di tardare cominciava ad opprimerlo.
“Perché sono uscito senza
l'ombrello?” si chiese, mentre stringeva ancor più forte il mazzo di fiori
ormai sfatti. Si era preparato meticolosamente per quell'incontro:
abiti perfettamente stirati, capelli ben tagliati ed il volto accuratamente
rasato. Ed ora…, ed ora, per un po' di questa maledetta pioggia, tutto era
finito a schifio. Lasciò cadere il mazzo di fiori nel
torrente che aveva ormai invaso la strada e l'acqua si impossessò di quei
petali infradiciati, portandoli via. Franco guardò mestamente la scena, in
preda ad una cupa disperazione per quella sfortuna che lo perseguitava da
tempo.
Scapolo, di bell'aspetto e di buona posizione,
aveva cercato più volte di accasarsi; le opportunità non gli erano mancate, ma
erano tutte terminate in breve volgere di tempo; spesso si chiedeva se era
colpa del suo carattere, di quel voler cercare a tutti i costi la perfezione,
ma non aveva saputo, o voluto, darsi una risposta. Restava il fatto che dopo un po' le donne lo lasciavano, senza
plausibili motivi, forse timorose di un legame duraturo; finiva con il
consolarsi dicendo che in fondo erano state avventure di completa
soddisfazione, ma più passava il tempo, ed il peso degli anni iniziava a farsi
sentire, sentiva crescere in lui il desiderio, la necessità di un'unione più
salda. Il risvegliarsi la mattina solo, in un letto troppo grande, farsi il
caffè ascoltando la voce anonima della radio, il silenzio delle pareti
domestiche, l'unica compagnia miagolante del gatto, gli ingeneravano un senso
di sconforto e rendevano insopportabile quella solitudine un tempo invece tanto
apprezzata.
Ed ecco allora avviare un
nuovo tipo di ricerche, non farsi più avanti con signore già conosciute, anche
se superficialmente. Aveva vergogna ad ammetterlo, ma aveva dovuto affidarsi ad
un'agenzia matrimoniale; schede compilate sul carattere, spesso con indicazioni
non veritiere, alcune fotografie scattate per l'occasione ed il testo del suo
annuncio “Scapolo bella presenza, benestante, anni quaranta (qualcuno in meno
rispetto alla realtà), seriamente intenzionato, cerca donna seria, sincera ed
onesta per iniziale convivenza ed eventuale matrimonio”.
L'annuncio era stato
pubblicato durante l'inverno sul principale quotidiano locale ed era rimasto a
lungo senza riscontro fino agli inizi della primavera, allorché l'agenzia lo
aveva contattato per comunicargli che, forse, si era fatta avanti un'anima
gemella. Si era precipitato subito negli uffici ed aveva potuto prendere
visione della scheda della signora in questione; aveva così appreso che si
trattava di una divorziata di anni trentasei (sarebbe stata la vera età?),
insegnante, casa propria, senza figli, lieve difetto fisico, amante della
natura e dei viaggi. Guardò la fotografia: un'istantanea del solo volto, un
ovale perfetto, un naso appena pronunciato, una bocca socchiusa in un sorriso
rassicurante, due occhi sbarazzini, una cascata di capelli biondi.
“Interessante, molto interessante” pensò e manifestò il desiderio di farne la
conoscenza. Trascorse qualche giorno, poi una sera,
dopo cena, squillò il telefono; sollevò la cornetta e rimase senza parole:
dall'altro capo del fino c'era lei, una voce imbarazzata, ma calda, persuasiva,
di qualcuno che sa ciò che vuole. Fu una conversazione breve,
ma Franco ebbe la netta sensazione che sarebbero seguite altre
telefonate e così avvenne, fino all'ultima con la quale la signora gli propose
di vedersi, di conoscersi meglio.
In preda ad un'emozione
travolgente, Franco ne convenne e così fu fissato l'appuntamento per
le sedici del giorno dopo, in un bar di piazza Scalarini.
“Piazza Scalarini, uno slargo di una stretta via della città
vecchia, qualche abitazione, alcuni negozi, un solo bar; non posso sbagliarmi”
pensava Franco mentre si avvicinava a grandi passi
alla meta.
Girò l'angolo ed infatti ecco piazza Scalarini,
con il suo unico bar, proprio di fronte a lui; guardò l'orologio che segnava le
16,10 ed ebbe il timore di non trovarla, che se ne fosse andata per il ritardo.
Entrò nel locale, dove vi erano
pochi avventori; scrollandosi l'acqua di dosso, diede un'occhiata: eccola,
seduta ad un tavolino, intenta a leggere un giornale. La fissò estasiato: era
più di una bella donna, era la grazia, la simpatia in persona, quanto aveva
sognato e che non avrebbe mai sperato di trovare. La donna si accorse di quello
sguardo e sollevò gli occhi; le labbra si aprirono appena in un sorriso, subito
frenato quando si accorse dello stato pietoso
dell'uomo che le stava dinnanzi.
“Ciao, ma sei tutto
bagnato; sembra che tu sia caduto in un fosso!”
“Sì, purtroppo, il
tempo…” non riuscì a dir altro.
“Devi cambiarti,
altrimenti prendi un malanno, ma come fare?” “Ho trovato, cambiamo il
programma, vieni su in casa mia ad asciugarti, abito vicino” e lo prese per
mano.
Franco era incapace di
parlare, sarebbe sprofondato volentieri per quel suo aspetto di pulcino
bagnato; solo quando uscirono dal bar si accorse che la donna era claudicante e
che portava al piede sinistro una scarpa ortopedica.
Salirono in casa di lei e
Franco dovette spogliarsi in bagno, mettersi un pigiama che doveva essere
appartenuto al precedente marito, un uomo di stazza rispettabile, considerata
la taglia del capo.
E mentre si guardava le
maniche che coprivano abbondantemente le mani, la donna, con un sorriso, gli
confermò che era così e, sottovoce, gli disse “Non era bello come te, ma quando
si ha un difetto come il mio ci si deve accontentare; ecco, penso che ora, dopo
esserti rivestito, te ne andrai e non ti farai più rivedere, come hanno fatto
altri.”
Franco la guardò, vide in
quegli occhi sbarazzini la disperazione della solitudine, la sua stessa
disperazione, e non disse nulla; l'attrasse a sé, appoggiò le labbra sulle sue
e sussurrò “No.”