Irina camminava svelta per non tardare il primo
giorno di lavoro; era arrivata in Italia, dalla lontana
Siberia, solo una settimana prima, chiamata da un'amica, che viveva nel
nostro paese già da alcuni anni e che le aveva prospettato la possibilità di
un'occupazione dignitosa ed abbastanza remunerativa.
Irina aveva accettato;
in Siberia riusciva a malapena ad arrivare alla fine del mese e fra tante
privazioni; quel posto da badante, che le avrebbe consentito di pagarsi
l'alloggio, il vitto, il vestiario e qualche piccolo divertimento l'aveva
attratta irresistibilmente, insieme al desiderio di vedere qualche cosa di
nuovo, e poi, al suo paese, non aveva motivi per restare: vedova da diverso
tempo, senza figli e senza parenti stretti, aveva vissuto per diversi anni in
modo incolore, senza un uomo che le facesse compagnia, senza uno scopo.
Giunta all'angolo della via, girò veloce, ma
impattò un uomo sulla cinquantina, cioè più o meno della sua età. Nel suo
italiano stentato mormorò delle scuse, che probabilmente l'altro non capì;
questi la guardò e le disse semplicemente, ma con voce rassicurante”Mi scusi”.
Irina rimase un attimo stupita e vide gli occhi
dell'uomo, bellissimi, grigi che si riempivano di luce.
Poi affrettò il passo ed arrivò al suo luogo di
lavoro.
Durante la giornata, mentre accudiva un anziano infermo, si sorprese più volte a pensare a quell'uomo e si disse “ L'ho interessato? Gli posso essere
piaciuta? No, non è possibile, sono straniera, sono una donna normalissima,
forse ancora piacente, ma gli anni che porto si vedono tutti.
Chissà se avrò modo di incontrarlo nuovamente?”
Ritornata a casa alla
sera, non fece parola dell'accaduto all'amica, ma stanca si addormentò con il
pensiero rivolto a quell'uomo e le sembrò di essere
meno straniera in un paese ancora a lei sconosciuto.
I giorni passarono, venti, trenta, forse anche di
più ed il ricordo dell'avvenimento, sia pur sempre presente, finì a poco a poco
con lo sfumarsi; la vita era sempre la stessa, vale a dire otto ore al lavoro,
due chiacchiere con l'amica e l'unico elemento di svago finì con l'essere
rappresentato dalla messa settimanale presso la chiesa ortodossa.
Un giorno, in cui le strade erano particolarmente
affollate, ebbe un colpo al cuore perché gli sembrò di rivederlo, ma se era lui
non lo seppe mai, perché l'immagine nel suo cervello, il ricordo era
rappresentato solo da quegli occhi, e la figura fra la folla era purtroppo di
spalle.
Cominciò a pensare di essersi innamorata di un
sogno e che forse era il momento di conoscere, qualora ve ne fosse stata
l'opportunità, qualche uomo, quella compagnia maschile da tanto tempo assente e di cui sentiva sempre più la mancanza.
Con l'amica prese ad andare a ballare e lì di
uomini ce n'erano, ma a lei non andavano mai bene, perché nessuno aveva quegli
occhi splendidi.
Ormai Irina si era rassegnata e smise anche di
uscire con l'amica; stava chiusa in casa, nei momenti di libertà, a ricamare e
ad ascoltare dei dischi di musica classica.
Si
arrivò al giorno di Natale e a malincuore, data la
festività, Irina dovette andare ad assistere l'infermo, nel frattempo
particolarmente aggravatosi.
Faceva freddo e la donna camminava veloce lungo la
strada, ma la temperatura era troppo pungente e decise
che era una buona idea entrare in un bar per bere un caffè caldo.
Si mise a sorseggiare la bevanda bollente, quando
si accorse di essere osservata; si girò e vide che al suo fianco stava un uomo;
il cuore cominciò ad impazzire mentre alzava lo
sguardo per osservare il volto di quella persona e quando arrivò al viso vide
gli occhi di uno stupendo colore grigio.
“ Mi sembra che ci siamo già incontrati” le disse
l'uomo e lei rispose con un “sì” tremante.
“ Mi chiamo Paolo, sono vedovo, purtroppo, e senza
figli e per me il giorno di Natale è il più brutto dell'anno in una casa
vuota”.
“ Irina, mi chiamo Irina, e sono vedova anch'io”
“Le chiedo troppo se questa sera possiamo cenare
insieme?”
“ Ne sarei felice” si sorprese a dire Irina.
Concordato il luogo dell'incontro serale, ognuno se
ne andò per la sua strada. Irina affrettò il passo e si accorse che stava
volando.